Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

lunedì 13 giugno 2011

DALLAS MAVERICKS NBA CHAMPIONS 2011 : ANALISI DI GARA 6

Sono stati i playoff delle sorprese, degli upset ed i playoff della fine di alcune dinastie.
In questo contesto suona allora familiare la vittoria contro pronostico dei Mavericks, anche loro sfavoriti alla vigilia ed anche loro più volte chiaccherati come una dinastia che si stava giocando l'ultima carta prima di lasciare il tavolo da gioco. La vittoria probabilmente avrà dato loro nuova linfa vitale, forse l'anno prossimo non dovranno ricominciare cambiando come a San Antonio, come ai Lakers, come a Boston e come ad Orlando.

Arriva così il primo titolo NBA nella storia di questa franchigia e il primo titolo per due colonne portanti dell'NBA dell'ultimo decennio: Jason Kidd e Dirk Nowitzki. Arriva in casa Heat in gara 6 e ciò rende ancor di più l'idea della grandezza e della complessità dell' evento.
Già di per se affrontare i big three di Miami non poteva essere cosa facile, laddove sono caduti altri nomi di spessore come i big three di Boston, come l'MVP D-Rose.
Dallas no, onore prima di tutto ai giocatori, ma subito dopo a Carlisle, che fin dalle prime battute aveva fatto intuire ai più, che qualche idea in serbo l'aveva buttata giù per fermare gli Heat.

Miami dal canto suo ha potuto più volte vincere laddove invece ha perso. Non ultima gara 6, anzi.

Con un Nowitzki da 3 punti in due quarti, capace di sparare a salve ben 8 tiri sui primi nove e con sul groppone dei problemi di falli, si sarebbe potuto e dovuto sfruttare l'occasione e non sopprimere sotto i contropiedi terminati sempre da J-Terry
Il secondo quarto di gara è stato un monito, vari eventi avevano lasciato intuire cosa sarebbe successo al termine dei 48 minuti. Dallas era senza Haywood per tutta la serie e quindi il backcourt dei lunghi era veramente corto, con Cardinal terzo lungo e primo cambio del tedesco. Miami avrebbe dovuto riempire l'area di penetrazioni, cercare in tutti i modi di caricare i lunghi avversari. Il problema è che l'ha fatto, ma ha smesso di farlo quando più serviva. Tyson Chandler a metà secondo periodo era fuori gioco per via di ben 3 falli, Dirk ne aveva due. In quel caso Carlisle ha optato per un quintetto piccolo col solo tedesco a presidiare le aree. Inspiegabilmente in quel di Miami si è preferito il jumper dalla media all'entrata che avrebbe potuto portare anche al terzo fallo di Dirk, con conseguente svuotamento dell'area avversaria.
Dal canto suo il tedesco non trovava in attacco il ritmo e la retina, ma Dallas continuava a martellare e restare a contatto con i padroni di casa.

Andare a riposo 52-51 per i Mavs, significava più di quanto apparisse, vista l'assenza di Tyson, il momento storto di Dirk a tiro e la pochezza di lunghi per intimidire in difesa.

Un segnale forte che ha fatto capire che Dallas non finiva mai in quanto a risorse da sfoderare. E laddove Nowitzki non arrivava nel primo tempo, c'erano Barea (Chalmers ci ha capito ben poco in difesa contro di lui) e soprattutto Terry a sopperire, con Kidd a dettare ritmi, giochi ed ordine alla squadra.

Poi nel quarto periodo è risalito in cattedra l'MVP delle finals e la pratica si è risolta più in fretta. Anche perchè gli Heat sembravano non averne più soprattutto a livello mentale, un problema che non poche volte durante l'anno si è presentato a riscuotere i dividendi. 

Con Miami ci si rivede l'anno prossimo, perchè loro si che hanno tanto futuro davanti. Magari cambiando più di una cosa al gioco, fattore chiave per dominare almeno il prossimo lustro di NBA.

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