Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

sabato 28 gennaio 2012

I problemi dei New York Knicks

Che i Knicks avessero alcune lacune è lampante, ma ad inizio stagione regolare non ci si aspettava di certo che potessero avere un inizio tanto zoppicante con mostruosi alti e bassi. Il talento in quel del Madison Square Garden non manca di certo, ma sono altri i fattori che hanno reso difficile questo inizio stagione. La squadra così com'è già vale molto ma ci sono delle problematiche che non gli permettono di spiccare il volo.
Proviamo ad analizzare i principali punti per i quali New York per ora non riesce ancora ad emergere, trovandone delle volte anche le soluzioni:

1. Manca un play. Sarà retorica, ma senza qualcuno che detti i tempi quando non si riesce a correre, o anche solo uno che può lanciare una giocata illuminante, non si va da nessuna parte. Nessuna squadra può crescere al massimo senza un giocatore ragionatore che sappia passare oculatamente e cogliere i giusti tempi. Il giovane Shumpert può crescere nel ruolo, è alto e sa giocare, ma non ha l'istinto del play e poi deve maturare; Douglas, Walker e tutti quelli adattati al ruolo sono per l'appunto ripieghi forzati. I Knicks avrebbero Bibby e Davis, ma il secondo non può giocare per ora ed il primo non sembra più adatto al gioco sparato che vuole coach Mike D'Antoni, anche se è da sottolineare che è sicuramente un valido elemento dietro le quinte capace di aiutare le giovani leve a maturare sotto ogni profilo legato al playmaking.
Prendere un buon play sarebbe utile per molte cose a cominciare dai pick 'n roll con Stoudemire quest'anno non più devastanti come invece il lungo sa fare.


2. Il gioco di passaggio molte volte sembra forzato con soluzioni troppo spesso create individualmente e prevedibili. A metà campo spesso e volentieri si vedono isolamenti e giocate solitarie. Si può vedere in molte occasioni come una serie di passaggi porti all'uno contro uno, spesso Anthony prova a risolvere la situazione in tal senso,  ma prendendosi una marea di possessi non può risolverli tutti. La verità è che a metà campo il gioco è lento e poco vario e se la palla gira poco quando la difesa è schierata, non è sempre facile trovare un tiro comodo. E quando non si è organizzati è anche difficile sapere dove farsi trovare e quali i punti nevralgici per spaccare una difesa.


3. La difesa si muove nello stessa direzione del punto 2. Delle volte con il gioco in velocità sai che dovrai concedere canestri che non puoi evitare perchè non sempre la difesa riesce a schierarsi velocemente, ma nella maggior parte dei possessi sembra quasi una difesa individuale, legata non come dovrebbe essere ad un'armonia di squadra dove tutti devono muoversi nei giusti momenti anche quando lo schieramento è ad uomo. Chandler fa il suo e si impegna, spesso anche gli altri si impegnano ma i problemi difensivi sono di fondo, non le semplici "defaillance" di turno, che comunque ci sono. 


4. La stampa newyorkese pressa molto e non crea di sicuro un'aura positiva attorno al team. Spesso le critiche spronano, ma i giornali di New York non sono proprio pochi, e il disappunto cresce soprattutto perché ci si concentra su ogni dettaglio, e come è giusto nel giornalismo si analizza tutto. E' per l'importanza della "piazza", ma di sicuro non tutti reggono alla pressione.


5. La panchina è veramente corta e priva di talento. Togliendo un paio di elementi, due o tre discreti, per il resto c'è l'abisso, a cominciare dal settore lunghi del tutto carente nei cambi. D'Antoni sopperisce giocando con Anthony e Stat nei due ruoli di lunghi quando esce Chandler, ma almeno un discreto mestierante che uscendo dalla panchina porti nei suoi pochi minuti intensità, rimbalzi e difesa, serve eccome.      

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