Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

domenica 28 febbraio 2010

MICHAEL JORDAN NUOVO PROPRIETARIO DEGLI CHARLOTTE BOBCATS


Jordan torna prepotentemente a far parlare di sè.

Purtroppo non si tratta di un ennesimo ritorno sul parquet, oramai il tempo ha fatto il suo corso, anche se, forse, Michael qualche giocatore in quella lega lo porterebbe ancora a spasso...

Il figlio di James R. Jordan SR. diventerà il nuovo proprietario degli Charlotte Bobcats assieme ad una sua cordata, succedendo così a Bob Johnson.
Quest'ultimo si è detto molto felice di lasciare il tutto nelle sue mani, per il blasone che si porta dietro e quindi per quello che rappresenta per il basket in genere.

Parole di elogio e soddisfazione che provengono anche da un'altra voce, quella del commissioner della National Basketball Association, David Stern, contento che un ex stella NBA (la più luminosa di tutte) continui a far parte di questo "prodotto" americano.
Lo stesso Stern fra poche ore darà l'ufficialità al tutto.

Jordan così scrive un'altra pagina importante della sua carriera rilevando il team del North Carolina. Proprio da dove tutto era iniziato, proprio nella città dove è cominciata la sua leggenda, quando un giovanotto di diciannove anni segnò allo scadere il tiro del successo nella finale NCAA del 1982 facendo ricordare al mondo quell'evento come "The Shot", il tiro.

sabato 27 febbraio 2010

MR TRIPLE DOUBLE : JASON KIDD

Un vero genio. Un playmaker puro di quelli che non se ne vedono spesso, uno di quelli che vede l'azione formata già nella testa prima di realizzarla, che legge il passaggio giusto anche nelle più difficili situazioni e che anche in difesa sa dire la sua, certo non più come una volta, ma ancora con la tecnica sopperisce alla velocità di piedi che come normale che sia sta lentamente ed inesorabilmente diminuendo. Uno di quelli che preferisce il passaggio al tiro anche in contropiede, che non disdegna mai l'alley-oop quando ne intravede la possibilità.

Un riadattamento offensivo con l'avanzare dell'età lo ha portato a dedicarsi in attacco quasi esclusivamente al tiro da tre che ormai entra con una certa frequenza ma sempre e solo se libero altrimenti la scelta è quella di far girare la palla in maniera sapiente, come ha sempre nel corso degli anni. Una carriera strepitosa abbellita da un altro tocco di classe, una prestazione degna di "Mr triple double", una tripla doppia eccellente arrivata mettendo a referto 19 punti, smistando 17 assist e acchiappando 16 rimbalzi. Tutto questo non contro una squadra cuscinetto come la sua ex New Jersey, ma contro gli Atlanta Hawks, una di quelle squadre che sono in alto ed una prestazione del genere non può che essere decisiva ai fini del risultato, una prestazione che sposta l'inerzia di una gara.

Jason Kidd a 37 anni riesce ancora ad essere incisivo in un campionato perchè il suo gioco non è mai stato costruito sul fisico o sulla velocità pura, ma sulla tecnica, sulla visione molto ampia del gioco, sulle intuizioni e aiutato dalle sue mani fatate che gli permettono passaggi ai più impensabili e che molti non capiscono prima che giunga la palla al destinatario. Quella di stanotte è stata la 104esima tripla doppia (!) ciliegina di una lunga carriera che gli ha regalato il terzo posto assoluto proprio per triple doppie messe a segno (secondo nelle sole gare dei playoff), il secondo posto tra gli assist-man di sempre (preceduto solo da John Stockton, che servirebbe un'altra mezza carriera per raggiungerlo), il quinto posto per palle rubate (diciamo quarto, visto che gliene manca solo uno) e il quarto per rimbalzi tra le guardie.

Chissà se a 40 anni lo vedremo battere il record di Karl Malone del più anziano a realizzare una tripla doppia in NBA, ma a questa impresa per ora Kidd non ci pensa nemmeno.

venerdì 26 febbraio 2010

ILGAUSKAS TORNA AI CLEVELAND CAVALIERS ? THABEET IN D-LEAGUE


E' appena iniziata la telenovela Ilgauskas. Il centrone di 7.3 piedi (2 metri e 19 circa) dopo essere arrivato nella capitale degli U.S.A. in seguito alla trade che ha visto Jamison approdare nell'Ohio, è stato rilasciato da Washington con un buyout, voce che già circolava negli scorsi giorni ma che ha trovato conferma solo nelle ultime ore. In tal modo i Wizards aumentano di molto il loro spazio salariale nel prossimo mercato dei free agents.

In realtà forse di telenevola non si dovrebbe parlare perchè il tutto ha le sembianze di una manovra orchestrata fin dall'inizio per fare in modo che Z tornasse a casa, cioè a Cleveland, dove troverebbe di certo tutti pronti ad accoglierlo con gioia; "Io so che a lui farebbe piacere tornare qui. A me farebbe piacere se ritorna, specialmente ora mentre noi siamo contendenti per il titolo", sono le parole di James in merito ad un eventuale ritorno del suo ex compagno di squadra.


Certamente se il lituano dovesse far ritorno ai Cavs, Cleveland già di per sè molto competitiva sotto le plance, sarebbe inarrestabile nel pitturato, perchè Shaq ha dimostrato di saperci ancora fare contro gente come Howard, Jamison è esattamente il lungo che volevano che apre le difese e smista il traffico sotto le plance, Hickson è un giovane decisamente futuribile ma che ha già ben figurato anche offensivamente (anche se nei playoff con probabilità il suo minutaggio ampio scomparirà) ed hanno il lottatore Varejao, che sta attraversando il suo miglior momento in carriera, quindi tornasse anche Ilgauskas, la lotta sotto i tabelloni sarà un dominio Cavs, anche perchè c'è anche un certo James che se vuole può spaziare nel ruolo di ala grande comodamente e creare mismatch in velocità spaventosi.

Le altre franchigie lo sanno molto bene e per questo per accappararsi i servigi dell'ex Washington si sono mossi anche altri team : Atlanta, Dallas e Denver, non a caso gente che ambisce a traguardi alti nei playoff sapendo benissimo che uno così con la sua esperienza aiuterebbe e non poco nelle ambizioni.

La sensazione è che comunque Z tornerà sotto l'ala di Mike Brown, ma per farlo dovrà aspettare 30 giorni come le regole NBA vogliono.

Chiudiamo con un'interessante notizia. Thabeet, l'acerba seconda scelta assoluta di Memphis è stata mandata in D-League a crescere il suo gioco, un record per l'NBA perchè mai una scelta così alta nel draft era andata nella lega di sviluppo, il record appena battuto apparteneva a Webster che era stato scelto con la sesta chiamata.

mercoledì 24 febbraio 2010

RUDY FERNANDEZ VUOLE ANDARSENE

Oltre al danno anche la beffa, è quello che starà pensando Rudy Fernandez l'atletico tiratore spagnolo dei Portland Trail Blazers che da poco è rientrato da un brutto infortunio che lo ha tenuto a lungo fuori dai campi di gioco.
Con l'esplosione di Martell Webster ed il ritorno in campo dell'altra ala infortunata, lo specialista difensivo Nicholas Batum, lo spazio sul parquet e le responsabilità offensive per l'ex Joventud sono calate, cosa che non è piaciuta all'ala piccola di scuola europea.

La sua grande qualità di aprire le difese e la sua attitudine a coprire bene le corsie, sono caratteristiche che anche Webster sta dimostrando di possedere e di sfruttare con una certa regolarità, mentre Batum è necessario in campo perchè mantiene molto bene sotto controllo l'esterno avversario più forte, combinando questa qualità a buone caratteristiche offensive.

Fernandez è comunque un ottimo giocatore che sa di valere più di 7 o 8 tiri a partita e quindi ha tranquillamente fatto intendere che se le cose non cambiassero, pur di giocare con continuità, e pur di avere maggiori responsabilità, potrebbe cambiare aria e tornare forse addirittura in Europa.
L'idea suggestiva è stata proposta da un certo Florentino Perez, che gestisce sia la squadra calcistica della città che quella cestistica, e lo vorrebbe ingaggiare per il suo Real Madrid al fine di trasformarlo nell'icona del team e nel giocatore chiave e fondamentale.

