Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

mercoledì 31 marzo 2010

IL DIFFICILE MOMENTO DI TURKOGLU

Neanche un anno fa verso la fine di Maggio, dunque in piena primavera, si assisteva allo sbocciare di un fenomeno, un leader che per tutta la stagione aveva fatto vedere belle cose ma che aveva dato il suo miglior apporto in quelle 5 gare contro Cleveland in finale di Conference, contribuendo e non minimamente, anzi, a portare Orlando alla sua prima finale NBA.

Sembrano trascorsi secoli, da quel turco che difendeva come un ossesso in ogni possesso dei Cavs, specialmente su quel 23 che non è proprio il più semplice da marcare. Ma non era solo la difesa l'arma del Turkey Glue (la colla turca), l'ala piccola dei Magic spaziava a piacimento nelle maglie avversarie mostrando un repertorio di tiro vastissimo, in grado di fare centro in ogni angolo, che era il lato debole od il semplice tiro frontale, la lunetta o il classico tiro da oltre l'arco, il fadeaway o il complesso tiro cadendo all'indietro.

E' così che Toronto lo immaginava quando lo prese, preferendolo all'atletico Shawn Marion e firmandogli un mega-contratto di 5 anni con il particolare, non proprio piccolo, del prezzo, che tende ad incrementarsi con l'avanzare degli anni, fino a raggiungere i $12.200.000 nell'ultimo anno di contratto.


martedì 30 marzo 2010

FINALMENTE ARRIVA UN DIECI ANCHE PER I NEW JERSEY NETS

E' la fine di un incubo, hanno pensato giocatori, staff e tifosi dei New Jersey Nets questa notte appena conclusasi la partita contro San Antonio (priva di Ginobili). La fine di un orribile sogno che li avrebbe marchiati a vita, la fine dell'ignobile e pesante fardello che avrebbero dovuto sopportare se non avessero agguantato la decima vittoria stagionale.

Grazie a questo risultato, New Jersey è riuscita a scacciarsi di dosso tutto quel terrore di ritrovarsi nei libri della pallacanestro statunitense come la peggior squadra di sempre. A fine partita la gioa dei giocatori sembrava talmente tale che ci si dimenticava che rimane ugualmete un record scadente e da dimenticare.
La voglia di eliminare questi pensieri ha dato una forza incredibile ai giocatori dei Nets che nell'ultimo possesso Spurs, hanno difeso come non mai portando alla palla persa i texani e regalandosi l'inaspettata W contro una di quelle formazioni non certo più abbordabili. 

Almeno per stanotte Devin Harris può sorridere (foto)

lunedì 29 marzo 2010

UN GINOBILI D'ALTRI TEMPI

Sarà l'assenza di Parker, sarà che le difese si concentrano più su Duncan, sarà che a fine anno diventa free agent, ma Ginobili continua ad inanellare prestazioni importanti, convincenti che trascinano gli Spurs ormai da alcune partite ma che in realtà sono sempre servite alla franchigia di San Antonio per restare in alto, posto dove alberga da quando fu scelto "Mr. Fundamentals" (Duncan)13 anni fa nel 1997.

Manu a suon di penetrazioni, giocate fulminee ed imprevedibili sta letteralmente prendendo in mano la squadra e trascinandola con sé. Nelle ultime tre partite San Antonio ha dovuto affrontare una dopo l'altra
le tre principali contendenti al titolo (Boston, Los Angeles e Cleveland), e da una settimana da incubo che ci si poteva aspettare e che era semplice pronosticare, ne sono usciti a testa alta, con due vittorie su tre (la sconfitta è arrivata contro i Lakers).

domenica 28 marzo 2010

PER UN VITTORIOSO C'E' SEMPRE UNO SCONFITTO : USCITE DI SCENA

La matematica non è un'opinione.

La stagione regolare sta volgendo al termine e si stanno delineando i quadri per la parte più importante della season: i playoff.

In questi notti, eccellenti nomi, storie passate che rimarranno negli annali, hanno dato l'addio matematico alla corsa per un posto al sole. Portland, che è in lizza per migliorare la sua posizione nel tabellone di post-season per trovare accoppiamenti più comodi per il suo cammino, ha battuto gli Hornets, sconfitta che ha proiettati la franchigia del New Orleans alle vacanze anticipate ad Aprile.
Almeno ora si potrà sperimentare in tutta tranquillità quelle situazioni che abbiamo esposto nell' ultimo articolo riguardante Chris Paul.

E pensare che poco tempo addietro portarono a gara 7 nei playoff, quelle vecchie volpi dei San Antonio Spurs...

sabato 27 marzo 2010

NON SOLO BRYANT : AH... COME GIOCA CARMELO

Nessuno può togliere lo scettro a Mr.Bryant quando si parla di tiri pesantissimi da infilare, insomma quando si parla di buzzer-beater, dei cosiddetti tiri sulla sirena. Ma nella serata in cui il 24 in maglia giallo-viola incappava nella più brutta partita stagionale, non solo sua ma anche della squadra in genere, Denver, la più probabile candidata ad affrontare Los Angeles in finale di conference, andava a vincere con quel tiro che Kobe conosce molto bene.

Non poteva che non essere Carmelo Anthony ad infilare il sorpasso che ha permesso ai suoi di trionfare ed evitare la quarta sconfitta di fila. 

venerdì 26 marzo 2010

CEDERE O NON CEDERE CHRIS PAUL?

Il titolo è più che altro una provocazione; Chris Paul è uno di quei giocatori che dovrebbero essere acquistati e non certo ceduti, ma vogliamo offrirvi una diversa lettura allo scenrio che si prospetta in casa Hornets.

"La mia assenza potrebbe essere un fattore positivo per il team. So che qualcuno potrebbe darmi del pazzo dopo questa affermazione, ma credo che il fatto che io non sia in campo, faccia responsabilizzare molto i miei compagni e possa dare loro quella fiducia e quel giusto atteggiamento che può essere utile a loro per crescere e così far migliorare la squadra. Se ciò accadrà, quando tornerò saremo pronti per fare un ultimo grandioso mese con il giusto sprint e la giusta carica per agguantare i playoff". Queste furono le parole di Paul circa un mese prima del suo rientro sul parquet.

