Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

giovedì 31 dicembre 2009

IL COMPLEANNO DI LEBRON JAMES TRA LE POLEMICHE


Compleanno tra l'idillio e le critiche quello appena compiuto da LeBron James, venticinque anni e una carriera già da hall of famer (e ancora margini di crescita) e che stanotte per festeggiare ne ha piazzati 48 di punti, conditi da 10 rimbalzi e 6 assist, un bel modo per regalarsi e regalare una vittoria ai suoi Cavs, che per la verità hanno avuto anche e soprattutto bisogno di un altro assoluto protagonista come Varejao per avere la meglio sui formidabili Atlanta Hawks. Oltre a questi due attori principali, la scena è stata occupata ed offuscata da un altro protagonista ovvero l'addetto al cronometro.

Di King James abbiamo parlato, anzi hanno parlato le sue cifre, mentre il contributo di Varejao è stato quello di fare quello che serviva al momento giusto e al posto giusto prendendo prima un rimbalzo offensivo, fondamentale perchè poi convertito in due punti, e dopo ha messo a segno nell'azione successiva (quella del possesso più importante) la tripla che ha regalato "virtualmente" la vittoria ai Cavaliers. Virtualmente, perchè prima di prendere il decisivo rimbalzo offensivo è successo qualcosa di molto particolare che ha condizionato una partita in bilico, e qui entra in scena l'addetto al cronometro. Dopo un errore al tiro di Maurice Williams non ha resettato il conteggio dei 24 secondi e i giocatori di Atlanta ignari dell'errore hanno continuato a giocare con soli 14 secondi all'inizio dell'azione offensiva e hanno forzato l'azione quando stava per scadere il tempo massimo per il possesso regalando un'azione ai Cavs.

La discussione e le proteste sono cominciate subito in campo appena il gioco è stato interrotto, con Mike Woodson primo a chiedere spiegazioni all'arbitro. Alla fine dell'incontro, dopo che non si è riusciti a trovare un accordo nell'immediato, gli Hawks tramite il loro front office hanno fatto sapere che faranno ricorso per chiedere di rigiocare almeno gli ultimi 2 minuti "incriminati" e viziati dallo sbaglio umano di un addetto. Perchè si può sbagliare ma è giusto che si trovi rimedio quando è possibile e non sarebbe la prima volta che alcuni minuti conclusivi di una partita vengano giocati a parte...

mercoledì 30 dicembre 2009

ALL STAR GAME NBA 2010



Si avvicina il momento in cui lo spettacolo, base e sostentamento della NBA odierna, troverà il suo apice.

Dall'11 Febbraio al 14 Febbraio, a Dallas, infatti, la stagione regolare si interromperà per qualche giorno per lasciare posto all'ALL STAR GAME NBA 2010.

Come ogni anno il primo giorno avremo il rookie Challenge. Ancora nulla è definitivo per quanto riguarda i roster, ma per il momento proviamo a fare una sorta di bilancio dei giocatori, che per le loro prestazioni, meritano sicuramente la chiamata.
Gallinari andrà sicuramente nella squadra dei sophomores a meno che al momento della scelta non diano una botta in testa agli addetti al compito.

L'anno scorso il roster era composto da nove giocatori e quindi ne ipotizziamo nove:

Rookie : Tyreke Evans, Brandon Jennings, Jonny Flinn e Stephen Curry (per il pacchetto guardie); DeMar DeRozan, Tyler Hansbrough, Omri Casspi, Taj Gibson e DeJuan Blair (per i lunghi).

Sophomores : Derrick Rose, O.J. Mayo, Russell Westbrook, Eric Gordon e Chris Douglas-Roberts(per il reparto guardie); Danilo Gallinari, Kevin Love, Michael Beasley e Brook Lopez (nel settore lunghi).

Il secondo giorno si disputeranno la gara delle schiacciate, la gara dei tre punti e il playstation skill challenge.
Per i possibili partecipanti, indicare i giusti nomi è difficile in quanto la scelta ha un campo troppo ampio e non sempre vengono scelti i migliori e non sempre chi viene chiamato accetta l'invito.

Ci limitiamo alle informazioni ottenute ed ad eventuali ipotesi.

Nella gara delle schiacciate, sappiamo che Kevin Durant ha rifiutato l'invito a partecipare e quindi non ci sarà. Ricordiamo che l'anno scorso LeBron James affermò che avrebbe partecipato e dunque ci si attende la sua presenza. Probabilmente avremo un rookie, come moda ormai in questa gara (l'anno scorso c'era Fernandez) e quindi si può pensare a DeMar DeRozan.

Nella gara dei tre punti avremo Daequan Cook che dovrà difendere il titolo e, per le ottime percentuali, non è utopia pensare che sarà presente anche Gallinari. Altra probabile partecipazione è quella di Jared Dudley.

Nello skill challenge verranno portati quattro tra playmaker e guardie, ci si attendono grandi nomi.

L'ultimo giorno avremo la partita delle stelle. Qui il discorso cambia, praticamente si conosce già il quintetto perchè scelto in base al voto dei fan.

Al momento in cui scriviamo i quintetti sono così, tra parentesi i voti:

East : Allen Iverson (635.084), Dwayne Wade (1.314.215) , LeBron James (1.315.292), Kevin Garnett (1.113.213) e Dwight Howard (1.252.786).

Ovest : Steve Nash (546.064), Kobe Bryant (1.380.383), Carmelo Anthony (1.204.234), Dirk Nowitzki (668.243) e Amar'e Stoudemire (950.737).

Bargnani è terzo, per voti, nei centri ad East, dopo Howard e Shaq con 121.253 voti. Non è dunque esclusa una sua convocazione alla partita, come riserva di Howard.

lunedì 28 dicembre 2009

LE MIGLIORI E LE PEGGIORI SQUADRE NBA DELLA SETTIMANA 8

Eccoci al consueto appuntamento settimanale con questa nostra rubrica che oggi vede la luce per l'ottava volta.

Migliori :

3. Boston Celtics

Se non fosse per quelle due sconfitte contro Philadelphia e (quella di stanotte) contro i Clippers, la squadra si meriterebbe assolutamente il primato di questa classifica, non perchè abbia fatto un'impresa più importante rispetto alla squadra qui in basso alla n°2, dato che anch'essa ha vinto un big match, però ha limitato una squadra come gli Orlando Magic a 77 punti (!) facendolo anche senza una delle loro star: Paul Pierce. Questo evento è sicuramente il frutto di quella straordianaria difesa che Boston sta offrendo che è un esempio, un modello, per tutte le franchigie che vogliono aspirare in alto. Doveroso sottolineare che qui potevano starci tranquillamente anche i Raptors per le ottime prestazioni offerte dalla squadra canadese in quest'ultima settimana.

2. Cleveland Cavaliers

La vittoria contro i Los Angeles, il giorno di Natale, fa balzare i Cavs al secondo posto nella speciale classifica dedicata ai migliori della settimana. E' vero che siamo ancora all'inizio e che la partita non era indicativa poi tanto e che i conti si fanno alla fine ma per il momento lo scontro diretto è stato vinto da LeBron James e compagni e bisogna dargli merito. Cleveland si sta riprendendo lentamente e sta cominciando a rimacinare il gioco dello scorso anno, inoltre le voci che dicono che la squadra di coach Brown sia alla ricerca di un'ala forte perimetrale da scambiare con Ilgauskas è un buon segnale, indice forte che la squadra ha compreso che ha bisogno di qualcos'altro per vincere e si sta muovendo per ottenerlo.