Non male come proposta e Rudy sicuramente è molto suggestionato all'idea di tornare ad essere la prima punta di diamante e il leader di un gruppo che comunque è molto forte già di suo. Certo dall'altro lato c'è il fascino dell'NBA e i ricchissimi contratti che solo le franchigie americane offrono. E' tutto da vedere ma la sensazione è che i Trail Blazers conoscano l'utilità del giocatore e se assegnargli qualche tiro in più a gara e trovare lo spazio per farlo giocare altri 2-3 minuti significa tenerselo, probabilmente l'ala verrà accontentata.

martedì 23 febbraio 2010

LE MIGLIORI E LE PEGGIORI SQUADRE NBA DELLA SETTIMANA 14

Dopo una settiamna d'assenza dovuta all'All Star Game, eccoci tornati al consueto appuntamento sulle migliori e peggiori squadre della settimana.

Migliori :

3. Orlando Magic :

Non vengono da grandiosi risultati e da vittorie clamorose contro squadre blasonate, almeno non fino all'ultima partita disputata, quella di domenica sera, dove hanno sconfitto i Cavs. E' vero Cleveland aveva all'attivo 2 vittorie su 2 contro i Magic, ma la prestazione di Orlando ha messo in luce alcune cose importanti che non vanno sottovalutate. In una gara punto a punto decisa solo dalla maggiore cinicità, un Vince Carter che prima degli spiccioli finali di gara non aveva fatto praticamente nulla ha elevato il suo gioco ed è sembrato immarcabile. I Cavs non hanno trovato contromisure in fretta ed hanno perso la gara. Inoltre è vero che Shaq ha vinto il duello sotto le plance contro Howard insegnandogli ancora qualcosina sull'uso del corpo in post basso ed ha mandato a spasso Gortat, ma comunque ciò non è bastato a Cleveland per vincere, e ciò è abbastanza importante in quanto si pensava che arginato il centrone di Orlando ci si incamminava verso la strada della vittoria...non è stato così. I playoff sono un'altra storia si vedrà. Intanto vi regaliamo questo video preso da NBA.com su un tiro incredibile di Carter:

http://www.nba.com/magic/video/2010/02/23/022310cartershotm4v-1238735/index.html

2. Dallas Mavericks :

Di re nel mercato appena concluso ce ne sono pochi e Dallas fa parte ampiamente di questa schiera. Già solo per le acquisizioni che ha fatto dovrebbe stare in questa piazza (ma in questa classifica non conta molto), perchè ha colmato quei vuoti che aveva (vedi soprattutto la sezione lunghi dei Mavs...) divenendo ora una seria candidata al titolo. A fare da scia al momento, arrivano 4 vittorie consecutive che seppur significative a metà, in quanto Miami ed Indiana non sono test significativamente accettabili ma Orlando e Phoenix, si. Haywood si sta dimostrando quello che conoscevamo pre infortuni, mentre su Butler c'è poco da dire, se ingrana, la squadra è decisamente un'outsider.

1. Oklahoma City Thunders :

Largo ai giovani. Quel genio di Sam Presti ha messo su un pacco di giocatori potenzialmente
devastanti e questo si sa già fin troppo bene da molto tempo ormai, ma ora finalmente stanno maturando i frutti sperati. Durant sta giocando da MVP, oramai non si sente a casa se non fa una prestazione da oltre 25 punti a gara; Russell Westbrook è la degna spalla che ogni campione ha, quella che ti porta a vincere qualcosa di importante perchè senza non si vince un granchè; ed un lungo, Jeff Green, ancora da sgrezzare un pò, ma che sta crescendo vistosamente e che allarga il campo e le difese avversarie con il suo tiro da tre. Il tutto con un salary cap leggerissimo, ma crediamo che Presti non punterà a James e compagni ma cercherà qualche "comprimario" giusto per non ledere l'alchimia di squadra. Intanto si godono le nove vittorie (striscia aperta) filate.

Peggiori :

3. Sacramento Kings :

Anche se finalmente i Kings si sono mossi ed hanno ceduto quello che apparentemente sembrava essere il problema di questi nuovi Sacramento, cioè Kevin Martin, la squadra della California non è riuscita a prendere alcun giocatore al pari della stella ceduta. Bel colpo quello di Landry, il 4 utilissimo per la franchigia che aumenta il settore lunghi e permette cambiamenti tattici che ora sono maggiormente variegati potendo spostare anche Thompson centro; ma obiettivamente col cedere Martin si sperava anche in qualcosa di più, staremo a vedere se la squadra gira anche così, intanto la franchigia è in un vortice di quattro sconfitte consecutive.

2. Minnesota Timberwolves :

Passato il mercato, nulla è cambiato in quel di Minnesota, il gruppo è rimasto lo stesso e conseguentemente neanche i risultati sono variati. Dopo aver battuto Dallas e Memphis si credeva che qualcosa nell'ambiente stava migliorando, il cambio tattico con Love sesto uomo per non pestarsi i piedi con Jefferson si pensava stesse ingranando ma poi sono arrivate sei sconfitte di fila che hanno rimandato i T-Wolves nel baratro, alcune contro team abbordabili quali i Bulls,Washington, Detroit e Philadelphia. Almeno i giovani stanno facendo esperienza e forse è proprio quello che si vuole da questa stagione...

1. New York Knicks :

Squadra che va a periodi, o tutto nero o tutto bianco, non riesce a trovare una stabilità. Se qui si premiasse l'abilità di mercato, New York sarebbe la migliore, è riuscita a liberarsi del pesante contratto di Jeffries, si è presa T-Mac coll'intenzione di guadagnare a fine annata altri $23 milioni di salary per i free agents 2010 e forse troverà una buonauscita con Curry. Inoltre hanno preso House per Robinson per la costanza di prestazioni che quest'ultimo dà. Ma qui si analizzano le gare ed i Knicks stanno subendo parecchio, hanno nel groppone 7 risultati negativi filati ed un'incostanza offensiva notevole. Solo Lee e Tracy sembrano dare qualcosa alla squadra, troppo poco.(in alto foto zimbio.com)

ALLEN IVERSON LASCIA I 76ERS ?

Sembrava aver trovato finalmente una nuova stabilità, un nuovo equilibrio, era tornato nella sua vera casa, nella sua arena, e lo ha fatto per restarci, per ritrovare il suo gioco, il suo spirito guerriero, la sua voglia di dare spettacolo e la sua fame di vittoria.
Le lacrime al rientro, le dichiarazioni d'amore e l'accoglienza che il Wachovia Center può riservare solo a lui per quello che ha dato ai tifosi e all'NBA in generale.

Sembravano tutti risolti i problemi che lo stavano portando ad abbandonare, a chiudere una grande carriera non nel modo che voleva lui, da titolare che non si arrende mai e che continua a sfornare giocate mozzafiato per allietare il pubblico, ma soprattutto per condurlo a canestro anche quando sembra impossibile vuoi per una difesa chiusa a riccio vuoi per il fisico che paia non essere adatto a subire i contatti.

Ma le tribolazioni che accompagnano Allen Iverson non lo vogliono abbandonare, ed ora più che mai mentre si sta ricostruendo un' identità di gioco (che lo riporta ad essere importante per la propria squadra) ritornano a farsi sentire, mai stanche di staccarsi da questo campione.
La malattia della figlia di quattro anni (Messiah) finora non la si considerava grave e il fatto che Iverson si fosse diretto a casa saltando alcune partite è stato giustamente letto come un atteggiamento paterno per essere utile alla famiglia in qualsiasi caso di necessità, ma nulla di più. Invece anche se A.I non vuole dire la natura della malattia della bambina, si è intuito che il problema è più grave di quello che si era pensato e Allen ha chiesto ed avuto il permesso di assentarsi nuovamente per altri giorni per poter continuare a stare vicino alla famiglia.

Non è assolutamente ancora niente di ufficiale ma la dirigenza dei Sixers sta pensando seriamente di sciogliere il contratto con il giocatore, non per mancanza di rispetto verso la vicenda ma per il fatto che se la situazione continuasse così non sarebbe utile alla società un giocatore in rosa che non può aiutare la squadra sul parquet e che comunque lascerebbe alla play-guard tutto il tempo per non allontanarsi dalla figlia.

Per ora tutto è in stallo, ci sia augura che la faccenda si risolva per il meglio e che la stella originaria di Hampton non debba mettere la parola fine alla sua "rinascita" chiudendo qui la sua avventura.

domenica 21 febbraio 2010

GIOCATORI-SORPRESA DELLA STAGIONE NBA PARTE 3 : DARREN COLLISON

Che di rookie straordinari nel ruolo di play-guard ce ne era più di uno lo si sapeva fin da inizio anno. Con un Brandon Jennings che sta stupendo e ha fatto ricredere gli scettici, con un Tyreke Evans che sta sfornando prestazioni da 20 punti 5 assist e 5 rimbalzi di media, roba da Lebron James al suo primo anno, con uno Stephen Curry che sul parquet (specialmente con il gioco di Don Nelson) sa starci e molto bene e con un Ty Lawson che il suo ruolo in squadra lo svolge a dovere, il draft non ha tradito le attese.