Marcus Thornton e Darren Collison, intanto, durante la mancanza forzata di Paul hanno elevato il loro gioco, si sono responsabilizzati, come la stella si era augurata, ed assieme a West, hanno trascinato la squadra in ogni gara. Tutto questo avrebbe fatto fatica a fuoriuscire se il folletto degli Hornets non si fosse fermato, semplicemente perchè Collison non avrebbe mai avuto così largo minutaggio e palloni giocabili tra le mani e Thornton non si sarebbe mai preso così tanti tiri e responsabilità.

Ora Paul è rientrato.

giovedì 25 marzo 2010

IL REAL MADRID A CACCIA DI UN PEZZO GROSSO: MANU GINOBILI

Che il Real Madrid sia disposto a spendere (in verità che Florentino Perez sia disposto ad acquistare senza badare a spese), non è una novità, e non solo nel basket, ma che punti ai grossi nomi per cercare di convincerli a lasciare l'America per approdare in Europa, questo stupisce un pò di più, perchè stavolta si tratta veramente di un nome grosso.

(Foto NBA.com)

Secondo alcune voci trapelate ai giornalisti americani, Perez avrebbe offerto a Manu Ginobili un contratto pari a circa quello che intasca in NBA, ovvero 10 milioni di dollari l'anno, cifra gigantesca per un cestista che gioca nel vecchio continente.

L'agente della guardia/ala degli Spurs (Herb Rudoy) ha però subito smentito la notizia che il suo assistito abbia anche solo pensato alla proposta, dichiarando con fermezza che Ginobili ha il desiderio di chiudere la carriera professionistica nella Lega professionistica americana, e che, se fosse possibile, vorrebbe restare proprio nel Texas in quel di San Antonio dove ad oggi alberga.

mercoledì 24 marzo 2010

IL CASO ANDRAY BLATCHE


Che Washington avesse deciso finalmente di iniziare la ricostruzione, forzata per la verità dagli sconcertanti eventi che la attanagliano oramai da parecchi anni, era oramai chiaro a tutti.

Le tre stelle della franchigia sono andate (in realtà Arenas c'è ancora, ma sostanzialmente sono tre anni che non gioca e dunque è difficile calcolarlo tra gli attivi della formazione ad inizio anno venturo) e i Wizards avevano sperato almeno di sfruttare il resto di quel poco che è rimasto di stagione per amalgamare i giovani, creare maggiore alchimia e farli crescere.

Nella bagarre generale si era trovata una base composta da un solido promettente giovane come Javale McGee, da un esperto e pur sempre buon Josh Howard e dal giocatore che più ha beneficiato delle assenze illustri, Andray Blatche.

Ad ora le cose stavano andando totalmente come previsto, McGee sta crescendo ma ha ancora bisogno di tempo (seppur sta facendo intravedere buone cose), Howard si è infortunato fino a fine stagione, solito ritornello per la franchigia della capitale degli U.S.A. (Flip Saunders ha anche dichiarato che oramai notizie del genere non lo sfiorano neanche più), ma Blatche è stata la nota più lieta.

martedì 23 marzo 2010

INTERVISTA A DANILO GALLINARI

Se si guarda avanti, in un futuro non tanto lontano (qualche mese appena), risulta ancora un'impresa capire a fondo quale sarà il futuro di New York. Un futuro costellato d'incertezze, di supposizioni e di speranze di tornare grandi subito e ristabilire il vecchio rango di cui questa franchigia godeva in termini di risultato (per ogni altra cosa New York è sempre nei top, vedi soldi, effetti mass mediatici...).

Con 11 potenziali partenze (aggiungendo anche quelli che il team ha opzioni sul loro contratto), si può tranquillamente affermare che i Knicks l'anno venturo hanno intenzione di ricostruire totalmente una squadra, anche se a dir la verità la squadra della Grande Mela sta puntando troppe fiche su questo gioco rischiando di sballare.
In mezzo a tanto vuoto, in mezzo a tanti dubbi, spicca però una certezza (forse due), che dona una minima base su cui ripartire, cioè Danilo Gallinari. L'altra è la poliedrica ala Wilson Chandler.

Dicevamo Danilo, quel ragazzo che nelle ultime apparizioni è stato in grado di raccogliere un bottino di 51 punti complessivi in due gare ed in una di quelle, di portare la sua formazione a vincere la partita, il tutto al solo primo vero anno completo di NBA.

In America molti hanno capito fin da subito il suo talento e le sue potenzialità ed Hoopsworld.com recentemente ha trattenuto l'italiano per intervistarlo.
 

Qui ne riportiamo un estratto, per la completa intervista in inglese vi rimandiamo al link del sito ufficiale:
http://www.hoopsworld.com/Story.asp?story_id=15690&utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter

Il primo pensiero va al suo stato di forma:
"Sono abbastanza contento perchè quest'anno ho completato la stagione e sono ancora completamente sano, diversamente dall'anno scorso. Quindi la prima cosa che posso pensare è di essere contento di quest'anno".

domenica 21 marzo 2010

LEBRON JAMES DA RECORD ; I PACERS VOGLIONO FARE SHOPPING A CHARLOTTE

LeBron è inarrestabile, non solo in campo aperto o quando decide di attaccare con decisione il ferro, ma anche quando si tratta di piazzare record e di continuare a scrivere altre pagine di storia NBA.
Nella partita contro i Bulls ha realizzato il suo 15000esimo punto in carriera divenendo il più giovane a metterne a segno questa
quantità (ora è a quota 15026). Questa volta non ci si può neanche appellare al fatto che sia nato il 30 dicembre, perchè ha sgretolato il record appartenuto sinora a Bryant, realizzandolo due anni prima del suo illustre collega (Bryant 27 anni e 136 giorni e James 25 anni e 79 giorni).
LeBron è rimasto contento di questo suo record personale, ma siamo certi che quello che ha in testa è un premio reale che si consegna solo a fine stagione...


