I fatti, i momenti, gli eventi, gli aneddoti che si verificano in una settimana di NBA sono tantissimi ma alcuni di loro sono più significativi o più singolari di altri, quelli che possono da soli rappresentare in sintesi quanto è accaduto in quei giorni. Terminata anche la quarta settimana di regular season, visto l'arrivo della Domenica, si torna con la settimana NBA da 1 a 10, più una variabile jolly a seconda di quello che succederà nei 7 giorni.
Uno il segno di spunta sulla casella del totale delle
triple doppie di Kevin Durant in carriera (25 punti 13 rimbalzi e 10 assist per
lui, a metà gara era già in doppia doppia con 13 punti e 10 rimbalzi). Prima
della gara contro i Warriors di questa settimana, infatti, non era mai
riuscito a realizzarne nessuna ed è un po’ particolare visto che stiamo
parlando di uno dei primi tre giocatori al mondo.
Due i record di carriera (non di singola partita) in questa
settimana : quelli di Haslem e Gasol. Il primo durante la settimana è diventato
il miglior collezionista di rimbalzi in tutta la storia della franchigia di
Miami, superando Alonzo Mourning fermo a 4807. Lo spagnolo invece, ha
scollinato i 15000 punti in NBA, divenendo il decimo internazionale a
riuscirci. Prima di lui figurano: Olajuwon (Nigeria); Wilkins (Francia); Ewing
(Giamaica); Nowitzki (Germania); Duncan (Isole Vergini); Blackman (Panama);
Nash (Sud Africa, Nash è di Johannesburg seppur si parli di lui facendo
riferimento alla sua più famosa nazionalità canadese); Vandeweghe (Germania);
Schrempf (Germania). Record in aggiornamento…
Tre le sconfitte consecutive dei Chicago Bulls e record
sotto il .500 (oggi riportato al .500). Cifre sconosciute nell’era Thibodeau,
che fino ad ora non aveva mai visto i suoi Bulls perderne tre in sequenza.
Sicuramente moltissimo è dovuto all’assenza di Rose, ma bisognerebbe ugualmente
riuscire a fare meglio perché il resto del team non è poca roba e il coach non
è l’ultimo arrivato. E’ il momento che Thibodeau cominci a prendere il toro per
le corna.
Quattro le partite finite al supplementare in una sola notte
di gare (!) (ben 8 gli OT in questi 7 giorni). Una serata al cardiopalma, dunque,
che ha evidenziato per la prima volta una Washington più caparbia, ma che ha
perso ancora ed un’ Oklahoma andare a vincere contro la squadra che assieme a
Memphis era la più in forma in quel momento, i Los Angeles Clippers. Il tutto
qualche ora prima che iniziasse il Thanksgiving Day, bel modo di iniziarlo ringraziando anche loro per
lo spettacolo offerto.
Cinque i possessi consecutivi dei Raptors nel finale di gara
contro Charlotte, per cercare il canestro del sorpasso e della vittoria. Tutti
e cinque falliti. Prima ci prova DeRozan, poi su rimbalzo offensivo preso ci
tenta…De Rozan, recupero di palla ancora una volta e tentativo di Calderon con
una tripla che prende il ferro, palla ancora Raptors e sorprendentemente prova
la penetrazione… DeRozan. Fallo. Rimessa laterale e tiro costruito per Bargnani
che prima di tirare deve fare un mezzo giro per mettere bene i piedi a terra,
il tiro, così, arriva debole (per stessa ammissione della NBA c’era fallo su
Andrea non fischiato che avrebbe probabilmente cambiato le sorti del match) e
non tocca neanche il ferro. Quello che invece vorrebbero toccare in Canada per
scacciare il malocchio del cinque visto che dopo la settimana scorsa (nel week 3 di questa rubrica), continua lo scoglio del cinque per i canadesi. E’ il
momento che Bargnani & co si “facciano venire i cosiddetti cinque minuti”…
Sei le settimane di stop, al massimo, per Stephen Jackson,
dopo la frattura del dito della mano destra, seppur i tempi possano anche
accorciarsi di molto se le cose vanno al meglio. Dopo aver intercettato un
passaggio da oltre l’arco di Caron Butler, si è fiondato sul pallone vacante subendo
l’infortunio. Ha provato a giocare ma Captain Jack ha dovuto ben presto
abbandonare la nave per il dolore.
