Il lento declino di uno dei migliori centri della storia della NBA, tale Shaquille O'Neal, sembrava lasciare un vuoto sia per la dominanza in campo, sia per lo stile un pò retrò di un gioco centralizzato sotto il tabellone. Ma il vuoto anche per il suo fare ironico, baldanzoso a volte velenoso e per certi versi geniale che regalava fuori dai campi di gioco. Uno che riusciva a far parlare sempre di sè sempre e che ora invece parla prevalentemente lui degli altri visto il suo nuovo impiego dietro un microfono.
Ma questa parvenza di una mancanza incolmabile, per molti è stata di durata breve perché mentre scemava l'importanza dello Shaq centro inarrestabile, saliva alla ribalta un nuovo lungo spezza inerzie, sempre più dedito alla predominanza fisica per sovrastare l'avversario di turno, sempre più dedito al gioco interno e sempre più abile nel concedere spazio a delle scenette fuori dal parquet. Magari non ha la stessa lingua tagliente di Shaq, ma Howard è sempre stato uno che sa far valere il proprio lato scenico e fantasioso anche al di là delle giocate durante una gara.
Sarà che c'è sempre bisogno di colmare dei vuoti, ma la vicinanza dei due in molti aspetti sembra sempre più sottile, anche se le differenze nello stile di gioco e nel modo di dominare ci sono eccome. Ad oggi però non si parla solo dello strapotere in campo come denominatore principale comune, né della stessa "scarsezza" al tiro libero e neanche del fantomatico soprannome "rubato" da Howard a Shaq, ovvero Superman (tra gli innumerevoli soprannomi Shaq ha avuto anche quello), ma di un destino cestistico di trafila simile.
Entrambi i giocatori si sono costruiti giocando la loro prima parte di carriera ad Orlando, magari Howard è rimasto qualche annetto in più, ma alla fine il destino, lo strano percorso degli eventi o come dir si voglia, ha voluto che si trasferisse anch'egli ai Lakers dove il suo illustre predecessore ha scritto molte pagine della storia di Los Angeles ma in generale della storia NBA. Il bello è che Howard proverà a farlo accanto alla stessa stella con cui giocò O'Neal, tale Kobe Bryant che avrà si un taglio di capelli diverso, un numero differente sulla maglietta ed una maturazione cestistica diversa (che lo ha portato ad essere lui il numero 1 negli anni) ma comunque parliamo sempre di Kobe.
Che la storia voglia ripetersi regalando un nuovo titolo ai californiani è la speranza dei tifosi della "Città degli angeli" sponda gialloviola, ma il presente per ora dice solo che DH12, nel segno di Shaq, proverà a calcarne l'impronta per vincere almeno un agognato anello. Poi Shaq andò a vincere "qualcosa" anche a Miami, ma qui probabilmente il loro iter professionistico di simil fattura si interromperà...
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