Che gli Indiana Pacers non stiano certo vivendo una bella stagione, è indubbio. Che Indiana sia scoperta in più settori del campo, è indubbio. Ma che il reparto esterni e soprattutto la cabina di regia non sia affidabile è una sicurezza che va al di là della semplice certezza.

sabato 20 marzo 2010

ANCORA TRE PER NEW JERSEY

Ancora tre.
1972/1973: I Philadelphia 76ers riescono nella particolare impresa di perdere le prime 15 partite della stagione e di chiudere il loro campionato con il peggior record che si sia mai visto da quando il campionato è stato settato ad 82 gare di regular season, ovvero un 9-73 che ha del pazzesco. Questa "prestazione" permise ai maligni di coniare un simpatico soprannome alla squadra del '72, "Nine and 73-ers", che oggi fa sorridere ma che allora faceva molto male a tifosi e sostenitori di un team che comunque aveva già scritto pezzi di storia e che dopo quella stagione ne scrisse molti altri.

 Il numero tre è da sempre nella storia dei Nets (foto)
Oggi:

venerdì 19 marzo 2010

GIA' E' FINITA L'ESPERIENZA DI COACH EDDIE JORDAN NEI PHILADELPHIA 76ERS? IPOTESI JAY WRIGHT

Villanova è appena approdata al secondo turno della fase calda dell'NCAA (e data per favorita nella prossima partita contro St Mary's che la proietterebbe alle Sweet Sixteen), battendo in volata Robert Morris ai supplementari dopo averla agguantata portando la gara in parità e rischiando anche di vincere nel finale dei tempi regolamentari.

Ma la vittoria sofferta del team non è l'unico evento a tenere banco in Pennsylvania, (sobborgo a nord-ovest di Philadelphia), infatti sotto la luce dei riflettori nei corridoi della NBA c'è il pluripremiato in carriera, Jay Wright, il coach appunto di Villanova. 

Secondo alcune indiscrezioni l'allenatore è ricercato proprio dalle parti in cui si trova l'Università dei Wildcats,

giovedì 18 marzo 2010

INIZIA LA MARCH MADNESS : ORA E' IL MOMENTO DELLA FASE CALDA DEL TORNEO NCAA 2010


Un giovane collegiale di alto livello, che cerca di fare il salto al professionismo, sa che nella NBA si sceglie solo l'eccellenza, e sa molto bene che paradossalmente il campionato americano è contemporaneamente sia un punto d'approdo che un punto d'inizio, una rampa di lancio per dimostare il proprio talento e per conquistare fama, gloria, soldi e per poter giocare ai massimi livelli al fine di raggiungere quell' appagamento che ogni giocatore ha quando affronta avversari del proprio calibro che gli permettono di migliorarsi e di constatare il proprio livello.

Un giovane collegiale medio, vuole vincere con la sua squadra e vuole poter provare l'emozione di una finale  giunta battendo le altre scuole della nazione dimostrando che il proprio team è superiore a tutti gli altri, regalando ai tifosi infervorati le emozioni che un vero sostenitore prova quando vede realizzarsi il proprio "sogno sportivo" ovvero la vittoria finale.
Queste sono le prerogative e le emozioni che appassionati, tifosi ed amanti del basket, nel particolare della NCAA, vivranno da oggi fino al 5 Aprile (giorno della finalissima del torneo collegiale in quel di Indianapolis), perchè come consueto metà marzo nel mondo cestistico collima con l'inizio del March Madness,

mercoledì 17 marzo 2010

CHRIS PAUL E' PRONTO AL RIENTRO

Ormai i continui e persistenti problemi al ginocchio sinistro sembrano essere solo un vago ricordo per Chris Paul, come è solo un ricordo anche l'operazione del 1° febbraio affrontata per l'appunto per sistemare il menisco.
CP3 è pronto a tornare e a condurre nuovamente il gioco di New Orleans, che nel frattempo ha scoperto un Darren Collison eccellente che ora può giocare sia da backup che in coppia con il fenomeno originario del North Carolina.

Paul lunedì ha cominciato a tirare ripetutamente da tre provando di conseguenza anche la forza delle gambe oltre che per riprendere il ritmo. Il diretto interessato è stato contentissimo

martedì 16 marzo 2010

DEREK FISHER E LA SUA IDEA DI ALLENARE

Di smettere, porre fine alla sua carriera di giocatore, il playmaker dei Los Angeles Lakers non è ha ancora la minima intenzione, soprattutto in questi anni, in cui i Lakers per organico ed alchimia di squadra sono tra i primi nella lega (se non i primi).

Già l'organico. Molti negli anni passati vedevano proprio nella regia, il punto debole degli attuali campioni NBA, considerando Fisher ormai in parabola discendente e quindi non adatto a condurre una squadra con ambizioni da titolo; ma lui non si è smosso minimamente ha infilato in fondo alla retina tiri su tiri di quelli che pesano e con quel tiro in gara 4 di finale ha regalato sostanzialmente il titolo ad L.A. .

Però quei detrattori non hanno purtroppo tutti i torti nella questione da loro sollevata, Fisher va per i 36 anni (il 9 Agosto) ed il nativo di Arkansas lo sa bene ed anche per questo ha recentemente parlato di un suo futuro prossimo. Sebbene abbia ancora la volontà di firmare un ennesimo contratto alla scadenza di quello presente, comprende bene che è giunto il momento di decidere di cosa fare nella sua vita, dopo la straordinaria e lunga parentesi sul parquet.

Ecco le parole di Fisher:

lunedì 15 marzo 2010

"SE FOSSI LEBRON ANDREI A NEW YORK"


Come oramai si sa bene già da un paio di mesi, James ha deciso di non rispondere più alle domande che riguardano il suo futuro da qui a qualche mese, quando sarà free agent. I media lo tempestavano di questioni inerenti a questo tema ogni giorno e la stella di Cleveland ha optato per il silenzio stampa su ciò.

