Dichiarazioni di facciata o meno, non si saprà mai e in realtà non è neanche facile immaginarlo. Questo perchè è naturale credere che le parole possano essere dette visto che ora è ai Clippers e non da Bryant &co e ancor di più naturale sarebbe essere contenti di finire in un team dove c'è la storia, dove c'è Bryant, dove ora c'è Howard e dove c'è Gasol. Ma i motivi per scegliere i Clippers possono essere comunque interessanti e non sottovalutabili per la testa di un giocatore nel pieno della carriera e non al suo tramonto e che quindi cerca il titolo ma non da comprimario. Essere dei Clips oggi per lui significa essere il leader di un bel team (e non il secondo come sarebbe ai Lakers), il gestisci palloni (vedi prima) ed essere parte di un progetto a lungo termine (i Lakers sono un progetto da tutto e subito vista l'età avanzata dei suoi uomini, come a dire cavalchiamo l'ultima grande onda) e poi significa anche non essere compagno di squadra di Gasol, dopo il "bisticcio" passato.
Il fatto che si possa oggi solo pensare, od avere dubbi che alla fine a Paul non sia andata proprio così male, è sintomo che dalle altre parti di L.A. qualcosa stia cambiando, crescendo. Il team ottimamente sviluppato l'anno scorso quest'anno è stato decisamente limato. Si è capito che roster vincenti sono tali non solo con tanti giovani da far crescere, ma ci vogliono anche i giusti veterani pronti a fare la cosa giusta al momento giusto. In tal senso Butler, Odom, Crawford, Hill ed il rientrante Billups alzeranno l'impatto della franchigia in post season. Un team che ha dunque mischiato le giovani star con gli esperti e che per questo hanno fatto ancora uno scalino in più.
Le star oggi si chiamano Paul e Griffin, ma anche Billups, ed è da qui che si snoderà il gioco, ma centri come Jordan che fanno sentire il corpaccione in area nella fase passiva e la loro presenza in attacco, non sono più molto semplici da trovare in NBA e per questo anche lui è un grande tassello, seppur non un fenomeno, da cui porre le basi. Tutti uomini dell'anno passato quest'utlimi, è vero, ma tutti con un anno in più di esperienza playoff e tutti con un anno in più di alchimia alle spalle. E qui entrano poi in gioco i veterani citati, che allungheranno la panchina molto più che discretamente.
Se Paul, Billups, Butler, Griffin, Jordan saranno, a meno di sorprese, ancora lo starting five, quest'anno ci saranno anche i punti di Crawford ad alzare la vena realizzativa delle seconde linee, come ci saranno anche due che se limitano i propri minuti in campo possono ancora fare la differenza: Odom e Grant Hill. Gomes e Bledsoe chiudono e ringiovaniscono (anche se Gomes non è proprio più un giovincello) una panchina vecchia ma solida. Un centro di ricambio sarebbe gradito, posto che con ogni probabilità sarà del buon vecchio mestierante Turiaf, usato sicuro seppur un pò pochino. E' chiaro che manca il pivot tiratore in grado di tirare in allontanamento dal pitturato, problema di non poco conto se si vuole liberare l'area per le penetrazioni. E' anche vero che i tiratori non mancano e che sarà una soluzione abbastanza usata visto l'area spesso e volentieri intasata. L'idea del doppio play dovrebbe smorzare tale impatto, vista l'imprevedibilità che Paul e Billups sanno e possono dare. Facile poi pensare che la squadra correrà parecchio e quindi eluderà il problema del centro stazionario sotto le plance, per i soliti alley-oop della premiata ditta Griffin e chiunque gliela alzi anche solo un pò dalle parti del ferro.
Se si riuscirà ad ovviare e a mascherare i difetti, possono tranquillamente essere tra le prime tre migliori formazioni "normali", il problema vero sta proprio qui, che ci sono almeno tre squadre che come ti muovi non puoi raggiungere quest'anno e tra loro ci sono anche i Lakers, quelli di Nash a play, non di Chris...Ma a lungo andare la situazione potrebbe cambiare.
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