1. Portland Trail Blazers

Non potevano non esserci i Blazers al primo posto. Il perchè è scritto negli ultimi due post ed è ampiamente esplicitato, soprattutto nell'ultimo, perciò non approfondiamo più di tanto. McMillan sta facendo un lavoro ineccepibile, la lista dei tanti infortunati ormai è nota, eppure Portland continua ad inanellare risultati positivi ed è alla quarta vittoria di fila. Successi che sono avvenuti non contro squadre abbordabili, anzi; battere in seguenza Miami, Dallas, San Antonio e Denver è già decisamente arduo ma farlo senza avere praticamente nessun vero centro, ha dell'incredibile.

Peggiori:

3. Philadelphia 76ers

Difficile scegliere, tutte le franchigie più in crisi hanno trovato, più o meno, almeno un giorno di evasione dai loro periodi cupi. Anche i Sixers hanno avuto un exploit contro Boston ma da lì solo sconfitte, 3 di fila, anche contro team ampiamente alla portata; battuti prima dai Clippers, poi da una Washington in difficoltà ed infine strapazzati da Utah che li lascia a soli 76 punti. Per fortuna arrivano anche buone notizie, tornano i due play di Philadelphia : Williams ed Iverson. Ma siamo sicuri che sia una buona notizia, od Iverson con minutaggio ridotto e con il conflitto per il posto da titolare comincerà a creare problemi nello spogliatioio di Phila?

2. Detroit Pistons

Agghiacciante. La situazione dei Pistons può essere definita solamente in questo modo: 7 sconfitte filate e una partita persa contro Toronto, storica. Perdere contro i Raptors, notoriamente non molto forti (per usare un eufemismo) nella propria metà campo, infilando solo 64 punti(!) è sintomo di un periodo nero da cui è arduo trovare lati positivi. Seconda in classifica perchè comunque gli avversari contro non erano tra i più facili in circolazione ed inoltre il calendario nelle due prossime partite è benevolo e li vedrà contro una New York in forma ma comunque fattibile da battere e una Chicago leggermente migliorata ma comunque in crisi.

1. Indiana Pacers

Chiaramente il primo posto spetterebbe di diritto ai New Jersey Nets, ma vuoi per monotonia, vuoi perchè oramai è futile continuare ad infierire sul momento della franchigia, abbiamo deciso di escluderla dalla classifica. Indiana sicuramente non sta facendo meglio dei Nets in quest'ultimo periodo, 6 sconfitte consecutive sono molte e soprattutto risalta quella disastrosa di stanotte contro Miami; alla fine del terzo quarto il risultato recitava 98-60 (!) ovviamente per gli Heat. Un disastro vero, nessuno riesce a creare gioco e a rendersi pericoloso eccetto Murphy ed Hansbrough, troppo poco dunque.

domenica 27 dicembre 2009

LA SITUAZIONE DI PORTLAND

Greg Oden, Joel Pryzbilla, Rudy Fernandez, Travis Outlaw, Nicolas Batum. Questi i nomi di cui attualmente coach Nate McMillan può solo leggere su una scheda o farci una chiacchierata, senza però poterne usufruire in campo, giocatori che non sono ai margini del roster o sono di complemento dei quali si può fare a meno e sopperire con aggiustamenti o inserendo negli schemi qualcun'altro, ma giocatori pienamente attivi in campo, importantissimi nelle rotazioni di una delle squadre più attese dell'anno (che per giunta sta facendo comunque una buona stagione), elementi di punta per poter usufruire di caratteristiche diverse, utilissimi per il gioco del team.

Sembra incredibile come la sfortuna si sia accanita contro i Trail Blazers tanto da martoriare un team che grazie a movimenti oculati sul mercato e all'esplosione di alcune pedine, tra le quali molti degli infortunati di sopra, sia arrivata ad essere considerata la prossima outsider, una outsider che però può contare su giovani e su di un salary cap ancora non troppo ingombrante da dover essere costretti a lasciare free agent alcuni uomini. Nate McMillan che sta facendo davvero un gran lavoro sia di motivatore che soprattutto tattico per adattarsi a questa interminabile lista di indisponibili, si è trovato addirittura in un allenamento a ranghi tanto ridotti da doversi adattare ad essere il decimo uomo per un cinque contro cinque.

Almeno lui è sano...(foto a lato)

Lavorare in queste condizioni è davvero difficile, soprattutto quando i tuoi due centri principali si "rompono" uno dopo l'altro e per l'intera durata della stagione, costringendo la franchigia ad adattare spesso LaMarcus Aldridge centro mentre questi nello spot di ala grande al fianco di un centro di peso era un fattore. Certo Portland potrà fare affidamento su Juwan Howard ma ovviamente è un giocatore che non può garantire costanza e molti minuti in una gara, e certamente ancor meno nell'arco di più di mezza stagione rimanente. Guardando il lato tattico, si cercherà ora un gioco più in velocità che favorisca gli esterni e i tagli a centro area, con Bayless a cambiare le guardie e Andre Miller a condurre sapientemente le azioni di contropiede e di transizione. Con un terzo lungo come Jeff Pendergraph alla sua grande occasione da minutaggio importante, si può giocare con un pacchetto sotto le plancie più agile che può sfruttare bene le vie di passaggio e creare situazioni tattiche vantaggiose.
Braccia aperte, come a dire "io non posso farci nulla"(foto a lato)

Sicuramente mancherà la presenza dominante a centro area che garantisca una varietà di soluzioni più diversificata e che dia possenza ed intimidazione nel pitturato, ma si deve per forza di cosa sopperire e quindi attendendo la piena ripresa di almeno Rudy Fernandez per fine gennaio, si può sperare di armare i tiratori e creare spazio in più per i penetratori.

Travis Outlaw e Nicolas Batum, due giocatori fondamentali per l'equilibrio della squadra, il primo principalmente in attacco come sesto uomo e il secondo come specialista difensivo che non ha problemi nel punire i raddoppi dall'altro lato del campo, sono attesi ad un pieno recupero solo per fine marzo, giusto in tempo per la post season appuntamento che molto probabilmente i Blazers lo stesso non mancheranno, ma siamo sicuri che riusciranno a rinserirsi subito nella nuova filosofia di gioco di McMillan?

sabato 26 dicembre 2009

CORSA AI TROFEI NBA PARTE 2

Proseguiamo nell'analisi di coloro che possono risultare i migliori al momento ad aggiudicarsi i premi individuali di fine anno.
Un paio di post fa avevamo indicato chi al momento potessero essere gli aspiranti al titolo di MVP di fine stagione regolare. Oggi vediamo di spostare la nostra inquadratura sul MIP e sul coach of the year, concludendo così la prima puntata di questa rubrica.

MIP : Il panorama è ampio, non si gira come nel Most Valuable Player, sempre attorno agli stessi giocatori. Qui si spazia e di nomi se ne potrebbero trovare molti, ovviamente restringeremo il campo ai più importanti a nostro avviso, almeno fino a questo momento.