Probabilmente col senno del poi, considerando che era ad inizio gara,
avrà pensato da buon Captain Jack : “Lo avete visto? Perché col cavolo che lo
rifaccio”.
Sette all’anziana signora seduta in prima fila nella gara
tra Thunder e Clippers, per aver resistito a due pallonate rimediate durante l’incontro.
Prima un siluro dritto sulla sua fronte, a seguito di un passaggio sbagliato di
Durant, poi è “stata attaccata” alle gambe da una palla vacante. Si è anche
fatta una grossa risata alla fine del match, si del suo però…
Otto come il suo numero di maglia, otto come la streak di W
di Memphis interrotta in cui è stato il maggior mattatore, ma soprattutto otto
al capolavoro che ha fatto nel finale contro per l’appunto i Grizzlies.
Parliamo di Danilo Gallinari. L’italiano non solo ha fatto registrare 26 punti,
ma con due giocate praticamente consecutive, nel finale ha messo a sedere la
squadra che fino ad allora era la migliore per record in NBA. Sul 93-92 Denver,
a meno di un minuto dal termine, Memphis controllava il possesso per il
potenziale vantaggio. Danilo intercetta un passaggio e conquista la palla per i
suoi. Sull’altro lato del campo, uno scarico dalla penetrazione di Ty Lawson,
trova le mani di Gallinari, che segna la tripla del +4 che chiude i giochi. Il
Gallo sembra essere riuscito a svegliare definitivamente la squadra. Ma sarà
tornato a cantare con continuità oppure si scorderà ancora di mettere la
sveglia nei giorni a seguire?
Nove le triple di Paul George su 13 tentativi, nella gara
vinta dai Pacers contro gli Hornets. Ha battuto il record franchigia di triple
messe a segno in una sola gara, fatto da Reggie Miller. Nessuno meglio di lui nella
storia dei Pacers insomma. Ora che Granger è fuori e prosegue l’immobilismo di
Indiana sul mercato per sostituirlo temporaneamente, per George sarebbe il
momento ideale per fare quello step in più, visto che le qualità le ha tutte. Sta
a lui dimostrare che questa grande performance non è stato solo il sogno di una
notte di mezzo autunno.
Dieci le W portate a casa dagli Heat in tredici incontri.
Gli unici a riuscirci nella Eastern Conference ed al momento hanno anche una
striscia di quattro vittorie di fila. Dopo un mese in cui hanno fatto tanto ma
sempre poco perché sono i campioni e ci si attende sempre qualcosa in più, quel
qualcosa è arrivato, la consapevolezza e la dimostrazione di quanto già si
pensava in partenza: se giocano come possono, ad Est non hanno rivali (sempre
che non giochino come contro i Knicks di qualche tempo addietro). Hanno gli uomini per i finali tirati, non
ultimo l’arrivo di Ray Allen (vedere la rimonta di stanotte contro i Cavs per
farsi una piccola idea) ed almeno altri nove uomini che possono tranquillamente
entrare nelle rotazioni con abbondanti minutaggi (dieci anche in questo). Tra
cui ovviamente c’è LeBron, da settimane stabile anche per quest’anno come favorito
numero 1 all’MVP, mai menzionato in questa rubrica solo perché quelle cifre che
registra sono quasi consuetudine per lui e da lui sono attese tutte le sere. Si
perché anche con quel roster, gli Heat non potrebbero vincere un altro titolo senza
di lui. In fondo si sa, da grandi “poteri” derivano grandi responsabilità.
Numero jolly: 11 gli anni di carriera che sono serviti a
Samuel Dalembert per segnare la sua prima tripla in NBA. E’ successo contro gli
Heat e ha riempito la retina, tra l’altro, con un tiro da oltre l’arco tutt’ altro che semplice, considerando che aveva le mani di Bosh in faccia. Scusate il ritardo…
Condividi
Related Posts : Allenatori,
Andrea Bargnani,
Danilo Gallinari,
Kevin Durant,
LeBron James,
Miami Heat,
Pau Gasol,
Paul George,
settimana NBA da 1 a 10,
Stephen Jackson,
Toronto Raptors,
Udonis Haslem
Npr "nota per il\i redattore\i :
RispondiEliminasi scrive palla "vagante" non "vacante" :)
Ciao, in realtà si può scrivere in entrambi modi dato che sono termini simili che però hanno una sfumatura di significato diversa. Vagante, ovvero che vaga; vacante, ovvero priva di titolare, non occupata. Ciao :)
RispondiElimina