Adesso o mai più. Sarà questa la frase che è balenata nelle menti dei Celtics quando, stanotte, hanno recuperato un gap importante contro Miami, prima di chiudere la gara con una W che sa di sapore amarissimo per gli Heat visto che perdono in casa e devono resuscitare al Garden, non proprio la cosa più semplice.
Due serie, due finali, due 3-2, due storie diverse ma accumunabili da tanti punti di vista.
Due squadre che vogliono creare una dinastia (Heat e Thunder), due team esperti che non vogliono cedere il passo, delegare o pensare di finire il loro percorso, due intramontabili squadre che con la voglia e l'esperienza sopperiscono a quel piccolo gap in ordine di talento che solo il tempo li ha privati un pò rispetto alle rivali (Spurs e Celtics).
Ma in mezzo a tutto questo ci sono la voglia di Oklahoma di affermarsi, di dichiararsi pronta a sedersi sul trono e non a dire "quest'anno niente ma l'anno prossimo sarà l'anno buono".Gli Heat che da quando hanno il loro trio non osano neanche pensare che non sia l'anello l'unico obiettivo e tutto il resto significa stagione fallimentare. E come dicevamo in apertura di articolo, il non sentirsi paghi di un team, anzi di entrambi i due team "esperti" che cavalcando anche (e soprattutto nel caso Celtics con Rondo) le giovani leve allevate in casa. Ogni franchigia ha la motivazione che la spinge a vincere al di là del semplice portarsi a casa il trofeo che chiunque sia un agonista ambisce. Ma di sicuro quando si entra nei playoff la mentalità conta quanto il talento.
Miami si aggrappa a LeBron. A prescindere dal ritorno comunque importante di Bosh e a prescindere da quel maestro che è Wade, gli Heat non possono permettersi di avere un James che non segna per 8 minuti nel quarto decisivo e soprattutto nella sera dove non si tira un granché bene anche se magari si vince a rimbalzo o che si difenda forte.
Wade sa risolvere le gare, ma i Celtics non sono dei sempliciotti e per batterli serve il meglio, ovvero un James da cinque stelle.
Spoelstra sa bene che serve quello scatto nella testa che ti spinge a giocare per dominare una gara playoff, quello che può portare il successo fuori casa che per forza di cose Miami ora deve riuscire a strappare.
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