Da una prima occhiata risulta quantomeno paradossale che due dei giocatori più migliorati rispetto alla passata stagione siano membri del team più perdente della NBA in questo inizio di stagione; parliamo chiaramente di Brook Lopez e Chris Douglas-Roberts, due che il muro del secondo anno lo hanno abbattuto in maniera formidabile. Su Douglas-Roberts ci limitiamo ad esporre la diversità di cifre rispetto all'anno passato in quanto su di lui sono stati spesi fiumi di parole in un articolo a parte (quello dei giocatori-sorpresa), è passato da 4.9 punti 1.2 assist e 1.1 rimbalzi di media a 16.4 punti 1.9 assist e 4.5 rimbalzi frutto sicuramente della maggiore fiducia che Frank prima e Vandeweghe poi, gli hanno riposto assegnandogli sia un ruolo maggiore sia una ventina di minuti in più rispetto al suo primo anno nella lega.
Brook Lopez come il suo compagno di squadra, è aumentato in maniera esponenziale in cifre dai 13 punti di media conditi da 8.1 rimbalzi dell'anno precedente è passato a statistiche quasi da stella con 19.1 punti 9.7 carambole prese 2.1 assist e 2 stoppate. Come al solito però, seppur abbastanza indicativi, i tabellini individuali non dicono tutto sul giocatore in analisi. Lopez è divenuto più leader del gruppo, maggiormente intimidatore in difesa, pronto a mettere il corpo di mezzo ogni qual volta l'occasione lo richieda, i suoi movimenti in post stanno divenendo maggiormente fluidi, prima erano discreti ma abbastanza meccanici ed inoltre è pronto a caricarsi il gruppo all'occorenza togliendo il peso a Devin Harris che può ora giocare con minor pressione sulle spalle. Se non fosse per il disastro che New Jersey sta facendo, il MIP andrebbe di diritto a lui.
Altro nome è quello di Ariza. Passato da giocatore che fa piccole cose ma fondamentali, a leader di un gruppo martoriato dagli infortuni. Trevor ha raddoppiato la mole di punti prodotti a partita ed ha cominciato a caricarsi bene il gruppo sulle spalle, a differenza dei concorrenti appena citati è l'unico ad aggiungere a buoni risultati individuali, anche una buona mole di positive vittorie di squadra.

Non poteva certo mancare in questo elenco l'italiano Gallinari che al suo primo vero anno in NBA con la forma ottimale (l'anno scorso ha giocato ma era limitato dal problema alla schiena) ha sbalordito tifosi ed addetti ai lavori. Giudicato da D'Antoni come il miglior tiratore che abbia mai visto, il gallo si è subito calato nei panni del giocatore chiave del team mostrando il suo ampio repertorio innanzitutto di conclusioni da oltre l'arco dove è il migliore, poi la sua capacità di penetratore anche nel traffico ed anche buon difensore e stoppatore all'occorrenza. E' difficile che vinca il trofeo perchè l'anno scorso è poco considerabile ma le carte in regola ci sono tutte.

COACH OF THE YEAR : Selezionare il coach più meritevole pare quanto mai scontato quest'anno, perchè se Phil Jackson si ritirasse veramente al termine di quest'annata allora non ci vorrebbe poi molto per capire a chi giustamente dovrebbe andare il trofeo; non solo per il gioco spumeggiante di quest'anno, ma anche, e soprattutto, come giustificato premio alla carriera del coach più vincente di ogni epoca. Il "suo" triangolo (in realtà di Tex Winter, ma Phil ne interagisce benissimo) è il gioco più vincente della lega, quest'anno ha aggiunto qualche variante in modo da essere ancora più imprevedibile, anche se già di per sè tale filosofia offensiva è già molto varia.

L'alternativa più grande è riposta in coach Doc Rivers che nello sfruttare i panchinari e nel gestire i minutaggi dei suoi, è un maestro. La "sua" difesa (ed anche in questo caso le virgolette sono d'obbligo perchè in realtà è di proprietà di Thibodeau) è regale; limitare i Magic non concedendogli neanche 80 punti è già un'impresa, ma farlo senza Pierce è sorprendente. Ha riscoperto un Tony Allen che per infortuni vari si era perso e fa giocare la squadra in attacco in maniera ragionata ma al contempo fluida.

Meritano attenzione anche Adelman e McMillan. I due allenatori meriterebbero appieno lo scettro di coach dell'anno perchè continuano a vincere e a convincere seppur le loro squadre ogni anno perdano pezzi fondamentali nello scacchiere. Sono due campioni nel loro mestiere, capaci di adattarsi alle nuove esigenze del team in poco tempo, capaci di creare gioco anche se le loro stelle (o quasi, ci si riferisce ad Oden per come stava giocando) su cui metà degli schemi dovrebbero basarsi, non ci sono per un'intera stagione. Grande merito a loro e giusto encomio.

venerdì 25 dicembre 2009

AUGURI DI BUON NATALE

Qualunque sia l'imprevisto, qualunque sia il problema, l'NBA, se non dipende da cause di forza maggiore, non si ferma mai, ma per pochissimi giorni l'anno c'è la sicurezza che nessuna squadra calcherà un parquet per una gara ufficiale, ovviamente tra questi quello a cui ci riferiamo oggi è la nottata scorsa, quella natalizia, e approfittiamo di ciò per augurarvi buon Natale. Come regalo vi proponiamo delle "chicche" fotografiche raccolte da noi per voi tifosi ed appassionati di basket d'oltreoceano.

Ma prima ricordiamo che da domani ci sarà la seconda parte della rubrica dedicata ai premi NBA.



giovedì 24 dicembre 2009

CORSA AI TROFEI NBA 2009/2010

Oggi inauguriamo la nuova rubrica già anticipata nei post precedenti.
Anche questa assieme alle altre ci seguirà per tutta la stagione regolare; qui andremo ad analizzare chi sono i più meritevoli al momento dei vari trofei individuali che la NBA ogni anno mette in palio come ricompensa per l'operato del singolo che più si è distinto nelle categorie previste, ossia quelle dell'MVP, il giocatore dell'anno, colui che non solo per statistiche personali ma anche per leadership ed aiuto alla squadra ha saputo maggiormente decidere le sorti di una franchigia in positivo; il MIP, ovvero il giocatore più migliorato rispetto alla passata stagione ed il coach dell'anno, colui che è stato maggiormente in grado di essere determinante e produttivo per il proprio team.
Il trofeo del rookie of the year non è presente in quanto è implicitamente incluso nella rubrica per i migliori primo anno nella NBA.

MVP :












L'anno scorso il titolo è andato a James... Quest'anno?
E' quasi immediato pensare che l'MVP quest'anno vada a Kobe Bryant perchè il suo ruolo nella squadra aumenta d'importanza ogni giorno che passa, la sua leadership, il suo carisma sono essenziali per il suo team ed inoltre coinvolge molto i compagni senza contare che la sua squadra vince ed anche molto e questo è un fattore determinante per far in modo di aggiudicarsi quel premio.
Ovviamente la corsa non può essere rappresentata da un singolo corridore, la NBA è bella perchè è varia e in questa stagione c'è un contendente nuovo che capeggia in alto alla lista dei papabili per questo trofeo ed è Carmelo Anthony, snobbato da sempre, continuamente sotto i riflettori come parametro di paragone con James e Wade, perchè usciti dallo stesso draft, ma sempre considerato dai più come incompleto soprattutto per capacità di trascinatore di un team. Quest'anno però grazie alla migliorata complicità con il "generale" (Billups), Anthony sembra un altro, maturo, leader di una squadra che punta al titolo senza nasconderlo e trascinatore anche nei momenti caldi di gara.
Anche Steve Nash potrebbe essere una valida alternativa ma certamente, vista l'età, le sue prestazioni sono destinate a calare verso il termine della stagione.

