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giovedì 11 luglio 2013

Cavs-Bynum, due storie che si intrecciano con un comune obiettivo: Tornare al top

Dopo aver ascoltato le varie proposte pervenutegli, Andrew Bynum si è lasciato convincere dai soldi e dal progetto Cavs, che hanno scommesso sul grande talento del ragazzo sorpassando la sua conosciuta "capacità" di calamitarsi gli infortuni. In realtà i Cavaliers si sono cautelati, costruendo un contratto ad hoc per il centro, un accordo che richiama si un biennale ma con una team option e soprattutto saranno anche $12 milioni di dollari l'anno ma nella prima annata sono garantiti solo la metà, che possono divenire completi nel caso Bynum calchi il parquet per un tot numero di gare, declamate sul contratto. 
Ma i Cavs e Bynum sono uniti non solo da un pezzo di carta ma anche da un trascorso che ha linee guida comuni, che nonostante rappresenti due mondi diversi, quello societario e quello del giocatore, essenzialmente è una sola storia, quella di chi ha assaporato la possibilità di avere il meglio ed esserselo visto sfilare davanti agli occhi nel momento migliore lasciando solo la scia del profumo, che non appaga. Quello di chi vuole provare a rivivere la stessa situazione ma cambiandone il finale.


Solo circa un anno fa, precisamente il 10 Agosto del 2012, Bynum, per la prima volta in carriera, cambiò casacca per passare a Philadelphia in uno scambio complesso ma essenzialmente molto remunerativo in termini di acquisti per tutte e quattro le squadre coinvolte. Quello scambio, che solo un anno fa era per i più considerato "meno conveniente" per i Magic, ad oggi è risultato fruttuoso solo per la franchigia di Orlando, visto e considerato che le altre pedine di spessore coinvolte (Iguodala, Howard e Bynum appunto) hanno già cambiato team.  
Ma Philadelphia nel momento stesso in cui acquistava Bynum, vedeva il lato positivo, vedeva quel centro potenzialmente devastante, proprio capace di essere il rivale più accreditato a scalzare il ruolo di centro più dominante ad Howard. Purtroppo per loro, così come il cristallo è tanto magnifico quanto fragile, anche Bynum così tanto talentuoso si è portato dietro la sua debolezza, ovvero i suoi cronici problemi di infortuni, riuscendo poi a rompersi anche mentre giocava a bowling. La sua maglia numero 33 rimarrà solo un prodotto in cantina per i Sixers, canotta che non si è mai vista in una partita ufficiale e che probabilmente mai vedremo nonostante un anno di permanenza e tanti soldi nel conto bancario del giocatore.
Ora però per Bynum, è il momento di centrare l'unico obiettivo possibile, tornare al top, tornare a farsi considerare tendenzialmente uno dei migliori lunghi della Lega.

Per i Cavs la storia è più lunga, e si torna sempre lì, quando un numero 23, anzi il loro numero 23, scelse di cambiare aria avendo compreso che per vincere nell'immediato doveva lasciarsi casa alle spalle, purtroppo però il team non aveva il piano di riserva al suo addio e finì a nuotare da solo in cattive acque senza neanche il miraggio di una scialuppa di salvataggio.
L'arrivo di Kyrie Irving, la possibilità di poter scegliere negli ultimi anni sempre in alto al draft, così da potersi portare a casa i vari Thompson, Waiters e da quest'anno Bennett, hanno riportato fiducia attorno alla squadra che ad oggi punta a tornare al top, costruendo attorno a giovani dalle forse magnifiche prospettive e credendo magari anche di poter ingolosire così il vecchio "Re" tanto odiato quanto desiderato da una città che molto probabilmente imparerebbe a riamarlo.

Ma in queste due storie quasi filmografiche, costruite attorno ad uno stesso filo narrativo (quello di una vetta sfiorata ma mai scalata ma con una seconda possibilità da vivere), c'è un finale ancora da scrivere che potrebbe essere intrecciato, ovvero di un Bynum che si lascia alle spalle il nefasto passato di reiterati infortuni e diventi il pezzo mancante di un team che ritorni a vedere i playoff non come un punto di arrivo, ma come un punto di partenza, sempre nell'attesa di capire se quello spot di ala piccola sarà forzatamente riempito dal talentuoso ma forse più ala grande sottodimensionata, Anthony Bennett, o rivedrà un vecchio padrone... 

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