Facendo un piccolo passo indietro, si può dire che il successo è merito di tutta una stagione ma nasce da un particolare momento, da quella tripla di James seguita poi da quella più incredibile e pazzesca di Ray Allen allo scadere di gara 6, quella che ha concesso i supplementari agli Heat. Supplementari che poi si sono trasformati nella W di quella gara, il pareggio della serie e la possibilità di vedere realizzarsi la tanto sospettata gara 7.
Sicuramente è da lì che è partito il successo degli Heat che, spinti dall'entusiasmo di quegli adrenalinici momenti di qualche sera prima, hanno bissato la vittoria anche nella gara decisiva, vincendo il titolo NBA. Miami è riuscita nell'impresa del repeat nonostante la resistenza arcigna dei rodati e sempre pericolosi Spurs. San Antonio perde la prima finale della sua storia, ma esce dal campo come una squadra da applausi che si è avvicinata ad un passo dal titolo e che ha saputo essere l'avversario più ostico possibile per James e compagni, tanto da far dire a Wade che questa è stata la serie più ostica che abbia mai giocato in carriera.
Per l'appunto James, scontatamente l'MVP delle Finals, una decisione che più sicura non si può per un giocatore che a prescindere dai compagni e dal team in generale, conduce, trascina e domina sotto praticamente tutti gli aspetti del gioco, dai punti, ai rimbalzi, alla difesa, agli assist. Ormai un vincente che, dopo "essersi sbloccato" l'anno passato, sembra giocare ancora con più sicurezza e convinzione anche i minuti finali.
LeBron non solo arricchisce la sua bacheca già fornita di trofei, con un altro anello, ma si iscrive anche ad un prestigiosissimo club che finora aveva "solo" due membri, tali Michael Jordan e Bill Russell. Questo club è quello che riunisce coloro che sono riusciti nel repeat vincendo però in quei due anni anche i premi personali di MVP delle Finals e MVP della stagione regolare.
Un record che concede a James di scalare un ulteriore gradino di quella scala che lo sta conducendo nell'Olimpo dei più grandi di sempre, o per meglio dire senza osare troppo, che lo ha già condotto in tale cerchia.
Ovviamente la vittoria però è merito di tutto il team con Wade perfetta spalla, Battier che ha aperto il campo benissimo "coprendo" anche l'astinenza da canestro in gara 7 di Bosh e Ray Allen, ma soprattutto merito del buonissimo lavoro difensivo svolto con grinta e determinazione. E poi quel tiro di Chalmers allo scadere del terzo quarto è stata anche un avvisaglia, un preludio a quello che poteva essere il dopo, è stata la giocata che ha aggiunto la giusta carica che serviva.
Dopo i festeggiamenti sul campo, tutta la città è in fermento per gioire dell'ulteriore riuscita sportiva di un progetto vincente.
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