Assente dalla lista LeBron James non tanto per le sue statistiche che sono sempre eccelse, da quest'anno sta mostrando una rinnovata faccia che lo vede più assist-man e meno tiratore (cosa che incide molto nell'assegnazione del titolo), ma tanto perchè la franchigia non sta avendo gli stessi frutti della passata stagione, sembra stanca, poco cinica e meno incisiva rispetto all'anno passato e neanche il buon James riesce a trascinarla in tutte le gare. Se le cose cambiassero... potrebbe esserci il bis.

Nel prossimo post continueremo analizzando i potenziali candidati al MIP e al coach of the year.
Ovviamente, se volete, dite la vostra nella sezione commenti dell'articolo.

martedì 22 dicembre 2009

LE MIGLIORI E LE PEGGIORI SQUADRE NBA DELLA SETTIMANA 7

Stiliamo anche per questa settimana, le migliori e le peggiori squadre NBA di questi ultimi giorni di regular season.

Migliori:

3. Orlando Magic

Battuta d'arresto contro Miami a parte, un evento sporadico che può capitare a tutti, Orlando sta giocando veramente bene e soprattutto vince contro squadre abbastanza forti da poter essere delle contendenti rispettabili come lo sono Portland e gli spolverati Utah Jazz. Howard domina sotto i tabelloni e non è una novità, porta costantemente a casa una doppia doppia abbondante, prende ancora più rimbalzi e apre il gioco ai perimetrali grazie ai continui raddoppi su di lui e Lewis e Pietrus possono solo ringraziare e infilare la retina. Il tutto avviene anche se sono privi della regia di una costante come Jameer Nelson; in questo momento sembrano i più seri antagonisti dei Celtics per un eventuale finale di playoff.

2. Los Angeles Lakers

Stop e via. I Lakers nella loro lunga corsa di vittorie consecutive si sono fermati solo una partita a riposare, per poi riprendere da dove avevano lasciato, arrivano altre quattro W per i californiani in uniforme gialloviola, seppur non contro formazioni di vertice (infatti sono contro Detroit,Nets,Bucks e Bulls) ma comunque importanti per mantenere la vetta e sintomo che non si sottovaluta nessuno e quindi la concentrazione è alta anche contro esse. Ora hanno ritrovato l'eccellente Gasol che è finalmente tornato completamente in forma; se continuano così il bis è quasi scontato.

1. Memphis Grizzlies

Qui diamo un premio alla squadra che in questo momento è sotto gli occhi di tutti per le ultime ottime prestazioni ed allo stesso tempo è una provocazione perchè non è certo la franchigia con il miglior gioco al momento, ma alla luce delle vittorie convincenti contro le "grandi" e per via delle immense prestazioni dei singoli, si sono meritati considerazione e rispetto all'interno della lega. Tutti stanno facendo come dalle premesse ci si attendeva, uno su tutti è Zach Randolph che sembra aver raggiunto l'apice del suo gioco e sicuramente sta trovando continuità e serenità a Memphis (vedere post precedente).

Peggiori:

3. San Antonio Spurs

Sembra un paradosso inserire da quest'altra parte della classifica gli speroni del Texas perchè sono reduci da tre vittorie consecutive, ma se si scava a fondo si nota come le vittorie sono arrivate contro team deboli come i Golden State Warriors, i Sacramento Kings e i Clippers che sono pur sempre importanti nella corsa ai playoff ma sono mal condite perchè al contrario di Los Angeles, San Antonio ha fallito tutti gli appuntamenti maggiori. Sconfitta contro Boston, Denver, Utah e Phoenix. Qualcuno nei corridoi specula che è solo una tattica del saggio Popovich che non vuole mostrare le sue carte nella stagione regolare contro tali franchigie in modo da sorprenderle nelle eventuali gare di post-season, se fosse veramente così allora gli Spurs potrebbero ben sperare in futuro ma alla luce dei fatti nei momenti che contano la squadra non è stata all'altezza delle aspettative.

2. Detroit Pistons

Altra sorpresa in questa piazza. Fino a sette giorni fa campeggiava tra le migliori con quattro vittorie filate che la proiettavano ampiamente verso i playoff ad Est (che per la verità non sono difficilissimi da raggiungere in questa Conference), ma seguono a questi risultati 4 sconfitte anche contro squadre ampiamente alla portata della franchigia. Quel che preoccupa è la fase realizzativa perchè più volte i soli Stuckey e Villanueva si sono caricati la squadra ed hanno predicato nel deserto. Il team se è in forma ha buone potenzialità di vittoria ma deve cercare la continuità di rendimento altrimenti non si va da nessuna parte.

1. New Jersey Nets

Oramai è accampata praticamente ogni settimana da queste parti, descrivere i suoi ultimi risultati è cosa fatta e rifatta anche in appositi post dedicati ad analizzarli. Sono praticamente terminate le frasi sulla mole di sconfitte che si stanno portando dietro, bisogna solo continuare a credere che si riesca a trovare un giorno non troppo lontano il bandolo della matassa altrimenti si finirà nell'evitare di inserirla nella classifica. L'unica cosa che resta da fare è continuare a dare vostre opinioni nel sondaggio qui di sopra, riguardo al loro prosequio in campionato.

Probabilmente se non avremo avvenimenti NBA troppo ingenti che non possiamo evitare di non scrivere, nel prossimo post inizieremo la già citata nuova rubrica che si aggiungerà a questa, a quella dei prospetti NCAA, a quella dei giocatori sorpresa e a quella dei rookie di qualche post fa.

lunedì 21 dicembre 2009

LA RIVINCITA DI ZACH RANDOLPH

Considerato sempre un ottimo giocatore ma limitato dal suo carattere, considerato sempre un giocatore dalle indubbie doti ma mai investito del ruolo di leader della propria squadra, perchè spesso egoista ed accentratore di gioco, considerato un tremendo cestista ma troppo incline agli infortuni, per essere uno di quelli su cui una franchigia può puntare per vincere. Zach Randolph sta emergendo in un contesto dove il gioco spesso si risolve con situazioni di uno contro uno o con giocate individuali, sta emergendo continuando ad inanellare prestazioni molto positive e mostrando tutte le sue qualità che ha sempre portato con sè, ma che sono rimaste solo su di un tabellino, mai considerate per quelle che erano, ovvero, più di venti punti a partita e circa dieci rimbalzi di media nelle sue migliori annate.

Tanto scaramantico da non rinunciare mai al suo rito pre-partita di mangiare pasta alle 3 e mezza del pomeriggio, ha avuto una carriera costellata dagli infortuni che lo hanno costretto più volte a fermarsi sul più bello, quando era pronto a far ricredere i molti scettici che in lui vedono solo un giocatore che si prende molti tiri e che è bravo a posizionarsi a rimbalzo, ma niente di più. I critici ne additano la scarsa volontà nel passare la palla, le lacune durante i movimenti difensivi (un suo cruccio), la mentalità mai da vincente, l'incostanza spesso nell'essere un fattore a prescidere dai giorni di magra realizzativa ed infine la poca presenza intimidatoria a centro area.

