20 vittorie consecutive prima di abbattersi contro il muro dei Thunder e conseguentemente 4 sconfitte consecutive. Questo è stato il destino degli Spurs, che prima di crollare sembravano divenuti invincibili. Eppure Oklahoma nelle due sconfitte iniziali subite, non è mai sembrata inferiore anzi, dimostrava di giocarsela alla pari. Poi l'estro di dominanza di Durant, le scelte tattiche vincenti di Brooks, una ritrovata precisione al tiro ed il salto di qualità in difesa quando serviva, hanno fatto la differenza.
C'è chi attribuisce proprio alla prima stella del team i meriti principe, dominando, quando c'era bisogno della giocata vincente, prendendo per mano il team con gli isolamenti (stanotte poi tutti e 48 minuti sul parquet, a sottolineare, se ce n'era bisogno, della sua importanza assoluta); c'è invece chi crede che sia stata la mossa intelligente di Brooks di piazzare Sefolosha su Parker la chiave essenziale, costringendo gli Spurs ad avere meno gioco orchestrato, soprattutto in partenza dalle penetrazioni. Ad avvalorare questa tesi è il fatto che stanotte Parker ha nuovamente giocato alla grande, ma è stato il primo tempo il suo territorio di conquista e quando è calato nella seconda frazione il tutto è coinciso anche con il recupero dei Thunder. La verità è che in un clima di equilibrio le piccolezze fanno sempre la differenza ma è il complessivo dei fattori che decide il match. La freschezza ha dato il suo contributo con Ginobili stesso ad ammettere come la differenza di energia era palese, così come l'approccio difensivo, più concentrato degli avversari al ritorno dall'intervallo più lungo. Tra l'altro nella prima frazione San Antonio stava facendo girare la palla in modo veloce, costruttivo e produttivo ma poi nella seconda metà la manovra si è rallentata, particolare rilevante che ha contribuito a rendere meno efficace l'attacco.
Oklahoma poi, ha beneficiato molto in fase offensiva, di essere riuscita a bucare spesso la difesa degli Spurs con blocchi, "finti" blocchi e tagli grazie in primis all'atletismo dei suoi, oltre al fatto che la costanza da tre punti ha mantenuto alto il livello tensivo di pericolosità tra perimetro ed interno e rendendo più difficili le letture di San Antonio in fase difensiva. E le triple hanno dato la sferzata finale per distruggere le speranze dei texani. Anche gli speroni hanno colpito da tre ma non con la costanza necessaria (solo Jackson ne ha avuta) e magari non nel momento in cui serviva veramente (come quando mancavano 45'' alla fine e i due tentativi sono usciti, chiudendo di fatto praticamente tutte le possibilità).
I Thunder sono maturati, hanno acquisito la mentalità vincente che si costruisce solo giocando la post season (ed avendo giocatori come Fisher importanti anche in spogliatoio) e ciò è stato il tassello mancante da amalgamare ai fattori sopracitati, che li ha portati a giocarsi la loro prima finale da Thunder, e la prima della franchigia dalla stagione '95/'96 quando la sede era ancora Seattle.
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