2-1 per Memphis sugli Spurs. 2-2 Porland-Dallas. 3-0 i Thunder sui Nuggets e 3-1 con prima vittoria Pacers contro i Bulls. Questi i responsi che le gare di playoff di stanotte hanno portato.
Una prova di forza, una prova di voglia, di concentrazione, una volontà di stravolgere i pronostici e di scrivere un capitolo leggendario della propria storia. I Grizzlies dopo aver conquistato la prima storica vittoria nella post season sul difficile campo di San Antonio, hanno aggiornato l’albo dei record vincendo per la prima volta in casa propria una gara nei playoff. Una W che esalta i tifosi ed inorgoglisce i giocatori, in particolare Zach Randolph, ancora una volta trascinatore dei suoi a dispetto magari di una serata non proprio idilliaca al tiro.
Ma quando quella tripla un pò scriteriata piazzata senza ritmo nel finale ha infilzato la retina, anche il più piccolo dubbio su chi avesse reso possibile scrivere questo pezzo di storia è stato del tutto eliminato. La squadra ha girato bene, e addirittura sulla panchina degli speroni, coach Pop era allibito da alcune imperfezioni difensive dei suoi. Ma a dispetto di questo, i texani hanno comunque giocato bene, a tratti hanno concesso poco e solo l’estro del colpo finale di Randolph li ha annichiliti. Poi l’infortunio a McDyess ed il problema minore al gomito destro per Ginobili, hanno inciso.
Anche in quel di Indiana si è potuto finalmente festeggiare, dopo tre gare combattute, i Pacers trovano lo spiraglio di una vittoria che cancella la paura dello sweep e allunga la serie. In molti in quel di Indiana vivono di pane e basket, lì è quasi una religione e la vittoria riporta entusiasmo attorno ad una franchigia mai abbandonata dai suoi tifosi, ma che non vive grandi momenti ed ha bisogno di una scossa. Dal canto proprio per Chicago, la grande vittoria di questa notte è stata la dimostrazione di veder Rose rientrare senza postumi e preoccupazioni sul parquet, dopo che era stato costretto ad uscire per un problema a seguito di una penetrazione. Una gara che Indiana ha controllato, dopo che l’intensità e la veemenza con cui hanno affrontato fin dall’inizio il match, gli ha consentito di prendere un vantaggio abbastanza consistente.
Nella notte anche Portland ha festeggiato riportando alle menti dei Mavs quei fantasmi mai scacciati del primo turno di playoff nefasto per i texani. A portare in visibilio i tifosi dei Blazers è la “riserva” di lusso, Brandon Roy, quella stella che McMillan ha dovuto ripiegare a panchinaro a causa di un minutaggio che le sue ginocchia malconce non possono sostenere. E proprio per gare e situazioni come queste, che il coach ha vinto questa scommessa. Quando conta e serve veramente, il ragazzo fa la differenza anche se non in forma, e la sua classe lo ha spinto a dominare un finale che altrimenti avrebbe visto annoverare la terza W in favore Mavericks. Infatti Dallas ha dilapidato un vantaggio sostanziosissimo, non ha controllato il match e si è fatta sorprendere.
Chi invece non si fa mai sorprendere sono i Thunder, che hanno anche loro sprecato un vantaggio sostanzioso, ma che sono riusciti ugualmente nel finale a trionfare. Oklahoma ha spinto sull’acceleratore, fino all’ultimo minuto ritrovandosi con 10 punti di margine per poi spegnersi improvvisamente e vedersi rimontare tutto in meno di 50 secondi. JR Smith ha piazzato due triple che hanno rimesso tutto in discussione, ma nel momento di massima foga, con solo un punto da recuperare, Denver ha sbagliato rovinando tutto il buono fatto, gettando alle ortiche il recupero, con una disattenzione da una rimessa laterale, pagata cara con i due punti di Ibaka, che hanno definitivamente chiuso il match.
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