Ma Zach Randolph è un giocatore dalle molte qualità, un cestista in grado di portare sempre il suo sia nelle partite vinte che in quelle perse, e che negli ultimi anni ha imparato a selezionare meglio le molte conclusioni che può prendersi e più di tutto ha perfezionato alcuni movimenti e costruito un discreto tiro fuori dall'area dei tre secondi, cosa che ha innalzato le sue percentuali verso il 50%, statistica fondamentale in particolar modo per un lungo. Cosa molto importante poi è la sua crescita ai liberi, che ad oggi lo ha proiettato ad essere uno dei lunghi più pericolosi dalla lunetta con il suo 82,9% in questa stagione.

In questo campionato Z-Bo non solo ha cominciato ad avere una alta continuità di rendimento almeno offensivo, ma ha anche inanellato prestazioni straordinarie come i 24 rimbalzi (!) conditi da 32 punti, dopo che nella partita precedente ne aveva tirate giù 16 di carambole con 26 punti. Certo il gioco di Memphis favorisce il rimbalzo difensivo dei lunghi che sono gli unici a rimanere dentro l'area quando questa non è molto affollata mentre gli esterni scappano per occupare le corsie laterali, ma la sua buonissima capacità di posizionamento e la lotta arcigna sotto le plancie lo rendono a prescindere un gran rimbalzista abile nello sfruttare il fisico potente e nel non perdere mai l'equilibrio nei vari corpo a corpo fisici che nascono ad ogni errore al tiro.

Coach Hollins dice di lui che è una bestia, D'Antoni ne è rimasto del tutto colpito per la crescita come passatore e uomo più dedito alla squadra, molti giocatori ne hanno elogiato la capacità di lottare nel pitturato, il suo sogno è quello di partecipare all'All star game, che sia l'anno giusto?

venerdì 18 dicembre 2009

I MIGLIORI ROOKIE DI QUESTA STAGIONE NBA PARTE 1

Il draft, bella incognita. Troppo facile sarebbe che le prime chiamate corrispondessero sempre ai migliori prospetti, però si parla sempre di scout e di giocatori, persone dunque, cioè le variabili più bizzarre a questo mondo e quindi talvolta ci si può sbagliare o, ottimisticamente, si può indovinare la scelta giusta.

I parametri non statici sono troppi e non sono quasi mai visibili su un foglio di carta e quindi ogni tanto è interessante lanciare uno sguardo su quei rookie che più si sono distinti nelle loro rispettive squadre, non solo per cifre individuali ma anche in relazione al loro ruolo nel team.

Quindi oggi inauguriamo questa nuova rubrica (e fra qualche giorno ce ne sarà anche un'altra) che ogni tanto tornerà a farvi visita.

Quando si parla di rookie 2009/2010 il primo nome che in questo momento balza in cima alla lista dei desideri e delle sorprese è sicuramente quello del funambolico play dei Milwaukee Bucks, Brandon Jennings. Il rookie in grado di mettere 55 punti in una singola partita, divenuto subito il go-to-guy dei suoi, complici le continue forzate assenze di Michael Redd per infortuni vari. Un'annata difficile a Roma lo ha fatto crescere moltissimo soprattutto di mente e la testa è sicuramente uno dei fattori che fa la differenza in un giocatore. E' l'esempio lampante di come il draft sia una scienza inesatta, chiamato alla decima scelta dopo giocatori come Thabeet e Jordan Hill che stanno faticando moltissimo quest'anno.
Jordan Hill, appunto. New York voleva un play veloce, tiratore, bravo nel traffico, ma dopo essersi vista sfumare Ricky Rubio, Jonny Flinn e Stephen Curry ha ripiegato su un lungo tutto da crescere snobbando Jennings che ha praticamente tutte quelle qualità sopra citate. Ma il draft è il draft. 20.7 punti 6.0 assist 3.8 rimbalzi per un primo anno...

Se Milwaukee ha fatto il colpaccio, Sacramento ha vinto la sua scommessa. Fino a pochi giorni prima del draft tutti davano Rubio in California e nessuno avrebbe creduto che se fosse arrivato alla quarta chiamata i Kings se lo sarebbero lasciati sfuggire, perchè Ben Udrih seppur un buon giocatore non è uomo da 35 minuti a gara partendo titolare. Eppure a Sacramento si è preferito lasciar scivolare il talento spagnolo e puntare su un altro grande play con abilità più da guardia per la verità, Tyreke Evans. Lo scetticismo era d'obbligo, eppure ora Rubio, causa clausole in denaro e mentalità non troppo coinvolta nella NBA, adesso è in Europa per altri due anni (forse) mentre Evans sta facendo scintillare gli occhi ai californiani divenendo già titolare fisso e secondo violino dopo Martin. Ottimo tiratore, discreto passatore e pure rimbalzista, da rivedere ancora il tiro da oltre l'arco. 20.3 punti 5.10 rimbalzi 5 assist

Fin qui comunque si parlava di scelte alte, chiamate che lasciavano già presagire futuri importanti, ma azzecare perfettamente una settima scelta al secondo giro, cioè alla 37 complessiva, è notevole, si parla di DeJuan Blair, preso senza troppi convenevoli da San Antonio che ringrazia e porta a casa il futuro lungo degli Spurs. E' straordinario quello che sta facendo in relazione all'esiguo minutaggio concessogli, in poco più di 14 minuti porta alla causa 6.5 punti e 5.3 rimbalzi. Non possiede i centimetri che aiutano a dominare nel pitturato, ma la mentalità che possiede (alla fine si torna sempre lì come fattore chiave) e la sua grinta, lo portano a figurare benissimo almeno fino ad ora.

Giuste citazioni se le meritano Jonny Flinn, ormai titolare fisso della derelitta Minnesota e Omri Casspi, uno dei pochi che non ha risentito minimamente del passaggio oltre oceano e al lungo adattamento che questo comporta anche come stile di vita. Inoltre abbiamo anche Chase Budinger, preso alla 44, Taj Gibson (26esima chiamata) e Jonas Jerebko (39esima) a completare il pacchetto dei migliori rookie di questo avvio di stagione NBA.

Come già citato, in uno dei prossimi post inaugureremo anche un'altra nuova interessante rubrica.

giovedì 17 dicembre 2009

UNA DELLE POCHE CERTEZZE DEI CHICAGO BULLS : JOAKIM NOAH

Prendere 14 rimbalzi offensivi in una qualsiasi partita NBA odierna è di per sè un' impresa, ma, prenderli contro i Los Angeles Lakers di questo periodo con Bynum, Gasol e Odom in grande forma sembra essere un'utopia. Ed invece Joakim Noah è riuscito in questo intento e anche se i Bulls hanno perso ugualmente, il centro di Chicago continua a confezionare partite solide e di quantità. Difatti quella prestazione che lo ha visto chiudere al termine con un computo di 20 rimbalzi complessivi, 11 punti e ben 6 stoppate è solo la ciliegina su una torta buonissima. Quest'anno la crescita dell'ex Florida Gators si è accellerata notevolmente grazie anche al molto spazio che coach Del Negro gli sta concedendo.

In un periodo non proprio idilliaco per Rose e compagni, Noah sta emergendo come grande combattente che dà solidità, presenza difensiva importante e forte personalità, il tutto unito ad una reattività e ad una sfrontatezza, ad uno spirito di sacrificio ed ad un apporto di energia notevole che lo portano a gettarsi su ogni carambola e a chiudere ogni penetrazione avversaria con durezza e determinazione, cercando sempre la stoppata.