Ma che oltre a questi ne sbocciasse nell'immediato un altro, i più non lo avevano previsto, uno chiamato ad inizio stagione semplicemente per amministare, per i pochi minuti che gli sarebbero stati concessi, la squadra che lo ha scelto limitandosi a tenere bene il campo per lasciar riposare il play titolare. Neanche lo staff che lo ha selezionato alla 21esima scelta probabilmente si aspettava di trovarsi tra le mani un giocatore che oltre a gestire estemporaneamente alcuni possessi, sapesse sostituire egregiamente un certo Chris Paul tenendo alto il livello degli Hornets anche senza la sua indiscussa stella.

Infortunatosi CP3 è toccato a lui, Darren Collison, prendere le redini e far girare sapientemente la franchigia di New Orleans. Velocissimo e molto agile, abile a sgusciare in penetrazione tra le maglie avversarie e faticatore in difesa, è riuscito subito a far valere le sue doti portando grandi benefici al team che ora può contare anche su di lui in cabina di regia. Gran visione di gioco, attitudine a passare la palla preferendo questo gesto all'azione individuale e rapidità nel rubare i palloni, sono le capacità che meglio rappresentano questo ragazzo ex Bruins (UCLA).

Ma anche le tante palle perse, le scelte di passaggio azzardate e il tiro da fuori non affidabile sono caratteristiche che gli appartengono, problemi che però ovviamente, essendo una matricola, megliorerà con il tempo e con l'esperienza soprattutto grazie ai sapienti insegnamenti che uno come Paul può dargli. Cose che non si possono insegnare però sono il talento e la visione, doti che Darren Collison possiede e che gli permetteno sera dopo sera di dimostare il suo valore, come nella partita contro Indiana dove a fine match i tabellini hanno mostrato una tripla doppia da 18 punti 13 rimbalzi e 12 assist, non una prestazione per chiunque, anche se contro i Pacers, che è stata preceduta da partite eccellenti da ventello e passa e quasi 10 assist contro ben altri avversari (Boston e Utah).

Che New Orleans avrebbe preferito scoprire in un altro ruolo un degno compagno che affiancasse Paul e West è certo, ma trovarsi comunque in casa un giovane dalle belle prospettive e che sa stare al suo posto senza eccedere nei comportamenti nè tantomeno con le richieste, è una perla che gli Hornets si tengono stretta specialmente se coach Bower volesse provare a far giocare la squadra con due play provando un diverso assetto tattico. Nel team infatti non c'è nessuno che si meriti un posto garantito ed assicurato accanto a Paul nel ruolo di guardia tiratrice.

Attendiamo la sua crescita sperando che sappia mantenere alto il rendimento anche al ritorno di super Chris.

sabato 20 febbraio 2010

MERCATO NBA : L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA, GLI SCAMBI FALLITI

LeBron James starà gioiendo per l'arrivo della famosa ala grande che aprisse le difese e le portasse a spasso sul perimetro, così da avere manovra facilitata in attacco (non che gli servisse, ma alla squadra in genere, si). I Cavs sono riusciti nella loro manovra ed hanno ottenuto quel che volevano, al pari di quel tanto chiaccherato probabile approdo di Stoudemire, poi mancato, che per catteristiche tecniche forse era meno utile alla causa Cleveland.

Stoudemire, appunto. A lungo seguito da molteplici squadre, già dalla scorsa estate è stato dato come sicuro partente ma non ha trovato una sistemazione diversa e resterà ancora a Phoenix (mica male comunque, dove c'è un certo Steve che "un pò" ti facilita le cose...) per qualche mese.
Si era vociferato di un interesse di Miami nelle ore finali della trade deadline, salvo poi rimandare tutto a fine campionato.

Ma non solo Amar'e è rimasto "sedentario", ci sono anche altre trattative che non sono andate in porto e sono state oscurate ovviamente da quelle che invece hanno raggiunto la terraferma. Vogliamo dunque offrirvi una chiave di lettura diversa dalle altre, citarvi quelli che sono stati gli scambi falliti o semplicemente rimandati ad una data futura ancora da definire.


Il caso più eclatante, che ha una storia simile a quella del lungo dell'Arizona, è quello di Boozer. Lo sviluppo eccellente di Millsap nella scorsa stagione aveva fatto pensare ad impacchettare C-Booz e spedirlo in un'altra franchigia per rinforzare le ben altre lacune della squadra (ad esempio una più profonda panchina ed un bel perimetrale). Durante l'estate però non si è arrivati a nulla, ma negli ultimi minuti del 18 Febbraio quegli stessi Heat che cercavano con insistenza Amar'e si erano lanciati su Carlos, un pò per aiutare Wade a scegliere di restare, un pò per incrementare la loro forza nei playoff. Ma come qualche mese prima, non è stato raggiunto alcun accordo ed è sfumato tutto.



Una notizia che è passata in sordina è stato il tentativo di Memphis di portarsi a casa Monta Ellis, la giovane guardia dei Warriors era l'obiettivo primario dei Grizzlies che avevano offerto sul piatto O.J.Mayo, Thabeet ed Haddadi per l'eventualità di rientrare col salary cap se aumentavano i giocatori coinvolti. Il no secco della dirigenza di Golden State ha chiuso in fretta la pratica. Chissà se questo scambio avrebbe veramente fatto del bene all'alchimia di Randolph e compagni soprattutto per la fase offensiva dove Ellis (giustamente dato che gli entrano...) tende ad accentrare abbastanza il gioco su di sè, caratteristica non nuova per i Grizzlies.

Pratiche chiuse del tutto oppure solo lasciate impolverire per poi ripescarle fra qualche mese?

Chiudiamo segnalandovi che Cardinal, appena approdato a New York, è stato già tagliato e così il salary dei Knicks si abbassa ulteriormente.
Sempre nella Grande Mela, T-Mac ha già dichiarato amore alla nuova franchigia esprimando il desiderio di proseguire a giocare lì ed essere disposto ad abbassarsi lo stipendio pur di perseguire il suo scopo (eh bè 23 milioni...), staremo a vedere.

venerdì 19 febbraio 2010

MERCATO NBA : TUTTI GLI ALTRI SCAMBI

Il 18 Febbraio ormai è passato e dunque la trade deadline è scivolata via, nessun'altra trattativa sarà più registrata ed ultimata da qui a fine annata. Però si è fatta sentire, ha avuto ottimi cestisti come protagonisti, ma non solo, perchè dietro al passaggio di Jamison, Martin, McGrady e compagnia (vedi post precedenti) si sono sviluppati altri scambi, sicuramente con meno fascino, apparentemente, almeno sul piano mediatico, ma comunque di notevole importanza per i team coinvolti che cambieranno un pò gli equilibri di squadra.

Qui di seguito ve li riportiamo:

I Chicago Bulls cedono Tyrus Thomas a Charlotte in cambio di "Flip" Murray ed Acie Law. I Bulls a seguito dell'esplosione del rookie Taj Gibson hanno preferito cedere il pariruolo Thomas che aveva perso i gradi da titolare in seguito ad un infortunio che lo aveva fatto rimanere fuori per un pò. Chicago ha così scoperto Taj ed hanno deciso di puntare su di lui (spiegazione tecnica anche se il motivo appare sempre quello di liberare spazio salariale per il 2010). Ora Charlotte si prepara per i playoff rafforzandosi ulteriormente, aggiungendo un ottimo ricambio a Diaw oppure può affiancarlo in un quintetto piccolo. Chicago invece aggiunge un buon realizzatore, Murray, che toglie del peso su Derrick Rose in fase offensiva.

Sempre Chicago manda Salmons a Milwaukee in cambio di Joe Alexander e Hakim Warrick (sembra anche questa una mossa per alleggerire il salary cap). I Bucks dopo aver perso per l'ennesima volta Redd per l'intera stagione hanno optato per Salmons come vice, per cercare di agguantare la post-season o per lo meno per concludere in maniera più dignitosa il finale di stagione. I Bulls prendono due elementi che sopperiscono al ceduto Thomas, ma che a differenza di quest'ultimo non richiedono grossi minuti d' impiego nè tanto meno il posto in quintetto.

Utah cede i diritti su Ronnie Brewer a Memphis in cambio di una prima scelta futura al draft. La mossa dei Grizzlies è decisamente migliore rispetto alla pubblicità fatta per questa trade, a Memphis serviva un ricambio per O.J.Mayo e all'occorrenza anche per Rudy Gay se si schiererà un quintetto che corre. Così ora i Grizzlies hanno anche una buona panchina nel settore guardie, oltre ad essere discretamente coperti negli altri settori (almeno potenzialmente).

