Uno il mese di gare
che è dovuto trascorrere per riuscire a portare a casa una vittoria. Uno,
finalmente, dunque, il simbolo della W nel record stagionale dei Wizards. Dopo dodici
sconfitte, anche nella capitale degli Stati Uniti arriva la vittoria. NBA.com
giustamente nota come siano passati in realtà sette mesi e due giorni
dall’ultima vittoria ufficiale del team, ma ci sono stati i mesi di pausa quindi
tale valore assume un significato puramente statistico e null’altro. Inutile
infierire, già un mese non è proprio poco roba…
Due su diciannove, i tiri segnati su quelli tentati da
Bargnani contro gli Spurs. Va bene che contro c’era una signora difesa, che
contro tra i lunghi hai Timothy Duncan e che una giornata storta capita a
tutti, ma è anche vero che erano 25 anni che un giocatore NBA che tentasse
tutti quei tiri non segnasse nemmeno 5 punti. Era dal lontano 1986, infatti. Il
passato ritorna sempre.
Tre alla scena andata in onda al termine del secondo quarto
tra Brooklyn Nets e Boston Celtics. Una rissa tra Rondo e Humphries sedata, per
modo di dire, dagli altri compagni di squadra. Alcuni di loro se le davano invece
di placare gli animi, vedi Garnett con Wallace. Una scena che ogni tanto
ricompare sul palcoscenico NBA ma che non è richiesta dagli spettatori, né
tantomeno nella sceneggiatura, in realtà non dovrebbe nemmeno accadere dietro
le quinte. Che il sipario si chiuda per il primo atto…
Quattro e qualche millesimo i secondi che ha impiegato
Danilo Gallinari per concludere, positivamente, un coast to coast. Dopo soli 4
minuti di gioco infatti, Danilo prende un rimbalzo difensivo e parte in
palleggio facendosi tutto il campo marcato da Metta (non da solo dunque) e
chiudendo con una schiacciata in mezzo a due maglie giallo-viola con scritto
dietro Howard e Gasol (non proprio due signor nessun), che hanno provato ad
intasargli l’area per costringerlo a scaricare la palla. Il tutto in 4 secondi
e spiccioli. Non ti curar di loro ma guarda e non passare.
Cinque le lettere dell’appellativo Magic (Johnson), cinque
le lettere che compongono il cognome di Rondo e soprattutto cinque i secondi
che ci vogliono per buttare al vento tutto quello fatto finora. La disputa con
Humphries è già stata trattata, ma da quel gesto è conseguito anche un altro
evento, molto più leggero e meramente statistico, che perciò andava diviso
dall’altro, ma che doveva essere comunque segnalato. Con quell’atto, il play dei Celtics è stato
buttato fuori dopo soli 17 minuti in campo ed ha dovuto così interrompere la
sua striscia di assist in doppia cifra che oramai aveva toccato quota 37 gare.
Aveva raggiunto Stockton in seconda posizione e con altre otto partite poteva superare
Magic Johnson e divenire primo da solo. Per come stava giocando ci sarebbe
riuscito quasi certamente ed invece ha buttato tutto all’aria. “Rondo a
capriccio” suonava Beethoven… Che il sipario si chiuda per il secondo atto…
6° il grado della scala Mercalli fatto registrare dal
terremoto Larry Sanders. Si è abbattuto sui T-Wolves seppur lo scossone non sia
stato così forte visto che Minnesota non ha subito danni in termini di
risultato finale. Ma Sanders ha messo comunque a soqquadro la situazione con
una tripla doppia improvvisa fatta da 10 punti 12 rimbalzi e 10 stoppate, di
cui 5 nel solo primo quarto (!). Era dal 1973 che non succedeva, l'ultima fu di Kareem Abdul-Jabbar. Ripercussioni del terremoto anche per i Celtics (con più danni visto che i Bucks hanno vinto) che
hanno registrato da Sanders 18 punti e 16 rimbalzi con 5 blocchi. Che abbia dato una bella scossa anche ai suoi Bucks e rimodellato le crepe in roster?
