In quel di Dallas si tende a guardare il bicchiere mezzo
pieno anziché quello mezzo vuoto. Le partenze di Kidd e Terry, pesanti non solo
per la classe dei due ma soprattutto per l’amalgama perfetta con il sistema di
squadra e per l’utilità di emergere con le proprie giocate quando conta, hanno
lasciato spazio al nuovo che avanza.
Nella fattispecie a sostituire i due veterani sono arrivati
due giovani con comunque qualche annetto di NBA sulle spalle e le credenziali
per crescere e migliorare la formazione texana: Collison e Mayo.
Tutti e due sono giocatori di medio-alto livello, pronti ad
emergere in ogni momento ma finora mai con la giusta costanza e personalità da leader da rendergli uno
status individuale migliore. Collison e Mayo potrebbero davvero fare il salto di qualità nel sistema di gioco che propone Carlisle, portandosi quindi a quel piano superiore che le qualità che si intravedono nei due imporrebbe.
E poi altra cosa importante per l'immediato è il fatto che Dallas ora è più atletica nel backcourt e possibilmente può credere che questo porti a non soffrire più di tanto le accelerazioni e la resistenza delle guardie avversarie come qualche volta è capitato l'anno passato in alcune situazioni di fase passiva.
Ma quello che forse inciderà maggiormente sarà un altro
arrivo. Non si parla prettamente di qualità tecniche e fisiche (anche se ci
sono), ma di sostanza e sicurezza per sopperire alla grande mancanza dello
scorso anno. Chris Kaman infatti si congiunge col suo compagno di reparto nella
nazionale tedesca (ovviamente Dirk Nowitzki) per cercare di cancellare la
sofferenza della scorsa annata nel non avere un vero centro definibile tale,
dopo aver avuto Tyson Chandler a presenziare l’area. Nowitzki potrà sentirsi
più libero di spaziare nel dentro fuori e si potrà rivedere un gioco di post
basso alternato tra i due lunghi. L’amalgama tra i due “tedeschi” è di
bell’auspicio viste le caratteristiche piuttosto più che propriamente complementari,
ben adattabili, con entrambi capaci di giocare fronte e spalle a canestro ma
con nette differenziazioni (come in primis il diverso raggio d’azione e la
propensione al tiro) che ben portano Kaman a giocare da centro e Dirk nel ruolo
in cui domina, quello di ala grande.
La cosa particolare poi, è che pensando ai centri puri dei Mavs anche dalla loro fondazione (1980), Kaman potrebbe essere quello offensivamente più capace.
Sostanzialmente il lavoro fatto è stato meticoloso ed
accurato, scegliendo con cura tra le possibilità di acquisto e mirando più a
sostituire gli abbandoni e mitigare le lacune che a mescolare le carte provando
diverse vie. Un altro esempio lampante è Elton Brand chiamato a fare quello che
Odom non ha fatto ma che di fatto ci si attendeva da lui. Il fatto è che a
Dallas hanno dimostrato che a volte un gioco costruito attorno all’alchimia e
alle soluzioni ragionate può essere vincente ed esaltare magari qualcuno che
singolarmente farebbe fatica ad emergere o che magari può dare ancora qualcosa
se gestito con giusta ragionevolezza.
Il buono è stato non snaturare ma aver rinforzato una rosa
provando a ringiovanirla lasciandola comunque nelle mani della “gente esperta”.
Tanti giocatori da rotazione più o meno
importanti con molti anni di NBA nelle gambe, ma adesso anche alcuni ragazzi
vogliosi di crearsi le basi per essere in futuro loro le fondamenta da cui
costruire un nuovo progetto senza dover fare tabula rasa e ripartire.
In definitiva la loro imprevedibilità starà proprio nella
schematizzazione, solo che assolutamente difficile da leggere viste le tante
soluzioni tattiche che possono mettere in scena. Se la formazione si adatterà
presto alle modifiche e l’organico risponderà ai dettami del modello progettato
dal capace coach, non è detto che non possano essere il fastidio concreto delle
“Big Three” della Western Conference.
Coach Carlisle su questo punto è fiducioso e già ha dichiarato di vedere la propria squadra in alto a fine anno.
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