Darko Milicic lascia New York e probabilmente l'NBA a fine stagione (dopo le sue ultime dichiarazioni rilasciate in merito al suo rapporto con questo campionato) e si accasa per quest'ultima parte di regular season a Minnesota in cambio di Brian Cardinal.

Theo Ratliff va ai Bobcats in cambio di una seconda scelta futura per gli Spurs (molto bravi a saperle sfruttare, vedi Ginobili e Blair).
Sempre per una seconda scelta, Mcguire passa da Washington a Sacramento, mentre Francisco Elson e Jodie Meeks si accasano a Philadelphia che danno ai Bucks Brezec ed Ivey.

giovedì 18 febbraio 2010

TRACY MCGRADY VA AI NEW YORK KNICKS ; NATE ROBINSON SI ACCASA A BOSTON

Nel post precedente la notizia del passaggio di McGrady ai Kings è stato solo un ricco antipasto in attesa della portata principale ovvero il passaggio del suddetto alla corte di D'Antoni. I Knicks hanno perseguito il loro obiettivo e sono riusciti a portare a termine la trattativa in un tempo lampo, cosa che ha lasciato intendere un pre-accordo tra le tre parti. Tre parti perchè nella trattativa tra Kings e Knicks è entrata la stessa Houston alla quale New York ha ceduto Jared Jeffries e Jordan Hill. La franchigia della Grande Mela si libera così di uno dei giocatori più deludenti finora di questo draft e di un contratto oneroso come quello di Jeffries che sarebbe scaduto non questa estate ma la prossima.


Ma andiamo con ordine.


New York nel computo ha guadagnato Tracy McGrady e Sergio Rodriguez da Sacramento, i Rockets hanno acquisito Kevin Martin ed Hilton Armstrong sempre da Sacramento più Jared Jeffries, Jordan Hill e due prime scelte 2011 e 2012 da New York; Sacramento invece ottiene Carl Landry e Joey Dorsey da Houston e Larry Hughes dai Knicks.


Analizzare gli scambi di Donnie Walsh sarebbe inutile quanto chiaro, l'unica spiegazione ovvia delle mosse del GM è dettata dal potere incredibile del salary cap (o meglio il potere di Lebron James) mentre invece Houston si ritrova tra le mani oltre a Kevin Martin una somma di lunghi dal quale si spera ne emerga almeno uno che porti seri benefici alla squadra, anche perchè le scelte con ogni probabilità saranno molto alte visto che i Knicks diverranno una potenza l'anno prossimo, il tutto a spese di un ottimo Landry che andrà a rinforzare Sacramento. Quest'ultima tenterà anche di rispolverare Larry Hughes ed aggiungere così un altro piccolo rinforzo alla panchina.


Intanto i dirigenti dei Knicks hanno fatto gli straordinari e si sono mossi anche su di un altro fronte cedendo (ormai è praticamente ufficiale) Nate Robinson ai Celtics in cambio del sempre eccellente Eddie House e di Bill Walker e JR Giddens, quest'ultimi aggiunti per quadrare il bilancio del salary. Strana trade per Boston che lascia andare uno dei pezzi più importanti della panchina in cambio di un giocatore si spettacolare ma anche imprevedibile. Certo è che se coach Doc Rivers inserisce bene nella rotazione la funambolica guardia tre volte "re delle schiacciate", il guadagno in termini di talento porterà Boston ad avere un' arma in più nella corsa al titolo.

ANTWAN JAMISON AI CAVALIERS ; TRACY MCGRADY A SACRAMENTO PER KEVIN MARTIN

Il mercato di febbraio ha regalato grandi sorprese e a cavallo della chiusura delle trattative altre due maxi trade sono andate in porto, due scambi che coinvolgono giocatori di altissimo livello.

Finalmente il tira e molla della vicenda McGrady-Houston si è concluso con il più probabile dei finali: la cessione di quest'ultimo. Era ormai cosa scontata che l'ex stella di Houston avrebbe cambiato aria e che lo avrebbe fatto prima della deadline che chiude le trattative piuttosto che a giugno perchè molte squadre erano interessate al suo contratto in scadenza, il più alto della lega, e che quindi a fine stagione libera uno spazio enorme nel salary cap.

A vincere l'asta che si era affannata in questi giorni non sono stati i New York Knicks o i Chicago Bulls come pronosticato dall maggior parte dei giornalisti, ma bensì l'outsider, i Sacramento Kings, che di nascosto hanno intavolato una trade spettacolare che in un solo colpo gli permette di prendere il tanto agognato contratto di T-Mac, un ottimo giovane (in linea con la filosofia societaria) ovvero Carl Landry e di liberarsi di Kevin Martin che sembrava essere incompatibile con Tyreke Evans.

A Sacramento arrivano poi anche Joey Dorsey e cash. Dall'altra parte in Texas approdano come detto Kevin Martin che diventerà da subito la bocca da fuoco da affiancare a Brooks tra gli esterni, un buon play Sergio Rodriguez, Hilton Harmstrong e Kenny Thomas che aiuteranno i Rockets nelle rotazioni dei lunghi.

Con questa trade le aspettative delle due squadre saranno molto più alte in funzione della prossima stagione, se McGrady risorge Sacramento può provare a rifirmarlo a cifre più basse oppure lo lascierà andare e prenderà qualche giocatore di livello dai free agent da affiancare a Evans e ai tanti altri giovani dalle belle speranze. Altro scenario è la partenza immediata di Tracy McGrady ai Knicks in una trattativa dell'ultim'ora che i dirigenti di New York stanno cercando in tutti i modi di intavolare.

Houston invece si ritrova con una guardia da ventello a partita e una serie di buoni comprimari che aiuteranno ad allungare la panchina soprattuto se entreranno bene nel meccanismo di coach Adelman.

L'altra grande trade che si è chiusa ieri è una di quelle che sono destinate a cambiare gli equilibri dell'annata spingendo prepotentemente gli interessati i Cleveland Cavaliers verso il tanto sperato titolo prima che James abbia la facoltà di scegliersi il futuro. La franchigia dell'Ohio dopo aver più volte chiaramete detto di volere una ala grande che sappia anche tirare da fuori ha preso uno dei suoi obiettivi dichiarati Antawn Jamison, un grande nel suo ruolo che sa sia muoversi molto bene vicino canestro sia allargarsi e giocare a diversi metri dal cesto.

Per prenderlo i Cavs hanno dovuto ingeniarsi una trade a tre che ha coinvolto anche i Clippers.
In definitiva a Cleveland arrivano sia Jamison che Telfair, il primo dai Wizards ed il secondo dai Clips, a Los Angeles si trasferisce Drew Gooden appena arrivato nella capitale e subito spedito altrove e che sarà utile nella rotazione dei lunghi losangelini fino a fine stagione (visto che hanno appena perso Camby), mentre ai Wizards arrivano Al Thornton, il lituano Ilgauskas, una prossima prima scelta al draft (quella dei Cavaliers) e i diritti di Emir Preldzic scelto lo scorso anno dai Cavs.

Una trade bomba ben intavolata dalla dirigenza dei Cavs che offrono a Brown una squadra competitiva più che mai, forte in ogni reparto, senza veri punti deboli, e costruita per puntare in alto e chissà se non per provare a convincere LeBron a restare.

martedì 16 febbraio 2010

MERCATO NBA : MARCUS CAMBY ORA E' DEI PORTLAND TRAIL BLAZERS

Pochi, pochissimi, dopo aver visto Oden rompersi ancora una volta per l'intera stagione ed aver visto il forfait anche del suo ricambio di lusso,Przbylla, credevano che nell'agguerrita corsa ai playoff ad Ovest ci fosse ancora spazio per Portland, perchè seppur rimane una squadra dall'eccellente potenziale, non aveva più abbastanza peso sotto le plance. Il tutto evitando di accennare anche ad altri illustri nomi presenti nella lista dei non adoperabili, dato che che è stato già detto a tempo debito.

Più volte in questa sede abbiamo elargito encomi all'immenso lavoro di coach McMillan, (sicuro coach of the year se si evitasse di guardare solo ai record di squadra), uno di quelli che ha creduto che si potesse far bene anche in questo stato e grazie a lui ed ai giocatori che lo hanno seguito, ora i Trail Blazers sono in piena competizione per la post-season.

Quell' "immortale" 37enne (sul campo si intende), diligente lavoratore e con tanta esperienza alle spalle, Juwan Howard, ha fatto benissimo nel suo nuovo ruolo coi gradi da titolare, come non ha demeritato il giovanissimo Pendergraph, ma ora che la fine della stagione è vicina, il team dell'Oregon si è convinto, crede lo stesso nella stagione ed ha deciso di muoversi alla ricerca di un centro che potesse tenere il campo per molti minuti e che non sia accentratore di gioco ed ingombrante per quando torneranno i due infortunati.

