Un uomo solo al comando nella serie Thunder-Rockets.
Ovviamente si parla di Kevin Durant. Più forte del contraccolpo subito quando
ha capito che i punti che portava in dote Westbrook ora se li sarebbe dovuti
caricare per la maggiore lui, oltre ai suoi; più forte della consapevolezza che
nessuno in roster può sostituire degnamente Russell; più forte della Houston dell’amico-avversario
James Harden. Preso atto dell’infortunio di Westbrook, ha tirato fuori dal
cilindro una prestazione da 41 punti, 14 rimbalzi 4 assist e 4 triple a
referto, trascinando i suoi alla W. Ha dimostrato che anche senza il suo fidato
secondo, Oklahoma è costruita benissimo e che quindi con Ibaka, Sefolosha e
Martin su tutti ad aiutarlo, anche se dovrà fare ancora più lavoro rispetto a
prima, i Thunder possono ancora dire la loro.
Due le volte che Mark Jackson ha
usato la famosissima e mai in disuso, pretattica. Non siamo ai livelli del
Pierce in carrozzina di qualche tempo fa, ma a seguito dell’infortunio di Lee,
per ben due volte era annunciato Carl Landry tra gli starter e sistematicamente
il coach ha stupito tutti iniziando con un quintetto small, con tre guardia un’ala
piccola ed un solo lungo (Bogut), infatti. Al posto del 4 dei Warriors non ha
messo dunque un altro 4 ma addirittura un 2, Jarret Jack, affrontando i Nuggets
con la velocità e la transizione. 4-->4-->2.
Tre i playmaker fuori uso per i
Lakers, che possono così dire addio ancora di più alle già flebili speranze di
superare gli Spurs. Il tutto senza considerare Bryant portatore di palla,
altrimenti sarebbero quattro. Si perché Steve Nash ed il suo secondo, Steve
Blake, si sono infortunati. In più si è unito a loro la guardia Jodie Meeks che
sicuramente avrebbe avuto, viste le carenze, spesso la regia del gioco. Si
spiegano così i 40 minuti dati al giovane Goudelock e i tanti tiri presi da
Morris che in tutta la stagione al massimo ha raggiunto picchi da 15 punti in
una gara e che, in una partita così importante, si è dovuto sobbarcare la
squadra con tante conclusioni, arrivando anche a 24 punti comunque. Tre sono
anche le voci in doppia cifra tra le statistiche di Pau Gasol, che seppur la
tripla doppia, non è bastato a questi snelliti Lakers. Ed infine tre sono anche
le L in tre gare… c’è aria di sweep.
4° il periodo che i Nets non si
dimenticheranno per un bel po’, quello della quarta partita della serie contro
i Bulls. Quasi 4 minuti alla fine della gara, i Nets stanno praticamente già
facendo festa per aver pareggiato la serie 2-2 sbancando lo United Center. Infatti sono + 14 dagli avversari, ma non
hanno messo in conto lo show di Robinson, Deron e compagni subiscono canestro
dopo canestro e finiscono per ritrovarsi loro a rincorrere per poter vincere.
Due volte Joe Johnson decide che questo è il suo anno per mettere i tiri
importanti e due volte tiene aggrappati i Nets, mentre intanto la partita
scivola fino a ben tre supplementari. Alla fine la vince Chicago dimostrando
che ai playoff anche un gap notevole a pochi spiccioli dalla fine della gara,
non basta per dire che un match è andato in archivio. Ora lo sanno anche i
Nets, ma ormai pare troppo tardi.
Cinque le serie che ad oggi possono
già dirsi concluse. Ci riferiamo alle quattro gare a rischio sweep e alla serie
Bulls-Nets. Quest’ultima è sicuramente la più incerta, l’unica a dire il vero,
seppur sia difficile che Brooklyn abbia la forza di vincerne tre di fila contro
una Chicago tutt’altro che arrendevole. Particolare invece quanto sia successo
negli estremi del bracket, dove per una volta non ci sarà nemmeno l’ombra di un
upset. Sia le due numero 1 del tabellone, Thunder ed Heat, sia le numero due,
Knicks e Spurs, hanno portato a casa tutte e tre le gare che hanno disputato contro
le numero otto e sette del ranking rispettivamente ed ora rischiano tutte e quattro di fare l’en
plein. E la scontatezza nei playoff è quasi un evento.