Ma neanche questo è bastato, perchè se non ci pensa lui ci pensano gli altri ad alimentare le pagine dei giornalisti sul futuro di The King.

domenica 14 marzo 2010

LUIS SCOLA, IL VERO TRASCINATORE DI QUESTI HOUSTON ROCKETS

E' strano e paradossale come una squadra, che perde per un motivo o per un altro, i migliori giocatori della rosa, riesca a giocare meglio, grazie ad un coach che ha saputo rivalutare le potenzialità di alcuni elementi e che da essi sta ricevendo in cambio prestazioni eccellenti da vere star e non come da giocatori buoni  come invece sono stati battezzati da inizio stagione.  

Perso Yao Ming per infortunio, Tracy McGrady per un sacco di motivi e perchè comunque ceduto e perso Ron di Artest per ricevere "in cambio" essenzialmente Trevor Ariza che seppur ottimo, non in grado di innalzare il livello come prima soluzione, Houston si è saputa reinventare.

Qui arriva la genialata di Adelman, far correre la squadra e dare responsabilità a giovani promettenti e ad un certo Luis Scola, vera chiave della stagione brillante, rispetto alle attese, che Houston sta disputando.

Mandato a Sacramento Landry e preso Kevin Martin come principale esterno, Scola ha cominciato ad essere un giocatore incredibilmente dominante favorito dal suo ottimo tiretto dalla media e dalla libertà che ha in più con l'arrivo di Martin che allarga maggiormente le difese. La massa di decenti comprimari a ruotare attorno a Scola gli rendono il compito più semplice perchè ruotando gli altri lunghi sono sempre più freschi e mobili, ottimo per far in modo che le difese non si schiaccino sotto le plancie.

I 44 punti conditi dai 12 rimbalzi di stanotte sono solo l'exploit di prestazioni continuative fatte ad un certo livello di qualità ed intensità. Certo, con in squadra praticamente nessun vero rimbalzista e nessun lungo che possa prendere le stesse conclusioni dell'argentino, il compito di Luis sembra più semplice, ma in realtà è qui che si innalza il lottatore e il leader che è capace di non far sentire la mancanza del giusto peso che i lunghi hanno in squadra.
Di sicuro Scola in questo momento è l'unico giocatore veramente irrinunciabile per i Rockets.

venerdì 12 marzo 2010

GILBERT ARENAS COME LEBRON JAMES

Cosa possono avere in comune James e Arenas in questo momento di stagione quando uno sta viaggiando da MVP e l'altro sta in giro da qualche parte lontano dai parquet?

Sarà una maniera per far muovere i media, sarà un minimo tentativo di redenzione, oppure semplicemente una decisione che vuole segnare una svolta, fatto sta che il vacanziere Gilbert Arenas ha scelto anch'egli di cambiare il suo numero di maglia.

Diciamo anche lui, perchè già un altro, LeBron James, pochi giorni fa ha esplicitato tale volontà ed Arenas come the Chosen One ha optato per il numero 6.
La scelta è ricaduta sul numero già di Julius Erving, perchè il 6 di Gennaio è il giorno in cui è nato ed anche il giorno nel quale è stata presa la decisione di sospenderlo dai campi della NBA.

A Washington lo ricorderanno solo con la maglia numero 0?
Quindi oramai l'appellativo coniato per il play di Washington, ovvero Agent Zero, si disperderà nell'aria, sarà interessante poi vedere se Gilbert sarà capace di riprendere da dove aveva lasciato e guadagnarsi un nuovo appellativo.

giovedì 11 marzo 2010

ADDII : DUNLEAVY VIA DAI CLIPPERS ; ALSTON DA MIAMI


Due addii, due storie diverse, che però hanno condotto allo stesso epilogo; entrambi i due protagonisti lasciano i rispettivi club di appartenenza.

L'addio di Dunleavy : L'ex allenatore dei Clippers, dopo aver rinunciato all'incarico di head coach della squadra losangelina in comune accordo con la dirigenza, era tornato nel suo ruolo di GM della squadra, ritenendosi più utile alla causa in questa veste. Ma lo staff dei cugini dei Lakers evidentemente non la pensava così ed ha sollevato Dunleavy dal suo incarico. La motivazione dichiarata è quella che il tutto è fatto per il bene del team, per cercare di cambiare quell'andamento negativo che ha accompagnato i Clippers in questi ultimi anni.

Mike al momento della notizia sostiene di non aver avuto alcun colloquio con "i piani alti", ma di aver appreso questo cambiamento tramite messaggi sul suo cellulare, da parte dei giocatori che gli domandavano cosa fosse successo da provocare ciò. Comunque con la solita eleganza, non si è soffermato in dichiarazioni avverse alla società con cui ha convissuto per 7 anni ed anzi si è limitato a ringraziare tutti, soprattutto il proprietario, Donald Sterling, esplicitando solo il suo rammarico per non essere riuscito a completare il progetto a cui stava lavorando.

Il GM è stato già sostituito dal vice di Mike, Neil Oshley.


L'addio di Alston : Storia decisamente diversa quella avvenuta al playmaker di Miami. A differenza di Dunleavy, Rafer ha lasciato gli Heat di spontanea volontà e non per motivazioni tecniche come tutto lasciava presagire. Di recente si percepiva il disappunto dell'ex Magic di non partire titolare nella squadra e dunque il suo addio a Wade e compagni aveva subito trovato motivazioni in questo. Purtroppo i motivi non sono così "leggeri", Skip to my lou ha deciso di abbandonare la barca per stare vicino alla sorella che sta attraversando un brutto periodo psicologicamente, (non aggiungiamo altro perchè preferiamo non parlare nei dettagli di questo avvenimento di vita privata).


mercoledì 10 marzo 2010

UN FINALE DI PARTITA INASPETTATO CON PROTAGONISTA LAPO ELKANN

Di cose particolari su di un campo da basket se ne vedono molte, dagli autocanestri alle esultanze bizzarre, dai riti pre-partita alle risse con coinvolti spettatori (queste sarebbe meglio non vederle) fino addirittura alle comparsate di vip che vengono salutati durante lo svolgimento di una partita (ricordiamo Kobe che diede la mano a Del Piero prima di riprendere il gioco dalla rimessa laterale). Ma una di queste cose particolari che sa veramente di "incredibile" l'abbiamo vista stanotte.