Descrizione che calza a pennello per Camby, un altro che di NBA ne ha vissuta eccome e che può essere decisivo nei playoff per la sua esperienza, uno di quelli che farà solo bene ad Oden quando questi tornerà, per i vari consigli che può dargli, così come già fa il buon Juwan Howard.

Così, sfruttata la volontà di Camby di voler cambiare casacca per gareggiare per traguardi più avvicenti, Portland ha intavolato una trade che ha portato l'ex Nuggets (e quanto Anthony avrebbe voluto che ritornasse) alla corte di Roy e compagnia ed in cambio i Trail Blazers hanno ceduto i diritti su Outlaw e Blake più $3 milioni cash.

Due addii sofferti perchè nell'Oregon conoscono benissimo l'importanza che i due giocatori avevano nell'alchimia di squadra (almeno così era per Travis prima dell'infortunio), andando a sfatare il mito della cessione chiaccherata di Andre Miller, ora solidamente al comando in regia.

McMillan ora ha finalmente il suo centro col vizio della doppia cifra nella casella rimbalzi e i Clippers si portano a casa un ricambio per il Barone ed un'ottima aggiunta tra le ali, anche se la scelta di lasciare andare Camby è stata più per accontentare il volere del suddetto che per motivi tattici.
Per liberare un posto in modo da poter "accogliere" i due nuovi arrivati, i Clippers hanno tagliato Ricky Davis.

lunedì 15 febbraio 2010

ECCO L'ALL STAR GAME NBA 2010

Con la gara delle stelle avvenuta questa notte si è consumato un altro anno di All Star Weekend, e come era prevedibile la partita non ha tradito le attese. Ovviamente si parla di bello spettacolo e di attese non tradite per chi è già conscio che non sta andando a vedere una partita tesa con agonismo esuberante da ogni singolo in campo, gioco di squadra oliato e circolazione della palla maniacale, bensì assenza di difesa schierata, esaltazione dell'atletismo, delle doti individuali e di puro intrattenimento cestistico con barlumi di saggi di tecnica del basket perchè alcuni di loro proprio non possono resistere dallo sfoderarli.

Su questa base si è svolto l'All Star Game davanti a 108.713 spettatori paganti che riempivano la nuova arena a pochi km di distanza da Dallas: il Cowboys Stadium di Arlington. Cifra pazzesca, da record per questa competizione NBA, che mai aveva registrato un valore così elevato.
Il tutto nonostante le mancanze di nomi illustri quali Bryant su tutti, ma anche Chris Paul, Brandon Roy ed Allen Iverson. Assenze che se da un lato lasciano l'amaro in bocca dall'altro rendono anche merito e giustizia a due cestisti che meritavano questa chiamata tanto quanto gli altri presenti: David Lee e Jason Kidd e che permettono all'idolo di casa, nonchè appena vincitore dell'Haier Shooting Stars, Dirk Nowitzki, di poter mettere piede in campo dal primo minuto e segnare il primo canestro della gara, nel frastuono di appalusi ed ovazioni dello stadio.
(Gli idoli di casa: Kidd e Nowitzki; foto blacksportsonline.com)

Vedendo un certo Dwight Howard, non certo un tiratore, infilare la retina avversaria con un tiro da oltre l'arco (!), un Bosh smazzare assist anche spettacolari (come il dietro schiena per Rose), non propriamente tra le sue priorità a Toronto, un Wade effettuare un auto alley-oop, si fa fatica a credere che la partita sia equilibrata in ogni quarto e tirata fino alla fine.

E allora ecco che negli ultimi 5 minuti si comincia a difendere per davvero perchè nessuno vuole perdere neanche qui (come dice ai microfoni nell'intervallo del primo tempo Carmelo Anthony, il vero anti-Est di questa gara). Al termine della "disputa" trionfa l'Est 141-139, e l'MVP va a Dwyane Wade che con 28 punti 11 assist 6 rimbalzi e 5 palle recuperate risulta il migliore della gara. Preferito a James, autore di 25 punti 6 assist e 5 rimbalzi e Chris Bosh (23 punti 10 rimbalzi). Magra consolazione per la stella di Miami che se solo avesse un team in grado di seguirlo e fargli da spalla, ora potrebbe essere molto più in alto anche nelle nomine per un altro, ben più significativo a livello personale, MVP.
(foto sports.yahoo.com)

domenica 14 febbraio 2010

MERCATO NBA : CARON BUTLER SI TRASFERISCE AI DALLAS MAVERICKS

Era nell'aria che qualcosa si stava muovendo, era scontato che qualche franchigia avrebbe cercato uno scambio prima della trade deadline che mette fine alle voci di mercato per questa stagione, ed infatti puntualmente uno scambio è arrivato (e non si escludono altri nei prossimi giorni) una trade molto importante che cambierà il destino di due squadre: i Washington Wizards e i Dallas Mavericks.

Già da giovedì si vociferava che i due general manager si stessero accordando per un qualche pezzo grosso da mettere sul piatto ed essendo una voce ricorrente si è pensato subito a Butler come potenziale partente. Così è stato, l'ala piccola da 17 punti e quasi 7 rimbalzi di media in questa stagione si trasferirà nel Texas insieme ai compagni Brendan Haywood e DeShawn Stevenson più cash in cambio di Josh Howard, Drew Gooden, Quinton Ross e James Singleton. Le ragioni che hanno portato a questo mega scambio sono opposte per le due squadre.

Dallas ha guadagnato sicuramente tre giocatori che entreranno a far parte subito del roster attivo con due di loro che occuperanno il posto in quintetto rafforzando in maniera significativa la squadra di Mark Cuban. I Mavericks poi potranno schierare una formazione completa senza buchi e che può contare su una panchina solida e lunga. Kidd a comandare il gioco e a scegliere il miglior uomo da servire, potendo variare spesso il gioco, Butler che sarà il primo realizzatore per gli esterni, il solito Nowitzki a comandare in area, Haywood ad intimidire, portare rimbalzi e difendere sui lunghi fisici e Shawn Marion a mantenere alto il livello atletico e difensivo. Dalla panchina poi oltre a Jason Terry ora uscirà anche Erick Dampier che a lungo è stato il pivot titolare ma che sarà molto più utile alla causa partendo come riserva e lasciando spazio e minuti ad un centro molto più talentuoso di lui. Poi Barea e il giovanissimo Beaubois pronti a far rifiatare gli esterni.

Quest'ultimo è stato più volte richiesto nella trattativa ma lo staff texano crede in lui e ha deciso di non volersene privare se non necessario.

Anche il veterano play dei Mavericks Jason Kidd, nonchè All Star questa notte, ha espresso la sua opinione a riguardo, sottolineando come l'arrivo di questi nuovi giocatori sia importantissimo per il team che ora ha più possibilità di lottare per vincere.

Se da una parte la soddisfazione dei Mavs è comprensibile, lo è lo stesso quella dei Wizards che dalla mossa di mercato hanno ricavato contratti in scadenza per un totale di circa 20 milioni che allegerirebbero non poco il salary cap della squadra della capitale che si potrà fiondare anch'essa sui free agent di questa estate per costruire un nuovo ciclo visto che il vecchio tanto ben architettato è saltato in aria dopo la vicenda Arenas. Con Jamison ancora incerto e Agent Zero pronto a cambiare aria appena ci sarà la possibilità, Washington non ha un giocatore certo su cui costruire il suo futuro, ma almeno ora ha un progetto solido che potrebbe iniziare a compiersi già da questa estate magari cominciando dalla rifirma di Josh Howard a cifre inferiori (che potrebbe rigenerarsi grazie al nuovo ruolo in squadra), proseguendo con una buona scelta al draft e pescando un buon free agent coi milioni a disposizione.

Seguendo questo ragionamento e andando a guadagnare altri buoni giocatori dalla cessione di Arenas, i Wizards potrebbero tornare in alto già dal prossimo anno, e anche se ovviamente le variabili sono molte ora almeno c'è la speranza di poter uscire da quel vicolo cieco in cui Washington era entrata.

NATE ROBINSON ENTRA NELLA STORIA DELL'ALL STAR GAME

Nate Robinson entra nella storia dello Slam Dunk Contest divenendo il primo giocatore di tutti i tempi a trionfare per ben tre volte in questa competizione. Ma andiamo con ordine...

