I fatti, i momenti, gli eventi, gli aneddoti che si verificano in una settimana di NBA sono tantissimi ma alcuni di loro sono più significativi o più singolari di altri, quelli che possono da soli rappresentare in sintesi quanto è accaduto in quei giorni. Terminata anche la sedicesima settimana di Regular Season, si torna con la settimana NBA da 1 a 10, più una variabile jolly a seconda di quello che succederà nei 7 giorni.
Un, due, tre… partita delle
stelle. Per fare posto ai commenti su questa eccezione della Regular Season,
l’NBA da 1 a 10 è stata spostata per questa settimana a Mercoledì. Restiamo
volutamente incentrati sui fatti della settimana escludendo dunque gli eventi
dell’ASG, già trattati negli scorsi articoli.
Due alle parole di David Falk.
Difficile capire cosa possa essere passato nel cervello di uno degli agenti più
importanti del panorama NBA, il fatto di essere l’agente di Jordan già dice
molto, fatto sta che esistono modi e modi per dire le cose e gli agenti in
questo sono bravissimi. Falk lo è stato molto meno con John Wall, usando parole
amare su di un giocatore che da quando è tornato a comandare i Wizards, il team
ha rivisto la luce e le vittorie. Ingeneroso dunque sparare a salve sul play,
paragonandolo ad Irving e dicendo che seppur Wall sia decisamente più atletico,
Irving sia invece migliore. Nulla di male se si esprime in termini di giudizi
di valore, anche soggettivamente parlando si può essere d’accordo, ma il modo
andava cambiato, soprattutto perché il giorno dopo sono arrivate prontamente le
scuse pubbliche di Falk. Poteva essere gestita meglio.
Tre secondi di silenzio, prima di capire
che quello era proprio un tiro libero e non era un’inquadratura sbagliata o un
effetto ottico. Ci riferiamo all’airball singolare dalla linea della carità
effettuato da DeAndre Jordan contro i Lakers. Solitamente in un free throw, un
airball prevede una parola dritta ma che non arriva al ferro. Il tiro del lungo
dei Clips è andato invece totalmente storto. Vedere l’immagine del post per
credere…
Quattro i punti di Kobe Bryant
contro i Suns. Mai in carriera Kobe aveva segnato così poco giocando almeno 27
minuti in una gara. Poco importa per il Mamba visto che ha contribuito passando
la palla (9 assist), aiutando così L.A. a raggiungere una W che in questo
periodo di crisi è tanta roba.
Cinque i mesi che sembra dovrà
ancora attendere Bargnani per poter vestire una nuova casacca. Cinque, dunque,
ancora, i mesi che l’italiano avrà per salvare un rapporto che sembra ormai
logorato e difficilmente sanabile. O almeno cinque i mesi per rialzare il suo valore
di mercato. Questo sperano a Toronto, che vorrebbero poter ricavare più di un
Boozer avanti con l’età o di un Ben Gordon od ancora più di un pacchetto di qualche
giocatore in scadenza. Per questo motivo la telenovela sembra debba continuare
invece di trovare una fine a un giorno dalla deadline. In fondo perché
rimandare a domani quello che si può fare dopodomani?
Sei giorni ci ha messo Carmelo
Anthony a tornare dall’infortunio e a giocare persino l’ASG con risultati
notevolissimi (26 punti e 12 rimbalzi). Dalle parti dei Knicks ci si
preoccupava del fatto che Melo giocasse l’All Star Game, in quanto non lo si
voleva rischiare in una partita inutile. Tranquilla New York una mela al giorno
toglie il medico di torno… pensa una Grande Mela…
Sette le scollinate di LeBron
oltre i 30 punti. Il record raccontato qui nel link, si
è interrotto, visto che ha tirato col 58,3%, ma ne ha comunque fatto un altro. Era
dai tempi del compianto Chamberlain che non si vedevano sette gare consecutive
oltre i 30 punti fatti da un singolo a ridosso dell’ASG.
Otto le lettere che compongono il
cognome Turkoglu. Questa settimana il giocatore turco è stato trovato positivo
al test riguardo il doping con conseguente squalifica di 20 gare. Questo significa
quasi stagione finita per lui visto che quando tornerà mancheranno 14 partite
alla fine della RS e dunque, alla fine delle partite per i Magic. Hedo che fino
ad ora aveva giocato solo 11 gare, tra l’altro stava anche giocando malino
visti i soli 3 punti di media raccolti per un giocatore che pesa nel salary 12
milioni annui per i prossimi due anni. Il naufragar gl’è dolce in questo mar.
Nove minuti e mezzo di follia per
i Lakers nel derby contro i Clippers. Ci sono voluti ben nove minuti del primo
quarto prima che i losangelini capissero che forse era meglio marcare in
maniera diversa Blake Griffin. L’ala grande dei Clips sembrava avesse portato
una serie di gemelli nascosti a giocare con lui, visto che il parziale di 10-0
d’apertura era firmato: Griffin 10-Lakers 0. Inoltre ha avuto la possibilità di
segnare altri 8 punti prima che gli avversari cominciassero a chiuderlo in
maniera differente. La famiglia Griffin è qui.
Dieci i titoli vinti dai Lakers
sotto la sua gestione. Parliamo del visionario owner dei losangelini, Jerry
Buss, spentosi ieri all’età di 80 anni. Dieci che non può non essere anche il
voto alla sua carriera da proprietario, capace di creare le dinastie vincenti
dei Lakers, capace di portare gente come Magic Johnson, Jabbar, Worthy, Shaq e
Bryant in California e ispiratore di quei Lakers “era showtime” voluti da lui
perché il basket doveva e deve essere divertente. A tutto ciò si aggiungono
anche i due titoli vinti con la WNBA e la capacità di portare nella sua
franchigia Lisa Leslie e Candace Parker. Un Hall of Famer, un vincente, che si
è dovuto arrendere solo al cancro.
Numero jolly: 21 punti in 16
minuti (!) per Billups. Anche lui, come Griffin, ha avuto una notte magica nel
derby contro i cugini.
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