Sei le stelle che avrà visto
DeJuan Blair quando ha preso una pallonata in testa a seguito di un passaggio
di Ginobili. L’argentino ha impacchettato un siluro diretto a cercare Bonner
nell’angolo, nel frattempo però il centro degli Spurs stava effettuando un
taglio centrale per aprire le difese. La palla ha preso preciso la testa di
DeJuan che ha accusato il colpo in un lampo e, mentre la palla è schizzata in
aria, è stato subito pronto a ritoccarla da buon pallavolista per Bonner. Il
Red Mamba nel marasma creatosi ha pescato a sua volta un Ginobili da solo
dietro l’arco. Canestro e tre punti a referto. Sia Bonner che Blair, ognuno a
modo suo, hanno avuto un buon colpo di testa.
Sette punto sette i punti di media
di Gerald Wallace in stagione e 9,5 quelli nei playoff. Oltre a questo ed al
fatto di avere la numero 45 dietro la schiena, Gerald pare non sapere altro di
se stesso legato ai Nets. Infatti il giocatore, in piena serie contro i Bulls,
ha pensato bene di esternare ulteriormente la sua crisi d’identità, parlando di
come non riesca a capire quale sia la sua dimensione in squadra e di come si
senta poco utile al team, il tutto perché attorno a sé avverte che ci sia sfiducia
verso di lui da parte di coach e compagni.
Otto a Paul George. I meriti del
giocatore sono ampiamente descritti in un articolo apposito a cui rimandiamo cliccando qui . n questa sede ci limitiamo solo a
dire che l’importanza di questo giocatore sta continuando a salire
parallelamente alla sua crescita cestistica personale. George ha piazzato la
sua prima tripla doppia nei playoff (23 punti 12 assist e 11 rimbalzi) nella
prima partita in post season dei Pacers di quest’anno, trascinando i suoi alla
W.
Nove i grandi assenti in questa
post season. Dopo Rondo, Bryant, Nash, Granger, Gallinari, Rose, Lee e Stoudemire,
si è aggiunto anche Westbrook. Un vero peccato, non solo per lo spettacolo, ma
soprattutto per l’equilibrio delle partite. Per capirci basterebbe pensare cosa
sarebbe stata Warriors-Nuggets con ambo le squadre a ranghi pieni, già la serie
è di per sé equilibrata, ma sarebbe stato bello vederla con anche i due
giocatori così importanti per entrambe le franchigie, in campo. O pensare a
Lakers-Spurs, con Bryant e Nash in più, i Celtics che rischiano lo sweep senza
Rondo a guidarli. Ora Westbrook, un’assenza che forse fa ancora più male per
Stern, visto che il pronosticato Thunder-Heat versione 2.0 se ci sarà sarà senza
il play con ogni probabilità del caso ed ancora prima, un probabile Thunder-Spurs
sarebbe stato ancora più da sogno.
Dieci al folletto della NBA, al
giocatore più basso dell’intero torneo, a Nate Robinson, che ci ha regalato la
partita dell’anno. Sarà pur vero che se ci fermiamo a guardare le statistiche
leggiamo di un giocatore che di professione farebbe il playmaker e che si è
preso 23 tiri più tre liberi in 29 minuti. Se si legge questo si pensa che
abbia cominciato a tirare sempre, è anche vero, ma non si legge che avrebbe
fatto 23 punti nel solo ultimo quarto, quando quelli di Brooklyn erano avanti
di 14 e lui ha cominciato la remuntada. E’ arrivato ad un solo punto dal
pareggiare il record di più punti a segno in un solo quarto in una gara di
playoff, davanti c’è solo tale Michael Jordan, uno qualsiasi insomma. Fortuna
che non gliel’avranno detto a Nate, che alla fine del quarto periodo avrebbe
avuto la possibilità di fare un jump dalla media ma ha scaricato con un no-look
a Boozer, che poi ha segnato per il pareggio. Il 2 dei Bulls tra l’altro non si
è fermato lì, avrebbe anche messo un tiro fuori da ogni logica alla fine del
primo OT, che solo un lob di Johnson a due secondi dal termine è riuscito a
cancellarlo, aiutando i suoi compagni per le prossime notti insonni in cui
avrebbero avuto come incubo quel tiro scriteriato finito nella retina. E’
dovuto poi uscire per falli, ma ormai Chicago aveva preso forza ed è andata a
vincere la gara. Il nanetto è divenuto per una sera Big.
Numero jolly: 322 le triple a referto nei playoff per Ray Allen.
Mai nessuno ne ha fatte così tante nella storia. Infatti ha superato Reggie Miller in
questa speciale classifica, portandosi al primo posto. Miller era a quota 320.
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