Innanzitutto la serata si apre con l'H.O.R.S.E. che vede trionfare nuovamente Kevin Durant, già vincente l'anno precedente cioè quello inaugurale di questa gara. Per farvi un'idea questa è una delle conclusioni che ha effettuato Durant e che gli altri hanno dovuto imitare:

Per chi vuole questo è il link di un parte della competizione dell'anno passato:

http://www.nba.com/video/channels/allstar/2010/02/13/20100213_horse_durant_play1.nba/

E' il turno dell'Haier Shooting Stars, a trionfare è la squadra di casa, il Texas, grazie ad un Nowitzki chirurgico da metà campo (almeno nelle finale) che "gela" (giusto per usare un iperbole dato che il tono della gara è scherzoso e non sicuramente teso) il team dei losangelini che hanno sfoderato anche un Gasol da oltre l'arco.

La serata prosegue con il Taco Bell Skill Challenge, la prova di abilità per le guardie e vede fronteggiarsi Deron Williams, Steve Nash, Brandon Jennings e Russell Westbrook che ha sostituito all'ultimo Derrick Rose a causa di una contusione all'anca destra subita dal play di Chicago. La sfida è veramente combattuta con Jennings che non passa alla finale per soli 0.7 decimi in più rispetto a Nash (che ha completato il percorso in 35 secondi). Westbrook, evidentemente meno preparato rispetto agli altri dato che ha saputo del rimpiazzamento solo poco prima, blocca il cronometro sui 44.1 secondi. Deron che sembra muoversi col freno a mano tirato riesce a completare il circuito in soli 34.1 secondi.

In finale vanno dunque i due maggiormente pronosticabili: Nash e Williams. Il play dell'Arizona torna decisamente più concentrato e si impegna vistosamente riuscendo ad ultimare la "pista" in 29.9 secondi. Williams a metà circuito è sulla scia del contendente e sembra anche che possa far meglio di lui, ma battezza male un passaggio diretto nei "cerchi" che per un nulla non entra e la gara finisce lì, anche perchè poi la giovane stella dello Utah comincia a corricchiare per finire il giro ed al momento dell'appoggio a canestro finale si vede volare davanti anche uno Steve Nash che tenta di stopparlo scherzosamente. Stupisce comunque l'estrema calma di Deron che senza correre più di tanto stava comunque per riportarsi a casa il titolo, già vinto nel 2008.

La gara da tre punti, per bellezza e agonismo, segue la scia dello Skills Challenge, infatti il livello è veramente alto e si passa in finale se si mettono almeno 17 punti a referto. I favoriti, (almeno per quello visto in stagione, anche se poi è sempre un terno a lotto questa disputa) Gallinari e Frye, si fermano a quota 15 come il detentore del trofeo Cook, e passano il turno Curry, Pierce ed il generale Billups. Danilo paga lo scarso inizio scegliendo di tirare dal lato più debole per lui (se ce ne è uno) e non riesce poi a recuperare.

La finale vede poi trionfare il capitano di Boston, che con 20 punti si porta casa il trofeo sotto gli occhi soddisfatti del suo compagno di squadra Garnett.

Ed eccoci tornati dove l'incipit ci aveva lasciati...

La serata si chiude con lo Slam Dunk Contest, che però tradisce un pò le attese. Viziato soprattutto dal cambio in diretta delle idee iniziali dei partecipanti che per non rischiare di non far entrare la palla nel cesto, optano per soluzioni più semplici che però non li valorizzano come invece il loro atletismo gli permette.
(Foto sports.yahoo.com)

In finale vanno i due migliori in quel momento: il funambolico "Kripto" Nate Robinson ed il rookie DeMar DeRozan (che passa il turno con una schiacciata mozzafiato grazie all'ausilio del tabellone e di Sonnie Weems), mentre rimane l'amaro per non aver visto pienamente l' elicottero di Shannon Brown, provato subito, salvo poi ripiegare in altro.
Il trofeo lo porta casa Nate, grazie ai voti del pubblico (il 51% degli spettatori) e grazie soprattutto a questa evoluzione (link in basso) che scatena il pubblico presente.

sabato 13 febbraio 2010

ALLE MATRICOLE IL ROOKIE CHALLENGE 2010


Stanotte è partito l'All Star Weekend, e come da tradizione il primo match è quello delle potenziali stelle future che vede scontrarsi i rookie contro i secondo anno, cioè il Rookie Challenge. Dopo ben 7 anni di dominio assoluto dei Sophomores, le matricole strappano la vittoria in una partita spettacolare giocata a ritmi altissimi e sempre qualitatevoli e propiziata da grandi giocate da ambedue le parti. Come prevedibile infatti il match è stato un trionfo dell'atletismo con belle conclusioni in campo aperto e difese che lasciavano ampi spazi a penetrazioni e conclusioni.

Una gara comunque combattuta, vista la caratura di molti dei presenti che hanno arricchito lo spettacolo. Il punteggio di 140-128 spalmato su due tempi in stile NCAA e non sui canonici quattro quarti della NBA, dice tutto della dinamicità della partita e del ritmo frenetico che ne è stato il motore.

Gallinari parte in quintetto e subito dimostra le sue capacità segnando i primi due punti della gara e realizzando poi una tripla, cosa che fa ben sperare sulla sua guarigione all'avambraccio per la gara di specialità di questa notte. Poi però esce e il suo bottino in termini realizzativi alla fine rimarrà invariato sui 5 punti iniziali. Spazio ai protagonisti più attesi, i due rookie delle meraviglie: Tyreke Evans e Brandon Jennings. I due accompagnati da un superbo Blair, irrefrenabile dominatore sotto i tabelloni, guidano la squadra al vantaggio all'intervallo.

Nel break si consuma l'attesa sfida tra Eric Gordon e DeMar DeRozan per lo spot di quarto contendente al titolo di "re delle schiacciate" nel primo Dunk in della storia con i contendenti che infervorano il pubblico con due schiacciate a testa. DeRozan esce vincente da questa mini gara e sarà quindi proprio lui a garaggiare contro Robinson, Wallace e Brown nella vera gara di stanotte.

Al rientro dagli spogliatoi il match riprende da dove si era interrotto con Evans mattatore dei suoi e Blair a prendere caterve di rimbalzi. Dall'altro lato solo Beasley e Westbrook credono nella vittoria con quest'ultimo ispiratissimo tanto da mettere a referto 40 punti, punteggio che supera quello del compagno di squadra Kevin Durant dell'anno precedente.
Il gap di 12 punti cumulato nella prima frazione di gioco è stato irrecuperabile per i Sophomores che escono vinti dalla competizione.

MVP acclamato e votato dalla folla è stato il rookie Tyreke Evans (26 punti 5 assist 6 rimbalzi)che però ha scelto di fare una cosa che gli fa veramente onore, una giustizia che abbellisce ancora di più questa gara del venerdì già di per sé brillante. Appena presa parola il rookie di Sacramento ha dichiarato di voler condividere la palma di migliore in campo con DeJuan Blair (22 punti e 23 rimbalzi di cui 10 offensivi). Evans infatti ha dichiarato che per il fondamentale apporto che Blair ha dato alla formazione dei rookie, che è servito per vincere, era giusto premiare anche il giovane lungo degli Spurs.
(foto Espn.com)

Gran bel finale di gara per una splendida nottata. Stasera invece ci attendono le competizioni individuali nelle sfide di specialità.

venerdì 12 febbraio 2010

BRYANT E IVERSON FUORI DALL' ALL STAR GAME 2010

L'avevamo detto nel post precedente i malesseri sono imprevedibili e le ricadute possibili. A farne le spese questa volta è stato Allen Iverson che proprio ieri aveva dichiarato che avrebbe risposto presente alla convocazione da titolare alla partita delle stelle ma che invece a causa di una ricaduta della malattia della figlia non ci sarà ad intrattenere con le sue giocate il pubblico di Dallas dal vivo e quello mondiale da casa.
Il suo sostituto designato è David Lee, una delle stelle di questa lega che per le prestazioni di quest'anno avrebbe meritato l'onoreficenza di essere invitato subito tra le riserve. Prima convocazione in assoluto per il lungo di New York.
Grande dispiacere però, per i molti tifosi che hanno votato Iverson ed in generale per lo show, non poter vedere le evoluzioni e le invenzioni di A.I in una partita dove giocatori come lui arricchiscono lo spettacolo.
Essendo uno dei partenti in quintetto ora si dovrà scegliere il sostituto che farà le sue veci cominciando la partita dall'inizio.
Il selezionato sarà uno tra Derrick Rose e Rajon Rondo.

La partita domenicale perde anche un altro pezzo preziosissimo, nientemeno che "Black Mamba" Kobe Bryant. Il fenomeno nativo di Philadelphia infatti ha tenuto duro sui problemi alla schiena ma ha dovuto arrendersi dinanzi all' infortunio rimediato contro Denver nella gara persa dai Lakers. Problema alla caviglia sinistra per il detentore del premio di MVP della gara in questione (titolo in comproprietà con Shaq) e assenza certa.