Durante la combattuttissima partita tra Toronto e Los Angeles, vinta di due punti dai Lakers, c'è stato un avvenimento difficile da definire, buffo o fastidioso (dipende dai punti di vista). Con la partita sul 104-100 in favore dei losangelini, a poco meno di due minuti dalla fine, i Raptors conducono l'azione: Bosh da poco più su della lunetta apre per il tiro da tre di Turkoglu che però si spegne sul ferro e carambola verso l'esterno nella zona presidiata da Calderon e da Fisher che lottano per prendere il rimbalzo. E qui avviene l'episodio.

Calderon tocca la palla ma non la trattiene e questa viene spizzata verso il bordo campo con Josè che è in una buona posizione per ributtarla dentro, se non fosse che il famoso giovane di casa Agnelli, Lapo Elkann, non fosse intervenuto e glielo avesse impedito.
Senza conoscere la regola del gioco sulla palla in procinto di uscire, Lapo vedendo arrivare il pallone nella zona dove era seduto, si è alzato e con la mano lo ha spinto via.
Inutile descrivere la faccia allibita dello spagnolo che si è ritrovato seduto vicino ad un Elkann che compresa la situazione ha cercato subito di scusarsi.

A fine partita, per sua stessa ammissione, Elkann ha confermato quello che si era sospettato, ovvero che non conoscesse la regola sottolineando come conosca molto meglio il calcio, ed aggiungendo di non averlo fatto in mala fede anche perchè da italiano avrebbe preferito che la partita l'avessero vinta Bargnani e compagni.

Ebbene si, sono rare, ma si vedono anche queste cose durante una partita NBA.
Eccovi il link dell'avvenimento:


http://www.youtube.com/watch?v=sLF4x9Esedk

lunedì 8 marzo 2010

LOS ANGELES LAKERS - ORLANDO MAGIC

LOS ANGELES LAKERS @ ORLANDO MAGIC 94 -96

Partita straordinaria quella avvenuta ieri in serata all'Amway Arena di Orlando, conclusasi degnamente con un finale da brivido, come è lecito attendersi quando ad affrontarsi sul parquet ci sono i Lakers ed i Magic, ovvero i campioni ed i vice campioni dell'anno passato.

Ai nastri di partenza, come era prevedibile, Kobe è affidato alla marcatura ad uomo di Pietrus, che si deve alternare con Barnes, quando esce dal parquet. Tra le fila dei Lakers si scorge un Artest...biondo. Ron mette piede in campo sfoggiando una nuova capigliatura particolare, capelli biondi e tre scritte sulla testa, tutte e tre tradotte nel termine DEFENSE, poco sopra alla fronte la parola è scritta in lingua ebraica, sulla nuca è tradotta in giapponese e su di un lato è in lingua Hindù.

Già nelle battutte iniziali, i livelli di gioco sono molto alti da ambo le parti, merito soprattutto dell'inizio spumeggiante offerto dal solito, manco a dirlo, Kobe Bryant, e da Vince Carter per le fila dei Magic. Quest'ultimo ne infila 15 nel solo primo quarto (alla fine chiuderà con 25 punti a referto) seguito a ruota dal 24 gialloviola che ne piazza 13 sempre nella prima frazione (alla fine per lui il tabellino reciterà 34 punti 7 rimbalzi 7 assist).

L'aria che tira in campo è tesa, sembra di essere dentro una gara di playoff (quest'anno alcune gare sembrano finali, vedi Howard-Shaq nel loro ultimo incontro), il clima è lo stesso e gli animi pure, accesi in maniera esponenziale.

In un clima surriscaldato come questo, ci si poteva aspettare di assistere prima o poi ad una "lite", che puntualmente arriva e che vede coinvolti Barnes e Bryant, iniziata ad inizio terzo quarto e proseguita per tutto il resto del match, con i due a provocarsi a vicenda continuamente.

A fine quarto periodo, come se fossimo in una scena "hollywoodiana" preparata a pennello per i telespettatori, sono proprio i due appena citati a rendersi protagonisti del finale punto a punto.

Sul 90-87 palla ai Lakers, Bryant si prende il tiro dell'eventuale pareggio, ma fallisce, rimbalzo Orlando e capovolgimento di fronte immediato, dove i Magic in poco tempo riescono ad imbeccare una rotazione difensiva lenta della stella di Los Angeles e trovare così un Barnes solo sull'arco dei tre punti che non ci pensa su 2 volte ed affonda i Lakers sul +6 Magic: 93-87.

Ma la gara non termina qui, anzi. Gasol infila due punti con un tap-in vincente su un errore al tiro di Bryant e sulla rimessa Magic, Barnes, già surriscaldato, eccede in un blocco volto a liberare un suo compagno per ricevere la rimessa, facendo cadere Fisher che di contro lo spintona. Azione gestita discretamente dagli arbitri, che evitano di accendere ancora di più il match, dando ai due solo un doppio fallo.

Ma Bryant non ha ancora voglia di mettere i titoli di coda al match ed insacca una bomba da oltre l'arco, a ridosso della panchina dei Magic e marcato benissimo dal solito Barnes.
(Foto in alto prese da sports.yahoo.com e cbssports.com)

Qualche secondo più tardi, sul 95-92 in favore dei padroni di casa, Black Mamba si prende nuovamente la responsabilità del tiro da oltre l'arco, questa volta infilandolo, ma è solo un fuoco di paglia perchè in realtà con la punta del piede pesta la linea facendo valere il tiro solo due punti: 95-94. L'1/2 ai liberi di Carter(fino a quel momento perfetto con 10/10 dalla lunetta) fa sperare ancora i californiani, ed ancora Kobe al buzzer beater che però questa volta fallisce regalando la vittoria ad Howard e compagni.

domenica 7 marzo 2010

LA SITUAZIONE DEI SAN ANTONIO SPURS ; TONY PARKER INFORTUNATO

Una squadra da anni ormai sempre sulla cresta dell'onda, che grazie a scelte azzeccate dal draft e a colpi perfetti sul mercato riesce a galleggiare senza mai affondare, anzi nuotando ancora discretamente. Sembra però sul punto di finire l'era dei San Antonio Spurs che stanno per ormeggiare e fra poche stagioni sono pronti a ricostruire il vascello partendo dalla buona base che a prescire hanno ancora.

