Ma nonostante le Finals siano entrate nel vivo della competizione, il futuro di Jason Kidd non è assolutamente trascurabile quantomeno perché rimane sempre nell'ambito cestistico.
Neanche il tempo di ritirarsi e il buon Jason ha già capito che nel suo presente prossimo ci sarà sempre la palla a spicchi, solo che questa volta dovrà tenerla in mano meno spesso a dispetto di una lavagnetta.
Mr. Triple Double difatti ha scelto di provare subito l'emozione della panchina, di immedesimarsi immediatamente nello spirito della guida strategica fuori dal campo, di provare quali sensazioni si vivono distribuendo indicazioni in giacca e cravatta (da protagonista ovviamente non da giocatore indisponibile che segue la squadra) ben sapendo che devi dare "gli ordini" ma non puoi eseguirli tu stesso.
Ma la cosa più straordinaria è che inizierà sin da subito e nella maniera più eclatante, ovvero allenando la franchigia con la quale più di tutte le altre ha scritto pagine importanti di storia NBA: i Nets. Quei Nets che ad oggi sono di Brooklyn e che vorrebbero che Kidd scrivesse nuovamente belle pagine con loro anche nella nuova città.
Un'accoppiata che "s'ha da fare" anche solo per quel miscuglio di nostalgia e sublime fascino che il contesto nella fattispecie porta con sé. Certamente dall'altra parte c'è l'inesperienza di una mancata gavetta da assistente, il salto nel buio che tendenzialmente rischiano i Nets, la scoperta passo dopo passo di come si comporterà nella nuova veste di capo fuori dal campo che deve saper trovare il bandolo della matassa nelle circostanze più disparate. Come si comporterà da allenatore è ovviamente un responso affidabile solamente al campo ma sostanzialmente ci sarebbe da sottolineare che la maggior parte delle scelte da coach, lui le faceva in campo, leggendo già le difese, capendo già i ritmi di gioco, dettando i tempi e sapendo essere un leader in svariati modi.
Per il suo trascorso e per come sapeva essere allenatore in campo, c'è da scommettersi che saprà muoversi sin da subito bene, ma bisognerà vedere come reagirà alla comunque mancanza di nozioni avanzate sul lavoro dietro le quinte di un coach. Non ci sono dubbi che potrà essere un grande anche fuori dal campo, l'unico rischio potrà essere affossarsi prima di capire bene l'intero meccanismo con le tante varianti che contornano il ruolo del coach...
I Nets però vogliono correre questo rischio e hanno trasportato l'idea su carta, ufficializzandogli un contratto triennale. L' "azzardo" esiste, nonostante l'alto pedigree del giocatore, perché la squadra ha bisogno di una guida forte che sappia gestire le situazioni interne e portare un buon gioco ad un team che ha tanto potenziale ma che non riesce ad emergere. Oggettivamente però, se c'è uno che può provare da subito il salto, quello è senza ombra di dubbio proprio Kidd.
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