Il suo posto in rosa verrà occupato da Jason Kidd che ritorna a vestire la casacca della formazione dell'Ovest dopo tanti anni. Un play che di queste gare se intende essendo questa la sua decima convocazione, e il secondo idolo di casa pronto a calcare il parquet nella partita delle stelle. L'altro idolo casalingo, Nowitzki, prenderà il posto di Bryant in quintetto con una formazione che comincerà il match con tre lunghi puri (Duncan, Stoudemire e Nowitzki).

giovedì 11 febbraio 2010

GALLINARI ED IVERSON CI SONO ; IMPAZZA IL MERCATO NBA

Non può averne la certezza assoluta sul recupero del suo malessere è vero, perchè quando ci si infortunia non si può mai sapere esattamente se ci possono essere ricadute o piccoli ostacoli alla guarigione prevista ma d'altra parte chi meglio di lui stesso può sapere come sta e se riuscirà ad esserci per l'All Star Weekend?

Stiamo parlando ovviamente di Gallinari, infortunatosi alla spalla nella gara contro Sacramento ma già rassicurante verso i tifosi. Danilo ha dichiarato che essendogli già capitato l'infortunio accorso all'avambraccio, è in grado più o meno di pronosticare che già per il rookie challenge ci sarà e quindi anche per il three point shootout. Bella notizia per lo spettacolo augurandoci che il problema poi non lo condizioni troppo nella prestazione del sabato.

Dato che oramai l'All star game è alle porte, una conseguenza che ciò comporta è l'inevitabile avvicinarsi alla trade deadline del 18 Febbraio. Movimenti grossi non sono ancora avvenuti e se devono avvenire entro 7 giorni li dovremo per forza vedere. Le franchigie desiderose di cambiare lo sanno fin troppo bene e, naturale conseguenza, impazzano i rumors.

Il pacchetto Iguodala-Dalembert ormai sta tranquillamente facendo il giro degli Stati Uniti, in ogni trade in cui si parla dei Sixers ci sono solo questi due nomi che aleggiano. Adesso l'accostamento più significativo è quello con Stoudemire, la pratica sembrava ben avviata, bisognava solo cercare un altro pezzo da aggiungere sul tavolo delle trattative per far quadrare i conti, ma la lontananza su quest'ultimo punto tra le parti ha arenato per il momento la trade. I Suns avevano proposto Jason Richardson, con la clausola di inserire in tal modo, per far bilanciare il salary, uno tra Kapono e Willie Green. Philadelphia invece vorrebbe conservare i due ed inserire nello scambio l'abile perimetrale Leandro Barbosa, giocatore che Phoenix vorrebbe far rimanere in Arizona.
E pensare invece che sembrava fatta per McGrady, dopo le dichiarazioni di affetto di TMac per un'arena così importante come è quella della Città dell'Amore Fraterno e la volontà di voler affiancare in campo il suo amico Iverson.

A proposito di Tracy, ora è New York la franchigia accostata al suo nome. Pare che i Knicks vogliano intavolare un complesso giro di giocatori che vedrebbe Caron Butler e Brendan Haywood approdare in quel di Houston, McGrady a New York ed Al Harrington nella capitale degli U.S.A. .
Anche se la città della Grande Mela sta facendo "carte false" per cercare di inserire in ogni dove gli onerosi contratti di Jeffries e Curry.

Chiudiamo come abbiamo aperto, ovvero con una notizia riguardante l'ASG, Allen Iverson ha detto che ci sarà alla gara delle stelle e giocherà normalmente dal primo minuto con il team dell'Est.

mercoledì 10 febbraio 2010

GALLINARI A RISCHIO PER L'ALL STAR WEEKEND

A pochi giorni dal weekend in cui tutto si ferma e che trasforma magicamente da una sera all'altra avversari di gran livello in compagni di squadra, pronti a collaborare per creare uno spettacolo degno del nome dell'evento, ancora ci sono novità organizzative e sostituzioni veloci per sopperire a delle mancanze forzate causa infortuni dell'ultim'ora.

Difatti le gare di questo fine settimana continuano a perdere protagonisti d'eccellenza che anche se ben rimpiazzati lasciano l'amaro in bocca a molti tifosi. Dopo l'infortunio accorso a Chris Paul che verrà sostituito da Billups, un altro nome quello di Brandon Roy non comparirà sui tabellini della partita delle stelle sempre a causa di un infortunio cosa che lascierà spazio ad un comunque strepitoso Chris Kaman di quest'anno che una chiamata se la meritava.

Fortunatamente Melo invece ci sarà perchè è riuscito a recuperare velocemente dal suo problema e come promesso se avesse preso parte ad una gara dei Nuggets prima della pausa sarebbe stato presente anche alla partita delle stelle.

Ancora in forse la partecipazione di Kobe Bryant e di Allen Iverson. Il primo risente di problemi alla schiena molto forti mentre il secondo è insieme alla famiglia per stare vicino al suo figlio malato che sembra recuperare molto lentamente. Ma con ogni probabilità ci saranno entrambi a galvanizzare il pubblico con le loro giocate perchè non è arrivato nessun comunicato da ambedue e ciò significa che faranno di tutto per esserci.

Anche Danilo Gallinari è in forte dubbio per il doppio impegno che dovrà affrontare. L'italiano stanotte è stato vittima di un infortunio all'avambraccio destro che lo ha costretto addirittura a tirare un libero con la mano sinistra e quindi non è escluso che debba perdere tutti e due gli impegni. Ma questo si saprà solo domani o dopodomani e si aspettano certezze.

Intanto sono state finalmente diramate le convocazioni per l'ultima gara ancora "scoperta", la gara chiamata H-O-R-S-E ovvero quella in cui i tre sfidanti devono inventarsi dei tiri ed insaccarli e gli avversari per rimanere in gioco devono riuscire ad imitarli. Quindi avremo, Kevin Durant unico detentore del titolo nella storia visto che la gara ha preso vita l'anno passato, Rajon Rondo fresco di convocazione anche per la partita domenicale e il rookie sorpresa Omri Casspi.

Ultimo annuncio sono i nomi per la Gara delle Celebrità che si svolgerà la stessa sera del Rookie Challenge. I partecipanti saranno: Robert Horry, Rick Fox, Chris Mullin (ex giocatori NBA), Nancy Lieberman (Hall of Famer basketball), Mark Cuban (focoso proprietario dei Dallas Mavericks). Anthony Kim (giocatore professionistico di golf), Doctor Oz (famoso dottore ospite TV), Anthony Anderson, Joel Moore (attori), Chris Tucker (attore e comico), Common (attore e rapper), Pittbull (rapper), "Scooter" Christensen, "Special K" Daley, "Flight Time" Lang, "Big Easy" Lofton (Harlem Globetrotters). Allenatori per l'occasione saranno Magic Johnson e Alonzo Mourning.

lunedì 8 febbraio 2010

LE MIGLIORI E LE PEGGIORI SQUADRE NBA DELLA SETTIMANA 13

Eccoci di ritorno con la 13esima puntata della suddetta rubrica settimanale.

Migliori:

3. Phoenix Suns

In ballotaggio per la terza piazza con gli Oklahoma City Thunders reduci da 5 vittorie consecutive come i Suns. Alla fine scegliamo loro più che altro perchè era difficile credere che a questo punto della stagione i Suns avessero ancora così tanta benzina nel motore seppur la loro formazione non spicca per la giovane età. Il periodo buio in cui era entrata la squadra ha trovato subito rimedio e cambiando un pò le carte in regola e l'assetto in campo promuovendo spesso Robin Lopez come centro titolare e Frye ad aumentare la pericolosità delle seconde linee come sesto uomo di lusso.

2. Utah Jazz

Utah si merita ampiamente la seconda piazza di questa speciale classifica non tanto per la mole di risultati utili consecutivi che in questo momento contano una striscia aperta di 8, ma soprattutto per la caratura di alcune di queste vincite. Hanno battuto squadre dal calibro dei Nuggets, dei Mavericks, dei Trail Blazers, dei Suns e degli Spurs (nel framezzo ci sono anche New Jersey e Sacramento) e tutte di seguito senza sbagliare neanche una gara e fermarsi a riposare. Gran parte del merito, da suddividere con altri quali Williams Boozer e Millsap, va attribuito al russo Andrei Kirilenko, snobbato da coach Sloan da una vita ed ora titolare inamovibile per le eccellenti prestazioni che offre non solo offensivamente ma anche nella propria metà del campo.