Si, perchè la stagione di quest'anno non è stata di certo quella sperata ad inizio stagione ed anche se belle partite arrivano ancora (il record è pur sempre 36-24 non certo da buttare via), la squadra non è più quella forte di una volta. L'ennesimo infortunio di Tony Parker di stanotte è il fulmine che si unisce alla tempesta. Problema ad un osso della mano e fuori dalle scene per almeno sei settimane che costeranno agli Spurs qualche posizione nell' agguerrita Western.
Spazio che aumenterà per George Hill che è chiamato al salto di qualità vero e proprio così che darebbe agli Spurs la forza di credere ancora in un ciclo vincente. Forza che è stata incrementata da Dejuan Blair che è parte del futuro della franchigia.

Comunque è difficile non credere alle risorse infinite di Gregg Popovich che sta piano piano ritrovando anche Richard Jefferon, la grande delusione del mercato estivo, e che continua ad organizzare difese dipinte appositamente per le situazioni e ai giocatori che si incontrano.

Con l'infortunio di Parker tornerà in quintetto Jefferson e si vedrà risalire il minutaggio di Roger Mason e le sue responsabilità offensive, un pò nel dimenticatoio ultimamente. Altra conseguenza sarà forse l'entrata nelle rotazioni di Hairston, il flagello richiamato dal quel purgatorio che è la D-League, dove era stato confinato.
Che Popovich sia un genio non ci sono dubbi, ma riuscirà a riadrizzare la stagione secondo le apettative o la lenta caduta del team inizierà già da quest'anno? Fra pochi mesi la risposta.

I Big Three degli Spurs la prossima stagione saranno ancora uniti?

venerdì 5 marzo 2010

ROOKIE OF THE YEAR : ROOKIE RANKINGS


Giunti ormai a meno di una ventina di gare dal termine della stagione regolare, è il momento di dare un'occhiata alle prestazioni dei migliori "volti nuovi" di questa stagione ed analizzare chi di loro ha "sbattuto" contro il temutissimo muro del dopo All Star Game e chi invece non ne sa proprio di mollare sul più bello. Come intuibile, stiliamo una classifica per il Rookie of the year di fine anno.

Di poco fuori dalla top five, ma che meritano citazioni, abbiamo: Taj Gibson, Ty Lawson, Omri Casspi, Jonas Jerebko, Jonny Flynn e Marcus Thornton (quest'ultimo non è in alto più perchè non è stato costante per tutto l'arco della stagione piuttosto che per le prestazioni che ultimamente sta sfoderando).
5. DeJuan Blair
Per quello che mette in campo in rapporto all'esiguo minutaggio concessogli, 7.9 punti e 6.2 rimbalzi in poco più di 18 minuti di impiego, sarebbe già di per sè materiale per considerarlo un ottimo giocatore, inoltre la sua capacità di portarsi a spasso quel corpo (sono 120 kg) e la sua innata capacità di intuire la traiettoria del pallone a rimbalzo, fanno salire maggiormente le quotazioni di questo giovane centro. La determinazione e la grinta che mette sotto le plance ovviando alla sua statura, sottodimensionato per il ruolo che occupa (2 metri appena), sono cose che chi sta in campo con lui nota molto e non può non apprezzare, non a caso Evans per averci giocato assieme anche solo una volta (Rookie Challenge) ha voluto dividere il premio di MVP di quella gara con lui. Se giocasse 40 minuti a gara produrebbe 17.6 punti di media e 13.6 rimbalzi e forse si poteva tranquillamente parlare di Rookie dell'anno (giocatore in posizione numero 1 permettendo).

4. Brandon Jennings
Fino a pochi mesi fa l'ex Roma era dato in cima ad ogni lista che trattava di questo argomento. Come direbbero i matematici, Jennings = Rookie of the year era un'identità, ma è stato probabilmente la vittima più illustre di quel "sistema" che se si abitua a vederti fare grandi cose poi ti snobba se non riesci a mantenere quella scia. Più o meno è successo questo a Brandon che dopo partite da go-to-guy, da stella, è calato come succede molto spesso in questi mesi ed ha cominciato a giocare a livelli più normali. Le sue cifre ed il suo apporto alla squadra sono sempre ragguardevoli, ma sta soffrendo l'accoppiata con Salmons (forse deve solo trovare alchimia) e la scarsa percentuale al tiro che da un pò di gare lo sta accompagnando.

3. Darren Collison
E' vero ha cominciato a fare exploit solo da poco tempo e come il suo compagno di squadra, Thornton, ha sfruttato ottimamente l'assenza di Chris Paul, ma a differenza dell'altro rookie, Darren ha avuto meno occasioni di mettersi in luce quando c'era in campo la stella degli Hornets, però ogni qual volta che il funambolico play mancava all'appello, Collison ha sempre risposto presente e lo ha (e lo fa ancora adesso) rimpiazzato eccellentemente. Non solo non lo sta facendo rimpiangere nello smistamento dei palloni e nella gestione dei giochi, ma sta dimostrando anche una capacità realizzativa discreta e di saper tenere il campo anche per molti minuti (45 e spiccioli nelle ultime gare dove viaggia a 10,6 assist di media e 20.6 punti !). A questo punto l'unica motivazione che non potrebbe far trionfare l'ex UCLA è il breve periodo in cui sta sfoderando tutto ciò in confronto a chi invece gioca così dall'inizio dell'anno, ma come faceva ad essere altrimenti con davanti Paul?

