Ma come spesso accade in questi casi, se in casa hai un fenomeno, quello è il momento in cui emerge. Perché George ha tutto per essere una stella nella NBA, una di quelle stelle all around capaci di fare un pò tutto in mezzo al campo sia in fase offensiva che difensiva. Quel rookie che tre anni or sono presagiva nel suo futuro un obiettivo proprio triennale di divenire All Star, ad oggi ha fatto avverare la sua "profezia". Questa sua magnifica stagione infatti, prima di un approdo ai playoff, con tanto di tripla doppia alla prima gara di post season dell'anno, è stata marchiata dalla prima convocazione all'All Star Game e nelle ultime ore anche dal premio di Most Improved Player.
Questo riconoscimento quest'anno, più di altri anni, ha una forte valenza perché in questa Regular Season tanti sono i giocatori a cui poteva essere assegnato il premio, tanti sono i giocatori che si sono distinti per miglioramenti notevoli sia a livello quantitativo che a livello qualitativo di gioco. Pensare ai vari Vasquez, Vucevic, Sanders, ma anche Asik, soprattutto Holiday e perché no Harden, senza considerare i vari Pekovic, Gallinari e Faried che più che le statistiche sono migliorati proprio per livello d'importanza del proprio gioco in favore della squadra. Tutti giocatori ad oggi più che migliorati con Harden e Holiday (e forse anche qualcun'altro nella lista) probabilmente presi in minore considerazione nel premio perché partivano già da uno status consolidato di gente pronta ad esplodere. In realtà anche George rientrava tranquillamente nella categoria "pronti ad esplodere", difficile non accorgersi del talento del ragazzo anche solo vedendolo giocare poche volte. Atletismo, tiro, difesa, braccia lunghe e velocità di spostamento laterale, fisico che lo rende versatile per giocare in più posizioni e marcare diversi tipi di giocatori, capacità di coprire bene le corsie nella transizione e posizionamento per il rimbalzo. Queste le sue principali caratteristiche che lo rendono giocatore prezioso per ogni team, giocatore che vicino ad un'altra stella consolidata in questo contesto dei Pacers, potrebbe aiutare Indiana a sognare in grande.
Ma a giocare a favore di George nella scelta a chi assegnare il premio, sono accorsi almeno tre fattori che lo incoronano sicuro vincente. Primo, il suo gioco si è elevato talmente tanto, non solo in cifre, da farlo annoverare oramai come una stella NBA, basta che si mantenga a questi livelli. Secondo, il suo modo di giocare ha oscurato l'ingrata sfortuna di avere Granger ai box, facendo cominciare a discutere su come collimare i due al rientro di quest'ultimo. Infine, terzo, ma di sicuro non di minore importanza, il record di squadra si è mantenuto ad alti livelli e di sicuro il contributo di George è stato più che sostanziale.
Il punto più infuocato è sicuramente il secondo. Indiana è oramai una squadra in rampa di lancio che aspetta che anche Hibbert faccia l'ultimo scalino che gli manca e poi con un egregio playmaker da aggiungere ai ranghi si può pensare di fare ancora più del bene fatto e provare a scalare qualche gerarchia. Il rientro di Granger, potrebbe spezzare le alchimie trovate in una formazione con George più ala piccola di raccordo che guardia? In un certo qual senso la domanda si può porre viste anche le posizioni in campo, ma se si pensano alle caratteristiche di entrambi i giocatori si vede subito che possono essere complementari, tutto sta a trovare il giusto assetto tattico. Granger ha una struttura fisica che lo porta a poter giocare anche da quattro in una squadra che può correre e non soffrire a sua volta lunghi veloci. Si potrebbero (e forse potranno) vedere schieramenti "misti" con George guardia e Grander ala piccola, o George ala piccola con Grander ala grande, quando o West o Hibbert riposano, o magari giochi che li interscambino di posizione facendo "uscire di testa" gli avversari in marcatura.
Questo sarà di sicuro un bel nodo tattico sul quale l'allenatore dei Pacers forse si dovrà districare e sarà anche molto interessante vederlo sciolto, ovvero risolto in campo.
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