Le sue capacità sono quelle di cui molte franchigie avrebbero bisogno, un giocatore che, anche se in attacco non è un fattore, è utilissimo alla squadra proprio per le sue doti mentali e per la carica che infonde ai compagni. La sua vera arma è il posizionamento, ogni qualvolta la palla viene scagliata a canestro da un compagno, la sua presenza incombe sotto i tabelloni pronto a fare a sportellate pur di acciuffare il rimbalzo.

Come detto prima il suo limite è la fase offensiva, in netto miglioramento rispetto alla pochezza dello scorso anno, ma il ragazzo è ancora poco incisivo non avendo nel suo bagaglio tecnico una grande varietà di soluzioni e i punti arrivano per la maggiore grazie ad entrate energiche e schiacciate sui tagli o sugli scarichi. La crescita in questa parte del campo è però favorita dalla mole di tiri che per forza di cose si prende (sta molti minuti in campo e le soluzioni offensive i Bulls dell'ultimo periodo le equidistribuiscono).

Attualmente viaggia in doppia doppia di media con 12 rimbalzi (secondo solo ad Howard), di cui 4,3 offensivi (statistica in cui è invece terzo nella lega), 10 punti, 2 assist e mezzo a partita (dove si contende la prima posizione tra i centri) e poco meno di 2 stoppate, cifre che dimostrano in buona parte le sue qualità, ma non appieno, visto che molte delle cose utili che fa in campo non si esumono dalle statistiche.

mercoledì 16 dicembre 2009

FANTASCIENZA? JERMAINE O'NEAL PER TRACY MCGRADY?

Sarà fantabasket, sarà una notizia per far saltare i telespettatori dalle poltrone o magari per fare un bel pò di clamore e vivacizzare il mercato NBA di mezza stagione, ma da giorni circolano voci nei corridoi delle arene del basket americano che vociferano che si tratta per uno scambio tra Heat e Rockets.

E' risaputo che Houston cerchi un centro dopo l'ennesimo infortunio accorso a Yao Ming ed in casa non hanno veri pivot affidabili dovendo mascherare le loro ali grandi e correre. Per tal motivo sembra abbiano bussato alla porta degli Heat per parlare di Jermaine O'Neal, sul piatto offrirebbero il rientrante Tracy McGrady che oramai ai Rockets sembra aver finito un ciclo, anche se purtroppo mai troppo esaltante in termini di risultati.

Per Miami sarebbe una bella scommessa anche se veramente molto rischiosa perchè se per talento il giocatore non è secondo a nessuno, portarlo sul parquet ogni sera per lui è un pò più difficile, forse mancano le motivazioni e in un altro ambiente potrebbero ritornare.

Però dalle recenti dichiarazioni rilasciate da T-Mac su questo vociferare, il giocatore si è detto contentissimo del contesto in cui vive e in cui gioca perchè oramai è la sua casa e della sua famiglia e non ha grandi intenzioni di andarsene.

Comunque se tutto fosse vero, pare che grazie all'eccezione salariale gli Heat stiano puntando ad inserire nella trade anche Luis Scola mettendo sul piatto anche il contratto di Daequan Cook. Così si avrebbe quel tiratore perimetrale che toglierebbe pesi realizzativi a Wade che è Tracy e un ottimo panchinaro nel settore lunghi che farà crescere benissimo Beasley, cioè Scola.

Ovviamente siamo ancora in acque alte ma non è detto che il tutto possa all'improvviso sbloccarsi e magari far svegliare quell'enorme potenziale che McGrady ha in dote.

Sempre a proposito di mercato, sembra che Golden State si stia muovendo per cambiare qualcosa e sul piatto delle trattative ha messo più volte Anthony Randolph, una scelta strana perchè oltre ad essere uno dei pochi lunghi dei Warriors è anche un giovane con un potenziale infinito che ha solo bisogno di crescere con calma per esplodere.

martedì 15 dicembre 2009

GIOCATORI CHE SI FERMANO E GIOCATORI CHE RIPARTONO : CHRIS DOUGLAS-ROBERTS E JONATHAN BENDER

Che New Jersey stia disputando un pessimo campionato è un dato di fatto del tutto indiscutibile, ma che la sfortuna continui a bussare alla sua porta non regalandogli neanche la speranza di provare a raddrizzare una stagione inclinata, è la prova che proprio non si può far nulla che attendere giugno per ricominciare a sperare. Difatti una delle due giovani promesse, che quest'anno sono le sole note liete dei Nets, ovvero Chris Douglas-Roberts (l'altro è ovviamente Brook Lopez), all'indomani dell'ennesima sconfitta patita, questa volta contro i Pacers di un rinato Dunleavy, ha comunicato allo staff medico di risentire di un fastidio al ginocchio sinistro. Coach Kiki Vandeweghe interpellato al riguardo ha semplicemente detto che il giocatore si è sottoposto ad una tomografia a risonanza magnetica (la comune risonanza) per capire l'entità del problema. Intanto lo stesso coach ha designato Trenton Hassell come il sostituto di Roberts nel ruolo di ala piccola titolare fintanto che non tornerà in piena forma l'appena rientrato dall'infortunio Keyon Dooling. Che la risonanza non evidenzi infortuni particolari è veramente una grossa speranza per i Nets che altrimenti si vedrebbero bloccare la crescita di Douglas-Roberts sul più bello e non riuscirebbero ad usufruire finalmente del roster completo a fine dicembre come invece avevano pronosticato.

Se Roberts molto probabilmente dovrà fermarsi per un periodo, Jonathan Bender ha finito di "riposarsi" e finalmente è pronto a tornare a calcare un parquet NBA. L'ex quinta scelta assoluta del draft del 1999 dopo essersi dovuto ritirare per gravi e cronici problemi alle ginocchia che ne hanno impedito la crescita cestistica, ha una seconda possibilità per ricominciare una carriera che sembrava ai più chiusa e che invece Bender ha scelto di riaprire grazie al contratto non garantito offertogli dai Knicks. Donnie Walsch amico del ragazzone ventottenne di 2.13 m del Mississipi ha infatti proposto a Bender di riprovarci appena si sarebbe sentito pronto fisicamente e questi, che si stava allenando oramai da molto tempo, ha finalmente sentito che il fisico rispondeva alla grande e che quindi era il giusto momento per dare una svolta al suo futuro. Già in estate l'ala-centro aveva cominciato a lavorare agli ordini di D'Antoni ma solo dopo essersi ripreso completamente ha scelto di riapparire in una gara ufficiale, spinto dalla grande fiducia ripostagli dai dirigenti newyorkesi. Se veramente Bender è in forma e ritrova almeno parte del suo talento, i Knicks potrebbero trovare un buon lungo di ricambio che si adatti perfettamente al gioco del coach e che può essere complementare sia con Harrington che con Lee.

lunedì 14 dicembre 2009

LE MIGLIORI E LE PEGGIORI SQUADRE NBA DELLA SETTIMANA 6

Sesta puntata della nostra rubrica settimanale che analizza le squadre che in 7 giorni hanno dimostrato di essere in un periodo di forma migliore delle altre e quelle che invece fanno maggior fatica nel portare a casa qualche partita.