2. Stephen Curry
Partenza in sordina per Stephen che ha faticato un pò all'inizio a trovare la dimensione giusta anche perchè la gestione Don Nelson non risalta molto i giovani, soprattutto i rookie (vedi Belinelli), ma poi Curry ha cominciato a macinare il suo gioco fatto di penetrazioni, assist ma soprattutto conclusioni dalla media-lunga distanza col vizietto, sovente, di entrare. La consacrazione, il salto di qualità definitivo che lo ha portato a questa seconda piazza, è stata l'assenza forzata del leader dei Warriors (molto simile per gioco e corpo a Curry), Monta Ellis. Ha imparato a portarsi sulle spalle la squadra ed ora viaggia a 15.6 punti 4.2 rimbalzi e 5.3 assist, è vero che nel sistema run & gun le statistiche sono gonfiate ma comunque il talento è innegabile e quelle cifre non le fai se non hai abilità elevate.

1. Tyreke Evans
Non poteva non essere lui il più probabile vincitore della matricola dell'anno. Il mini LeBron James, così lo si sta considerando nell'ambiente, per via di quel corpo da ala piccola di quasi 2 metri (è solo 3 cm dall'altezza di Blair) capace però di portare palla e trattarla come i grandi play sanno fare. Le tre palle perse a gara possono si essere molte, ma fatte da un rookie che gestisce praticamente tutti i possessi sono decisamente accettabili. Per arrivare a The King ha ancora molta strada da fare e deve ancora lavorare in palestra ma intanto ha già convinto la dirigenza ad eleggerlo leader di adesso e del futuro dei Kings, scalzando anche Kevin Martin per farlo crescere appieno e dargli tutto lo spazio di cui ha bisogno. Viaggia a 20.3 punti, 5.4 assist e 4.9 rimbalzi, il tutto senza eccessivi cali e soprattutto è così dall'inizio e non sembra fermarsi neanche davanti al Rookie Wall.

giovedì 4 marzo 2010

L'ARMA IN PIU' DI CLEVELAND SI CHIAMA JJ HICKSON

Forse neanche Cleveland stessa immaginava di aver scelto alla 19esima scelta del 2008 un giocatore di tale caratura che ha saputo inserirsi con la calma necessaria in un sistema che punta alla vittoria e non a far crescere i giovani.

JJ Hickson sta migliorando passo dopo passo, allenamento dopo allenamento e l'attesa del suo momento non gli ha fatto che bene nel suo processo di maturazione, ed ora che ne ha la possibilità sta dando sfogio a prestazioni eccellenti, e sperando per la franchigia dell'Ohio, continuative.

Infortunatosi Shaq il prodotto di North Carolina State è stato investito dei gradi da titolare e sta sfruttando questo periodo di forma cavalcando al meglio la chance offertagli.

Molto atletico, abile nel non forzare conclusioni che ancora non può prendersi, percentuali alte dal campo e gran attitudine a cercare il rimbalzo, sono le qualità che meglio descrivono il suo gioco fatto principalmente di posizionamenti azzeccati, uso sapiente del fisico e ricerca spasmodica della schiacciata ogni qual volta ne intravede la possibilità.

Certamente deve crescere, specialmente nei movimenti di post se vuole essere un giocatore di punta per un team, ma a 21 anni (22 a settembre) lo spazio per far del bene c'è. Dalla sua ha anche i molti lunghi dei Cavaliers che possono dargli consigli e dai quali può apprendere i trucchi del mestiere. Un primo obiettivo da porsi sarà quello di costruirsi un tiretto dalla media in estate, e di mettere su anche un altro pò di massa muscolare (anche se ne è già provvisto a sufficienza per combattere in una area NBA) per fare il salto di qualità; salto che permetterebbe alla franchigia di puntare su di lui, Jamison e Varejao per l'immediato futuro sotto le plancie.

I critici lo vedono simile a Leon Powe, capace di dare l'apporto necessario ma senza quel qualcosa in più che in futuro lo proietterà in alto, la sensazione però è che Hickson lavorando sulla tecnica nei prossimi anni abbia il potenziale per divenire uno di quelli che in NBA può fare la voce grossa. La paura è che l'anno prossimo, quando probabilmente si punterà su di lui ancora più di adesso, possa non essere all'altezza e si vedranno scendere vertiginosamente le sue prestazioni, ma forse è meglio dare adito alle voci degli estimatori e credere nel tanto potenziale a sua disposizione che gli garantirà un futuro roseo.

mercoledì 3 marzo 2010

QUESTI NUOVI DALLAS MAVERICKS


Il Paperone del basket americano, il Perez d'oltreoceano, uno dei pochi che la crisi la può affrontare spendendo continuamente invece di risparmiare, non si è smentito.

Parliamo chiaramente di Mark Cuban, l'emotivo proprietario dei Dallas Mavericks, ha preso gli onerosi contratti di Butler ($10.030.970), Haywood ($6.000.000) e Stevenson ($3.833.929), andando deliberatamente controcorrente alla "regola" del tetto salariale, il tutto lasciando partire i $10.890.000 di Josh Howard, il sottovalutato Drew Gooden e poco altro (Singleton e Ross, anche se il primo non se la sta cavando affatto male) per far quadrare i bilanci nella trade. Il problema è che Butler oltre a questo, ha un ulteriore contratto con più o meno le stesse cifre, Stevenson ha una player option a circa $4.000.000 ed ha tutte le motivazioni per esercitarla (difficile che in questo momento possa trovare simili cifre altrove) ed il solo Haywood, sicuramente l'uomo di cui si ha maggior bisogno lì nel Texas, a scadere il suo rapporto a fine anno. Josh Howard invece avrebbe finito il suo ciclo come nel caso di Haywood, così come Singleton e Gooden (nel frattempo accasato ai Clippers) e quindi ci sarebbe stato ampio margine per firmare un pezzo grosso a Luglio.