1. Cleveland Cavaliers

LeBron James a suon di triple doppie sfiorate ha condotto i suoi a 11 vittorie filate mettendo una seria ipoteca sul primato nell'Est (non che vi fossero molti dubbi) e sul fattore casa perpetuo nella post-season. Anche seppur privi di valide alternative nel ruolo di regista della squadra a causa degli infortuni accorsi a Delonte West e soprattutto a Mo Williams, Gibson ha saputo tenere bene il campo e all'occorenza James si è riciclato anche play, spot in cui tante volte in finali caldi di gara si immedesima anche molto egregiamente. Tutto questo è un ottimo sintomo di come si riesca a fare di necessità virtù e di come i Cavs riescano a superare senza batter ciglio anche lacune ingenti nell'immediato.

Peggiori:

3. Miami Heat

Viene da 5 sconfitte di seguito alcune delle quali decisamente preoccupanti come la gara contro i Bucks persa di ben 16 lunghezze e la più recente contro i Chicago Bulls. Miami ha letteralmente dilapidato l'ottima partenza sprint in avvio di stagione, e questo è dovuto soprattutto all'incapacità dei suoi uomini di offrire ogni sera prestazioni soddisfacenti. Beasley ed O'Neal una sera esplodono tutto il loro tremendo talento ed offrono una gara memorabile ed il giorno successivo svaniscono tra le maglie avversarie, Richardson in una partita sembra in grado di punire sul lato debole ogni raddoppio su Wade ed in un'altra invece vanifica ogni scarico della stella ex Marquette. Per fortuna l'Estern Conference gli consente ancora di essere in corsa playoff.

2. Golden State Warriors

Poteva tranquillamente figurare in questa piazza anche New Jersey. 8 sconfitte in serie ed un gioco preoccupatamente sempre più alla deriva. L'assenza di Monta Ellis è la parziale scusante di questo disatroso periodo ma mette anche in luce il fatto che il team privo di lui non riesce ad ingranare ed a vincere. Nessuno si è evoluto a leader temporaneo del team ed elvato di netto il suo gioco, Curry ci sta provando ma è pur sempre un rookie e quindi ancora poco incline a decidere ed ad incidere sui minuti finali di gara.

1. Sacramento Kings

Quando Tyreke Evans gioca come il suo potenziale gli permette di fare allora Sacramento gira ed anche molto bene, soltanto che ultimamente la costanza di prestazioni che prima aveva sta accusando i primi cali alternando prestazioni superbe a giornate normali in cui il team soffre, segno dell'importanza enorme che Evans ha sull'esito delle partite dei Kings. Tutto prevedibile dato che è un rookie e quindi si presume stia affrontando il muro dei primi anno, ma non è del tutto vero infatti più di una voce trova la giustificazione nella difficile convivenza di Tyreke con l'altra stella del team, Kevin Martin, che toglie palloni ad Evans e soprattutto tiri e da quando è tornato i Kings stanno perdendo a raffica. Sicuramente Martin non è il solo male del momento cupo di Sacramento, ma è difficile credere alle coincidenze...

domenica 7 febbraio 2010

PROSPETTI NBA DRAFT 2010 : I MIGLIORI FINO AD ORA

In parallelo al campionato NBA pronto tra poco a lasciare spazio al weekend delle stelle, infervora al momento anche un altro campionato quello NCAA fucina di talenti che vengono sfornati con regolarità ogni anno e che sono il pane di cui si nutrono le franchigie dei piani alti.

Passati ormai molti mesi dall'analisi iniziale che avevamo fatto indicando e approfondendo i dieci giocatori che a nostro avviso quest'anno avrebbero dato dimostrazione del loro talento, li riprendiamo alcuni (i più importanti) per analizzarne la stagione fino a questo punto. Quasi nessuno di questa lista ha deluso ed anzi le prestazioni di molti di loro hanno semplicemente dato adito agli estimatori e fornito degli spunti in più di analisi.

John Wall è sempre più prepotentemente il candidato alla prima scelta assoluta. Non solo sta migliorando il tiro in sospensione, suo cruccio, ma ha dimostrato quanto sia di livello altissimo il suo gioco fatto di buonissime letture offensive e di propensione ad attaccare il canestro appena vede lo spiraglio, terrificante il suo ball-handling e soprattutto eccezionali i suoi velocissimi cambi di mano ripetuti cambiandone anche le combinazioni. Le sue medie parlano di 16,4 punti a partita 6,6 assist e circa 2 steals e 3 rimbalzi e mezzo di media.

Oltre a John Wall anche l'ala forte Al Farouq Aminu e quell'animale d'area di Patrick Patterson stanno facendo vedere gran belle cose. Il primo anche se spesso e volentieri nelle gare più difficili sbaglia molti tiri, aspetto sul quale deve crescere in prospettiva NBA, invece è una garanzia a rimbalzo anche quando si trova a fronteggiare squadre ben attrezzate nel settore lunghi. Per lui 16 punti 11 rimbalzi, 1,5 stoppate e 1,4 palle rubate di media a partita.

Patterson invece anche se spesso tira poco riesce sempre a contribuire alla causa spingendo i compagni con grinta ed energia, con buonissime percentuali anche da tre da dove tira molto raramente ma con il 40%. Difensore arcigno contribuisce in entrambe le fasi di gioco e le sue cifre che recitano 7,5 rimbalzi e 15 punti di media non dicono tutto dell'apporto che rende in campo.

Anche Cole Aldrich, seppur con i suoi limiti offensivi evidenti, non sta affatto sfigurando imponendo il suo fisico possente soprattutto in difesa dove intimidisce ed argina spesso i buchi con sonore stoppate (3,7 di media) e con tagliafuori potenti che gli garantiscono una decina di rimbalzi a gara.

Uno che prima di doversi fermare ai box per un brutto infortunio stava garantendo prestazioni da chiamata altissima è Evan Turner quasi sicuramente il secondo miglior prospetto in ottica NBA, essenzialmente uno di quelli che per altezza possono giocare in ala ma che per controllo di palla, abilità nel dribbling e visione di gioco sono tranquillamente delle guardie. Un 6-7 dal potenziale enorme capace di prendere quasi 10 rimbalzi di media e infilare la retina per circa 19 punti a partita a cui si aggiungono 5,7 assist. Nelle poche uscite stagionali con Ohio State ha letteralmente dominato e ora che è tornato dallo stop forzato lo attendiamo a continuare la sua strabiliante stagione collegiale.

Un giocatore che invece si sta imponendo al grande pubblico e che vi presentiamo per la prima volta è Wesley Johnson l'ala piccola di Syracuse che si sta facendo conoscere dal pubblico per le sue belle prestazioni qualunque sia l'avversario che gli Orange affrontino. Possiede un ottimo tiro in sospensione ed è capace anche di costruirselo da solo dal palleggio. Le sue lunghe braccia lo aiutano a rimbalzo dove ne tira giù 9 a partita. Deve però aggiungere massa per attacare più efficacemente il ferro e spesso le sue decisioni di passaggio sono discutibili. Rimane un ottimo realizzatore anche e soprattutto grazie al suo lungo raggio di tiro e al suo 42,5% da oltre l'arco.

Un' ultima citazione va a Luke Harangody che sta spadroneggiando contro tutti i lunghi avversari che ha incontrato sinora (circa 25 punti e 10 rimbalzi di media) ma sono stati banchi di prova poco indicativi e per dare un giudizio sulle sue reali capacità lo si attende a test più importanti contro avversari di ben altra caratura.

sabato 6 febbraio 2010

3 POINT SHOOTOUT , ECCO I NOMI

Nel precedente post vi abbiamo segnalato i nomi ufficiali dei rappresentanti all'Haier Shooting Star di Sabato.

Poche ore fa sono stati diramati ufficialmente anche i rappresentanti al 3 Point Shootout, e questi sono:

Daequan Cook (Miami Heat), Channing Frye (Phoenix Suns), Chauncey Billups (Denver Nuggets), Danillo Gallinari (New York Knicks), Paul Pierce (Boston Celtics) e Stephen Curry (Golden State Warriors).

C'è comunque sempre un punto interrogativo sulla presenza del capitano di Boston perchè come detto il post prima ha ancora un fastidioso problema al piede e dunque non è sicura per il momento la sua presenza.

Eccoli nel gesto che poi li ha portati a questa convocazione:

Daquean Cook

Miami Heat

27 su 90

30% da tre in questa stagione




Chauncey Billups

Denver Nuggets

88 su 212

42% da tre in questa stagione







Channing Frye

Phoenix Suns

119 su 272

44% da tre in questa stagione








Danilo Gallinari

New York Knicks

126 su 313

40% da tre in questa stagione









Stephen Curry

Golden State Warriors

78 su 182

43% da tre in questa stagione







Paul Pierce

Boston Celtics

77 su 165

47% da tre in questa stagione