Migliori:

3. New York Knicks

In post precedenti era un'abbonata assidua (o quasi) dell'altra faccia della medaglia di questa classifica, eppure la franchigia sembra aver trovato una dimensione, un gioco, un buon affiatamento ed è riuscita ad inanellare ben 4 vittorie consecutive che non avvengono contro squadre materasso (almeno 3 su 4), ma sono vincite significative che fanno ben sperare nel proseguimento del loro cammino. Se battere New Jersey è un pò una moda di questi tempi, lo è certamente di meno battere team come Atlanta, Portland e New Orleans.
La franchigia sembra aver trovato una sua dimensione da quando l'ottimo Gallinari è passato a sesto uomo di lusso, spostando Harrington titolare. Danilo è sicuramente un uomo da quintetto (D'Antoni lo sa perciò il suo minutaggio è molto alto, pur entando a partita inoltrata) ma se la squadra in questo modo gira allora è meglio non cambiare le cose per ora.

2. Detroit Pistons

5 vittorie consecutive proiettano la squadra al secondo posto di questa speciale classifica. Le vittorie sono di importanza altalenante nel senso che vincere contro Philadelphia, di questo periodo, non è un compito ostico e neanche portare a casa una partita contro Golden State non è un ostacolo insormontabile, però mostrare cinismo e coraggio contro Washington, battere la concorrente della conference, cioè Milwaukee e soprattutto sconfiggere Denver sono grandi prove di forza per una franchigia che lentamente sta tornando grande. Stuckey è la sorpresa più lieta, 27 punti di media nelle ultime tre gare con circa 6 assist smistati a gara e poi c'è la solidità di Villanueva che partendo dalla panchina sta giocando in una maniera impeccabile. Quel che resta da capire è se il ritorno di Gordon toglierà tiri agli altri e porterà malumori oppure se aprirà soluzioni offensive maggiori rendendo il team ancora più competitivo.

1. Boston Celtics

Citazione necessaria ed obbligata in questa piazza per una squadra che tocca quota 10 vittorie consecutive dimostrando di essere la squadra da battere ad Est. Se nell' ultimo periodo c'era l'impressione di una squadra ancora lontana da una buona forma ma vittoriosa, adesso Boston sembra aver cominciato ad ingranare anche da questo punto di vista. Concedere solo 80 punti ai derelitti di Chicago è un biglietto da visita eccezionale soprattutto dopo che vieni da 9 vittorie di fila e c'è il rischio di voler ritirare un attimo il fiato prima di ripartire.

Peggiori:

3. New Jersey Nets

Terza tra le peggiori e questa è una notevole sorpresa, ma non è certo perchè i Nets stanno megio di queli visti fin ad ora (un leggero miglioramento c'è ma ancora non ci siamo), ma semplicemente per il motivo che ci sono team che ultimamente sono in periodi di crisi di risultati soprattutto se rapportate con le speranze di inizio stagione. Per fortuna le cose sono destinate a migliorare (difficilissimo far peggio), Harris sta pian piano riprendendosi la forma ottimale post infortunio, Brook Lopez in sua assenza è divenuto una macchina di doppie doppie e si è aggiunta la bocca da fuoco Dougls-Roberts come costante realizzativa. Con i ritorni di Yi Jianlian e la ripresa di forma dell'ottimo difensore Dooling, i Nets potranno tornare a vincere più facilmente.

2. Chicago Bulls

Brutte nottate quelle che si stanno passando a Chicago, non tanto per la mole di sconfitte ma per come esse sono arrivate. Contro i Raptors hanno gonfiato la retina avversaria con soli 78 punti, contro Atlanta 83 e contro Boston 80. Nel mentre ci sono state anche la sconfitta contro New Jersey e la vittoria faticata contro Golden State. Quello che più salta all'occhio è la scarsità con cui Chicago crei gioco e punti, sono lampanti le difficoltà realizzative della squadra. A rincarare la dose c'è uno spogliatoio che vive momenti di tensione perchè il rischio di esonero di Coach Vinnie Del Negro sembra alle porte ed in più Rose non sta facendo presatzioni come lo scorso anno. IOn questa bagarre sta perlomeno fuoriuscendo una nota lieta, il rookie Taj Gibson da Southern California.

1. Philadelphia 76ers

0-12. Risultati che ricordano tanto un'altra squadra dell' Atlantic abbonata tra le peggiori settimanali ed oggi terza in questa classifica. I Sixers non vincono più, le poche speranze che si celavano dietro il nome di A.I. stanno svanendo e non si riesce più a trovare una via d'uscita a questo periodo. Anche se ci si potrebbe appellare agli infortuni di Williams e Speights, che con Eddie Jordan stavano facendo benissimo, come parziale scusante, nella realtà dei fatti le stelle della squadra sono in campo e dunque l'alibi salta inevitabilmente. Il problema non sembra neanche tanto il gioco ma proprio la capacità di essere incisivi nei momenti chiave della gara e questa è brutta scia da cui bisogna assolutamente uscirne.

sabato 12 dicembre 2009

HASHEEM THABEET : TRA DELUSIONE E PROMESSA

Seconda scelta al draft del 2009, promessa che i più affiancavano a Dikembe Mutombo, dominatore sotto i canestri NCAA (grazie alla sue indubbia potenza derivata dalle sue caratteristiche fisiche). Spavaldo, senza timori reverenziali, sbruffone, convintissimo delle sue potenzialità e molto sicuro di sè. Questo è Hasheem Thabeet, il centro tanzaniano uscito da Connecticut quest'anno ed entrato in NBA con un alone di mistero sulla sua reale possibilità di dominare anche in NBA. Le credenziali con cui si è proposto al grande palcoscenico sono state delle migliori: altezza 2,21 m per circa 120 kg, presenza a rimbalzo, difensore eccellente specialmente quando si tratta di chiudere l'area per gli aiuti, intimidire i penetratori e piazzare una stoppata in faccia al malcapitato di turno.

Ma, almeno questo inizio, non è stato idilliaco come invece staff e giocatore si auguravano. Anche se migliorato molto nell'ultimo anno NCAA disputato, in attacco sostanzialmente sa solo schiacciare e quindi è difficile che possa essere di grande aiuto alla squadra, che, se anche volesse schierarlo solo per compiti difensivi, si troverebbe disagiata nell'altra metà campo.

Gli scenari che si aprono subito sono due: il primo è quello più papabile, quello che ci si attende e quello che a Memphis si augurano. Il giocatore arrivato acerbo e non ancora in grado di aiutare da subito una franchigia, nel giro di un paio di anni capirà meglio il meccanismo della lega pro, lavorerà molto sui movimenti in attacco e si costruirà qualche buona ed affidabile giocata da sfruttare sotto canestro, il tutto unito al suo corpo roccioso e ad una difesa aggressiva lo proietterà ad una buonissima carriera e ad un futuro roseo.

Il secondo scenario è quello previsto dai molti scettici. Questo propone la variante di un Thabeet in grande difficoltà nel realizzare movimenti efficaci in attacco perchè impossibilitato date le scarse capacità tecniche e non essendo un passatore o in grado di allargare l'area, neanche di aiuto come pedina di uno scacchiere dove tutti sono utili anche solo per l'effetto che un buon posizionamento può dare. La sensazione però è che se anche non riuscisse a tovare una sua dimensione offensiva ci sarà sempre qualche franchigia che crederà in lui, anche solo per avere un corpaccione da buttare dentro l'area per aiutare a rimbalzo e prendere occasionali scarichi da convertire in due punti facili.