Vista dal punto di vista economico, dunque, è quasi un "autogol", ma la politica Cuban sembra funzionare molto bene stavolta. Spesso si è criticato il suo sperperare spasmodico, quasi eccessivo, che però non produceva mai i frutti proporzionali alle attese e quindi è quantomeno doveroso oltre che giusto rendere merito dell'operato suo e dello staff che per il momento sembra aver creato una macchina quasi perfetta. Sono 8 le vittorie consecutive piazzate dai Mavericks, con la chicca della vittoria contro i Lakers, ma anche contro Orlando, Atlanta ed una Charlotte in salute.

Infatti la squadra ha subito trovato l'alchimia giusta, non si è fermata un istante per sistemare tatticismi ed adattare schemi ai nuovi arrivati, ed adesso si può ben dire, guardando questa volta sotto un punto di vista prettamente tecnico, che Dallas ha trionfato nel mercato, lasciando Howard che oramai nei corridoi texani si era perso e non produceva più quello che ci si attendeva da lui, e consci di avere già un'ala decisamente atletica e difensiva come lo è Marion, hanno preso un all around come Butler. Ma il vero cambio radicale è stato l'arrivo di Haywood, finalmente un signor centro con movenze anche offensive che levasse il peso offensivo sotto le plance a Mr.Dirk. Inoltre con queste due armi aggiuntive nell'arsenale, anche il buon vecchio Kidd si sta sbizzarendo di più e le sue manovre sono divenute ancor meno prevedibili.

Questo è un aspetto da non sottovalutare assolutamente perchè quando le difese si schierano non sempre si può andare dall'immenso Nowitzki in post alto al ridosso dei gomiti della lunetta, oppure aspettare un attimo e cercare un Terry od un Marion appostati nell'angolo debole armati col tiro da fuori, od ancora utilizzare continui varianti come il pick'n roll ed il pick'n pop sempre sull'asse Jason-Dirk, nella post-season occorre qualcosa di più forte ed è arrivato.

Dallas forse è la squadra che più si è creata l'immagine di grande colosso nella stagione regolare ma anche di grande perdente nella post-season e quindi sarà solo il tempo ed il campo a dirci se il punto di vista economico è prevalso a quello tecnico oppure viceversa, per il momento la seconda opzione vince di molto.

martedì 2 marzo 2010

STAGIONE FINITA PER ALLEN IVERSON ; CAMBIO DI NUMERO PER LEBRON JAMES

Fuori fino alla fine della stagione. Ecco come è andata a finire la più travagliata e complessa stagione dell'ex Georgetown, cominciata coll'essere snobbato dai team fino all'approdo a Memphis. Pochi giorni e via anche da lì, parole di carriera finita e poi il grande ritorno nella sua amata città, quella dell'amore fraterno, Philadelphia.

Finalmente Iverson aveva ritrovato equilibrio e quintetto con minutaggio che rendesse merito alla sua carriera, ma evidentemente non era proprio l'annata fortunata.

La figlia Messiah si è ammalata ed Iverson giustamente aveva lasciato i Sixers temporaneamente, salvo poi tornare perchè il malore pareva nulla di che, ma purtroppo non è stato così e The Answer aveva lasciato nuovamente Philadelphia per tornare a casa.

Da poche ore però è arrivata l'ufficialità, Iverson non vestirà alcuna maglia fino a fine stagione e forse anche a seguire almeno fino a che la figlia non guarirà.

"Non è stata una decisione semplice, ma Allen ha detto che non vuole essere una distrazione per la squadra e perciò si è giunti a tale conclusione." Sono le parole del GM Stefansky, che augura anche ogni bene ad A.I. ed alla sua situazione complicata.

Per un giocatore che lascia una squadra, un altro lascia il suo numero ufficialmente anche se parecchie parole in passato erano state già spese.

Di per sè la notizia non fa rumore se non fosse che il numero è il 23 e che il soggetto in questione è LeBron James.

La stella dei Cavs ha deciso di rinunciare al "suo" 23 e passare al 6, il numero che indossa in nazionale.

La motivazione, per l'altro già detta in più occasioni, è che quel numero secondo James è di proprietà esclusiva di Jordan, anche se alcune voci hanno un'altra spiegazione, a Miami e a Chicago quel numero è stato ritirato e quindi se LeBron andasse lì l'avrebbe dovuto cambiare comunque, chissà se è stata proprio questa la sua idea...

lunedì 1 marzo 2010

SHAQUILLE O'NEAL INFORTUNATO PER DUE MESI

Paradossale come a Cleveland, arrivato il secondo lungo, quello mobile, che va a completare un pacchetto di giocatori d'area individiabile, si perda il centrone di riferimento in area. Preso Jamison perchè il perfetto complemento per uno come Shaq, visto che l'ex ala di Washington è uno di quelli in grado di allontanarsi dal pitturato e riuscire lo stesso a far male allargando le difese e lasciando più spazio sotto le plancie, i Cavaliers per i prossimi due mesi dovranno rinunciare a O'Neal.

L'infortunio al pollice non gli garantiva di giocare e quindi è stato immediato l'intervento chirurgico per cercare di riavere The Big Cactus in tempo per le prime di gare dei playoff, anche se molti non credono di riuscire a vedere O'Neal in forma in tempo necessario e quindi non riuscire a fornire l'apporto necessario al team.

L'altro peso della bilancia però potrebbe essere letto come "meglio adesso che dopo", e la sensazione è che ci sia anche un possibile risvolto positivo come la crescita definitiva di JJ Hickson che potrà avvalersi di un minutaggio più elevato e che magari può diventare un'arma in più nello scacchiere tattico di Cleveland a fine aprile perchè acquisirà ancora maggiore esperienza.

Poi con una probabilità vicina al 100%, Ilgauskas tornerà nella sua amata città in una mossa che è sembrata preparata a tavolino e che ha permesso ai dirigenti dei Cavaliers di rafforzarsi in maniera esponenziale sotto le plance.

Quindi la franchigia dell'Ohio, data l'abbondanza nel suo roster nel reparto lunghi, non dovrebbe risentire troppo della mancanza del suo centro titolare anche se è indubbio che Shaquille possa portare sempre qualcosina in più alla causa.