Sette all’ankle- breaker di Joe Johnson che ha messo in
ginocchio un grande campione come Paul Pierce. In una gara tutt’altro che priva
di colpi inattesi (in tutti i sensi), perlomeno viene messo sul palco anche uno
spettacolo di tecnica del palleggio, uno spettacolo che riguardi il basket
giocato. Che sia fatto da Johnson a Pierce o da Pierce a Johnson, poco importa,
l’importante è che la sceneggiatura sia questa e non l’altra. Che il sipario
resti aperto al terzo atto…
Otto gli uomini in doppia cifra per i Cavs nella sconfitta
di misura contro i Blazers (e più addietro nella sconfitta di misura contro gli
Heat). Nella scorsa gara avevano vinto contro gli Hawks che venivano da una buona
serie di W consecutive, sempre facendo registrare più di cinque uomini oltre i
10 punti segnati. Nelle partite perse non all'ultimo invece, solo un paio di eletti
riescono in quest’atto. E’ chiaro che senza Irving, non avendo un go-to-guy di
striscia devono giocare così per vincere, ma sembra che riescano a giocare solo
estremizzando questa statistica, o tanti uomini o pochissimi. O tutto o niente.
Nove a David West. In questo inizio particolare dei Pacers
in cui si attendevano grandi cose da Granger, Hibbert e George, lui sta
producendo delle prestazioni importanti. Con Granger assente giustificato e
Hibbert assente ingiustificato, si attendeva la consacrazione di Paul George,
che sta giocando bene ma a tratti, ancora privo di una continuità sufficiente.
Cosa invece che non sta mancando a West che si è fatto carico della squadra e
sta offrendo eccellenti prestazioni, che non meritano il dieci solo perché i
Pacers alcune di queste gare le hanno comunque perse. Per lui si parla di 23,3
punti di media con 9,7 rimbalzi e addirittura 4,7 assist, un ottimo bottino per
un giocatore che di professione fa il lungo e non ultimo tirando poco sotto il
60% dal campo (statistiche delle gare di questa settimana). Che West sia in questo momento la direzione giusta?
Dieci alla “doppia” magia di Batum nella gara contro i Cavs.
Una e mezzo a dire la verità, a causa di un tempo che non ha giocato a suo
favore, ma che comunque risalta quanto è stato freddo se ha il pallone della
vittoria tra le mani. La cosa più straordinaria è che le due giocate le ha fatte
nel primo e nel secondo tempo supplementare. Con la gara in pareggio anche alla
fine del primo supplementare, i Blazers avrebbero l’occasione per chiudere i
giochi. La tripla tentata si spegne però sul ferro ed arriva in modo sporco
nelle mani di Batum che fa un mezzo giro in aria tirando al volo e segnando.
Solo il replay lo ferma dall’essere l’eroe di giornata, visto che quando
rilascia il tempo era scaduto di circa mezzo secondo. Ma la serata per lui non
finisce qui, quella conclusione riuscita a metà è solo il preludio a quello che
è successo dopo, ancora più importante, ancora più difficile. A due secondi dal
termine del secondo supplementare i Blazers hanno ancora la palla ma questa
volta sono sotto di due. Il pallone dalla rimessa arriva al francese che si
alza subito e spara da tre firmando il clutch shot che lascia soli 0.2 secondi
ai Cavs, che poco possono fare. Come a dire, Nicholas visto che ci sei batti
due colpi.
Numero Jolly: 40 su 77 i punti segnati da un Bryant influenzato,
nella gara persa contro i Pacers. Non sono bastati i 40 punti di Kobe però,
visto che il resto della squadra ha prodotto complessivamente 37 punti, 3 punti
in meno a quelli prodotti dal solo Black Mamba. Ma non è solo colpa degli
altri, anzi, trasformare Kobe in un play mascherato non può essere la
soluzione, non tanto per la tripla doppia particolare raggiunta dal 24 con 10
palle perse, ma più perché Mr.81 è un giocatore che tende a tirare (e a
segnare), ma che non lo si vedrà spesso far girare la palla con continuità come un
play, non a caso è abbastanza strano vedere una squadra di D’Antoni segnare soli
77 punti. Difatti nell'ultima gara, la circolazione di palla è stata migliore ed anche la varietà del gioco e hanno superato i 100 punti. La cura di D’Antoni però non sta funzionando molto bene al momento seppur non sia ancora giudicabile visto che manca il pupillo del baffo, Nash. Quel Nash da
poco elogiato pubblicamente dal coach, che ha confessato il suo rimpianto di
aver lasciato i Suns per i Knicks, non potendo così più allenare un giocatore
come il play canadese. Ora l’ha ritrovato ai Lakers. Ritorno al futuro.
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