Concludiamo l'analisi delle squadre NBA della Pacific Division analizzando la sua squadra più rappresentativa, nonchè campione in carica : i Los Angeles Lakers.
Sono i campioni, coloro che hanno appena dimostrato di avere qualcosa in più rispetto alle altre e questo fattore già la dice lunga sul fatto che la squadra ha un team competitivo ed in grado di ambire al traguardo più alto. "Squadra che vince non si cambia" recita un vecchio detto, ma i Los Angeles hanno deciso di andare in controtendenza, consci che le altre franchigie si sono mosse oculatamente per superare gli ostacoli che l'anno passato non gli hanno permesso di vincere.
Quindi non sono rimasti a guardare ed hanno anch'essi operato sul mercato ed in maniera anche significativa. Infatti non si sono limitati ad acquisti di contorno per limare il roster ed allungare la panchina e le rotazioni, ma hanno deciso di operare un cambio addiritura che interessa il quintetto base della squadra.
Consapevoli di avere un uomo quasi immarcabile che è Kobe Bryant, hanno cercato fortemente uno dei pochi che con la sua difesa riuscisse a limitarlo e cioè Ron Artest. Dunque lasciato andare Ariza, si sono portati a casa i servigi di uno dei migliori difensori della lega (se non il migliore) ed anche un più che buono giocatore offensivo. In tal modo Bryant, avrà un difensore in meno ad ostacolarlo, avendolo dalla sua parte e i Lakers guadagnano una fetta maggiore di qualità difensiva.
Messa su questo fronte, la mossa ha del clamoroso e i Lakers sarebbero destinati inevitabilmente a ripetersi anche quest'anno, però ci sono controindicazioni che portano a credere, a detta di alcuni, che forse la mossa non è stata così proficua. Queste supposizioni sono nate non certo avendo come presupposto il talento del giocatore, ma sono da ricercarsi nei problemi disciplinari e comportamentali che Artest si porta dietro.
Non a caso l'incognita di questa squadra è proprio l'inserimento del nuovo arrivato che potrebbe causare una rottura dell'armonia nello spogliatoio se mostrerà il lato esuberante del suo carattere e poi c'è il rischio che non riesca ad adattarsi al ruolo di secondo od addirittura terzo leader del team in fase offensiva. Comunque a placare gli animi di Ron Ron ci penserà Phil Jackson, allenatore troppo esperto nel gestire queste situazioni da credere che si lasci sopraffare dall'ex Houston (vedi Rodman). Il secondo problema dipenderà molto di più dal giocatore in quanto dovrà essere la sua voglia di vincere che lo dovrà portare ad adattarsi al nuovo ruolo in squadra. Ovviamente dovessero essere superati tali problemi, il team si ritroverebbe ancora la squadra più accreditata alla vittoria, forse ancora più forte rispetto all'anno passato.
La franchigia non presenta particolari lacune, quello che si pensava essere l'anello debole dell'attacco, cioè l'esperto play, Derek Fisher, si è invece rilevato l'uomo in più della squadra, il giocatore esperto capace di guidare un team nelle partite calde dei playoff senza che la palla gli pesasse tra le mani e lui era solo il giocatore meno atteso in termini di punti. Ovviamente il go-to-guy della squadra è Mr.81 punti, Kobe Bryant, attualmente ancora il miglior giocatore nella NBA. Uomo squadra, leader indiscusso dal dopo Shaq, un surreale tiratore che trova l'equilibrio e la calma in ogni conclusione che effettua; eccellente penetratore anche nel traffico, che nei momenti difficili si esalta anche se solo da poco ha imparato a fidarsi un pò più dei compagni nei momenti finali quando si è punto a punto. Come riferimento tra i lunghi, Gasol è ormai in lizza per essere il migliore europeo in NBA (Parker e Nowitzki permettendo), un giocatore che quest'anno è cresciuto e maturato tantissimo soprattutto nella gestione dei palloni quando contano. Inoltre uscendo dalla panchina hanno Lamar Odom che in quasi tutte le squadre sarebbe titolare fisso, ma Phil preferisce farlo partire dalla panchina perchè il giocatore si esprime meglio quando ci sono meno pressioni sulle sue spalle.
La difesa quest'anno è devastante. Bryant quando ha voglia di difendere limita moltissimo il suo avversario, Gasol e Bynum sono la giusta miscela di lunghi in grado di difendere sia su uomini fisici d'area sia su lunghi mobili che escono per un tiro dalla media distanza. Inoltre l'uomo migliore delle squadre avversarie (almeno tra i perimetrali) sarà preso in consegna da Artest e talvolta da Bryant in modo da non caricare di falli nessuno dei due.
Per quanto riguarda il punto di vista tattico, la squadra da quando c'è Phil jackson pratica il triangolo, il tipo di gioco preferito dal coach nonchè suo marchio di fabbrica. Questo tipo di gioco necessita di lunghi passatori e dal buon trattamento di palla, come lo sono Gasol e Odom che sono racchiudono proprio queste caratteristiche. Lo schema favorisce la circolazione della palla lasciando il gioco ordinato ed una varietà di buone soluzioni dettate dalla lettura della difesa avversaria. Inoltre con Gasol ed Odom ci si può allontanare dall'area dei tre secondi in modo da liberare spazio per le penetrazioni. Si potrà usufruire in maniera massiccia anche di pick'n roll e sull'aiuto difensivo ci sarà lo scarico per un tiratore perimetrale. Tutti e tre i lunghi possono contribuire a fornire secondi tiri alla squadra e possono essere pericolosi nel gioco spalle a canestro. Al limite anche se le difese coprono bene, ci penseranno Bryant o Gasol a prendersi degli uno contro uno per risolvere l'azione.
Previsione : Titolo NBA.
Quintetto ideale : Derek Fisher; Kobe Bryant; Ron Artest; Pau Gasol; Andrew Bynum
Sesto uomo : Lamar Odom
Panchinari di spicco : Sasha Vujacic; Jordan Farmar; Shannon Brown
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