Oggi nella conseuta rubrica di analisi delle squadre è il turno della Southeast division e della sua squadra più rappresentativa gli Orlando Magic.
La franchigia dell'Orlando, l'anno scorso è stata protagonista di una grande cavalcata nei playoff culminata però nella sconfitta in finale contro i Los Angeles Lakers. Il team management ha preso atto della forza della squadra ed ha individuato in alcuni giocatori, poi acquistati, la chiave per ripetersi senza rimanere indietro alle altre potenze che si rafforzavano e per cercare magari di superarsi. Il mercato estivo ha diviso le opinioni se la squadra fosse più forte e futuribile prima o dopo che le mosse di scambio l' avevano modificata. Infatti rispetto al roster dell'anno scorso non ci sono più Hedo Turkoglu, Rafaer Alston e Courtney Lee giusto per citare tre tasselli fondamentali nella corsa al titolo degli scorsi playoff ma anche pedine che potevano tornare utili come Keith Bogans e Tony Battie; ma sono arrivati Vince Carter, Brandon Bass, Ryan Anderson, Matt Barnes e Jason Williams.
Oltre che a colmare la partenza di un big come Turkoglu, Carter diverrà la prima opzione per gli esterni e darà modo a Rashard Lewis di tornare per gran parte della partita nel suo ruolo naturale di ala piccola e quindi portare benefici tattici e difensivi per coach Stan Van Gundy. Poi in linea con la filosofia della squadra il neo arrivato essendo un esterno deve avere un tiro da tre affidabile (capacità richiesta a qualunque giocatore non agisca nel pitturato ma giochi per i Magic) e Carter ha quest'arma nel suo bagaglio tecnico.
Con la partenza di Alston serviva un terzo creatore di gioco che si dividerà i minuti con Anthony Johnson come ricambio di Nelson e che garantisca anche sicurezza nel caso di infortuni e i Magic per quel ruolo hanno puntato sul rientrante Jason Williams che se dimostrerà di essere almeno a posto fisicamente sarà una aggiunta fondamentale al roster che potrà avere sempre sul parquet un play che sappia gestire l'attacco e dare fantasia alla manovra.
Orlando poi si è rafforzata ulteriormente sotto i tabelloni, non solo ha rifirmato con un contratto oneroso Marcin Gortat, ma ha aggiunto l'energico e grintoso Brandon Bass e un lungo mobile e giovane come è Ryan Anderson, ringiovanendo così del tutto un reparto che l'anno scorso aveva si fatto bene, ma che quest'anno sembra essere ancora più devastante, se consideriamo poi che Rashard Lewis sostanzialmente giocherà ancora molti minuti da ala grande per favorire cambi di stile di gioco con magari Pietrus o Barnes nello spot di ala piccola. Matt Barnes è chiamato a dare un forte contributo difensivo e mantenere alta la pericolosità sul perimetro, e sfruttando anche il fatto che nel roster c'è Pietrus a marcare la stella avversaria tra gli esterni, Barnes può sostituirlo mantenendo altissima la qualità difensiva e la pressione o affiancarlo quando c'è bisogno di una forte marcatura per impedire un tiro semplice.
Dal punto di vista tattico Van Gundy può giocare con diversi stili e ritmi di gioco sfruttando nel momento necessario le varie caratteristiche dei giocatori. Il gioco fondamentalmente continuerà ad essere interpretato leggendo le difese e scegliendo il compagno meglio posizionato soprattutto nelle innumerevoli situazioni di tiri semplici che si creeranno con i continui raddoppi su Howard e le penetrazioni di Carter e Lewis. Lo schema di riferimento sarà quello di dare la palla ad Howard in post basso ed aspettare che le difese si chiudano per poi far circolare velocemente la palla e punire con un tiro piazzato, possibilmente da tre. Ma quest'anno complice la possibilità di avere di nuovo Lewis in ala piccola si potrà sfruttare un quintetto alto che possa sfruttare i mis match e in difesa poter gestire meglio gli accoppiamenti.
Altra situazione tattica della quale Orlando abuserà, saranno le varie situazioni di pick 'n roll e pick 'n pop che possono essere eseguite da coppie diverse di giocatori dando così più imprevedibilità.
La situazione play è tutta da decifrare, Nelson sarà senz'altro il registra che dovrà innescare i compagni, contribuendo con molti punti a partita ma quest'anno non ha le spalle un giocatore come Alston che poteva sostituirlo egregiamente in fase di creazione di gioco a meno che Williams non dimostri di avere ancora qualcosa da dire in NBA.
In attacco si può poi sfruttare una situazione con il solo Howard a centro area a dominare grazie al fatto che sia Lewis che Ryan Anderson possono tranquilamente essere pericolosi anche quando si allontanano dall'area.
La panchina è folta e può garantire un adeguato ricambio al titolare in ogni situazione di gioco sia se si richiede un tiratore che apra le difese (J.J. Reddick) sia se c'è bisogno di una presenza che possa garantire a rimbalzo adeguata assistenza (Gortat). Il roster è profondo tanto che non c'è nessun giocatore che possa essere considerato un elemento solo che completi il roster, tra i 12 che verranno convocati.
In difesa si potrà contare oltre che sui due sopracitati (Pietrus e Barnes) specialmente sulle doti eccellenti di stoppatore ed intimidatore di Howard che sarà ovviamente il punto di riferimento per scoraggiare le penetrazioni. Bass poi può tranquillamente prendere in consegna anche un lungo fisico che sfrutta il corpo per farsi spazio, contrastandolo con la stessa arma quale la fisicità ma anche sfruttando l'atletismo. A rimbalzo poi il team è sempre dominante qualunque sia il piano del coach, potendo sfruttare sempre giocatori alti anche quando si sceglie un gioco più veloce e anche quando i titolari sono fuori a riposare.
L'unico difetto sarà vedere se tutti i nuovi arrivi si adatteranno e magari miglioreranno lo stile di gioco che ha portato così in alto Orlando o se si arriverà ad abusare di troppi uno contro uno e si passerà ad un gioco che sfrutta troppo gli individualismi.
Previsione: Finale di Conference, Boston permettendo
Quintetto ideale: Jameer Nelson; Vince Carter; Mickael Pietrus; Rashard Lewis; Dwight Howard
Sesto uomo: Brandon Bass
Panchinari di spicco: Marcin Gortat; Ryan Anderson; Jason Williams
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