Comunque forte del suo spirito di mai arrendevolezza, conscio di poter migliorare e sicuro del suo fisico imponente, il tanzaniano riuscirà sicuramente, anche se fra un paio d'anni, a ritagliarsi un suo spazio in NBA, e solo allora si vedrà quale delle due correnti di pensiero avrà ragione.

giovedì 10 dicembre 2009

GIOCATORI-SORPRESA DELLA STAGIONE NBA PARTE 2

Un pò di tempo fa in qualche post precedente, avevamo analizzato Blatche e Speights come le sorprese liete dell'avvio di stagione NBA.
Ma le note liete ed inaspettate non si fermano certo a due giocatori (come purtroppo anche le sorprese in negativo) ma sono in continuo aggiornamento per una serie di variabili che di continuo tendono a rinnovare il prodotto offerto dalle squadre NBA.

Sicuramente tra le più forti ci sono gli infortuni degli uomini franchigia (ne parlavamo con l'articolo precedente riguardante Granger) che comportano una naturale evoluzione di qualche compagno di squadra oscurato dal suo illustre collega, ma ci sono anche la crescita del potenziale di un giocatore, un cambio di allenatore o di squadra o semplicemente di schemi (ne sa qualcosa Speights con la Princeton Offense) più adatti alle caratteristiche di alcuni singoli.
Ci sarebbe anche da citare l'ambiente, le aspettative di squadra, la tendenza nel far crescere i giovani o non curarsene, il minutaggio, l'armonia in squadra, giusto per citarne altri di tali fattori ma in realtà ce ne sarebbero un numero incalcolabile di altri.

Partendo avendo come base proprio questi, sono saliti alla nostra attenzione 2 sorprese su tutti che stanno veramente facendo bene nelle rispettive squadre di appartenze.

ERSAN ILYASOVA

Quando era quasi ventenne questa giovane promessa calcò già i parquet NBA, era la stagione 2006-2007, proprio in maglia Bucks. Ilyasova però era troppo inesperto e immaturo per far clamore ed essere un importante pedina nello scacchiere di qualunque franchigia. In poco più di un anno quel potenziale talento è cresciuto cestisticamente in maniera esponenziale sia sotto un profilo tecnico sia psicologico e il suo minutaggio nell'ultimo periodo ne ha risentito e parecchio. Oramai è divenuto l'ala grande titolare della squadra, non che ci fossero molti concorrenti veramente validi ad ambire a quella piazza a dir la verità, se omettiamo Warrick, che dalla panchina si esprime meglio e l'infortunato Alexander. La bravura di Ersan è stata nel fatto di approfittare subito del regalo dei nuovi gradi da titolare che il coach gli ha fatto sfoderando notevoli prestazioni da ambo i lati del campo.

Ilyasova è è ufficialmente un'ala grande, anche se in realtà è un pò gracile per il ruolo che ricopre, ma nonostante ciò si è dimostrato un eccellente rimbalzista (in questo momento ne cattura 7,5 di media in 25 minuti d' impiego) frutto di un lavoro meticoloso nel posizionamento in area di scuola europea.
Seppur ala forte, le caratteristiche che lo contraddistinguono lo rappresentano come un' ala piccola mascherata da power forward, perchè possiede velocità nell'esecuzione del tiro, abilità nel crearsi conclusioni, buona dote di tiro da oltre l'arco e soprattutto è molto mobile anche in difesa. E' naturale che sotto molti punti di vista deve ancora crescere molto, soprattutto fisicamente e nella gestione e selezione dei tiri, tendendo ad esagerare spesso con conclusioni forzate, ma a 22 anni ha tutto il tempo per migliorarsi e divenire una costante per il team.

CHRIS DOUGLAS-ROBERTS

Un altro secondo anno (se così vogliamo definire Ilyasova), Douglas-Roberts è uno dei seri candidati al titolo di Most Improved Player (giocatore più migliorato) di questa stagione.
Sta giocando come a Memphis (la squadra di college si intende), quando era la spalla preferita di Derrick Rose.
In circa 20 partite disputate ha già superato i punti complessivi segnati l'anno precedente in 44 apparizioni. E' passato da 4.9 punti di media a 16.7 punti in un anno.
E' impressionante la sua capacità di inanellare partite consecutive sui 20 punti anche se ovviamente essendo un secondo anno è ancora discontinuo in prestazioni.

La sua crescita è coincisa con l'infortunio di Harris, andato via il go-to-guy, Chris, assieme a Lopez, si è elavato a nuovo giocatore a cui appellarsi, offensivamente parlando, nei momenti di bisogno. Deve decisamente migliorare il tiro da fuori ma per il resto la crescita si sta svolgendo molto bene, peccato però che sappia, per il momento, solamente gonfiare la retina avversaria, che non è certo poco, ma nel basket conta anche la capacità di elevare i compagni e chiudere bene sotto le plance e qui bisognerà ancora lavorare anche se a rimbalzo è decisamente cresciuto. In difesa l'atletismo lo aiuta molto ma anche qui miglioramenti non guasterebbero.

mercoledì 9 dicembre 2009

L'INFORTUNIO DI DANNY GRANGER : IL MOMENTO DI MIKE DUNLEAVY JR

Nella gara disputata contro i Los Angeles Clippers, gli Indiana Pacers, non solo hanno perso la partita ma hanno perso anche per un buon mese il loro uomo franchigia, il go-to-guy e l'unico realizzatore affidabile in questo momento nel roster: Danny Granger. Il ragazzo infatti, durante lo svolgersi del terzo quarto, ha sentito un forte dolore al piede che lo ha costretto ad abbandonare il campo. Il fastidio è stato causato da uno strappo del muscolo della fascia plantare del piede destro che non gli consente di pogiare bene il peso del corpo e quindi gli impedisce di giocare. Fortunatamente il problema è uno di quei malesseri che scompaiono col tempo senza dover ricorrere a terapie particolari, o peggio ad operazioni, ma solo a riposo assoluto per evitare sforzi che rallentino il decrescere dello strappo.

Gli Indiana Pacers ora devono affrontare un gran bel problema essendo una franchigia che non brilla di certo per risultati neanche con Granger in campo, e che ha come difetto principale proprio l'assenza di un secondo realizzatore che si prenda molte responsabilità. Se è vero che c'è sempre un lato positivo in ogni avvenimento, l'infortunio della stella dei Pacers apre lo spazio ad una sola lettura che non abbia risvolti negativi ovvero il fatto che perdendo l'unica vera soluzione offensiva, ora Indiana dovrà ridistribuire i tiri e modificare alcuni giochi e qualcuno emergerà per forza di cose come giocatore su cui fare affidamento. Portando alla ribalta un altro realizzatore, al ritorno di Granger, i Pacers avranno trovato il secondo violino che manca alla squadra.

Al momento l'idea principale sarà quella di equidistribuire i tiri, buttando spesso la palla in post e cercando di aprire spazi per i tiratori, visto che non c'è nessuno che eccelle rispetto ad altri come caratteristiche offensive, ma tutto lascia presagire che sarà Mike Dunleavy Jr a far salire sensibilmente il suo gioco ritornando almeno agli ottimi livelli raggiunti pre infortunio. Tornato solo da una decina di giorni a calcare un parquet NBA per disputare una gara ufficiale, Dunleavy ha l'opportunità di prendere in mano la squadra e velocizzare di molto il suo recupero pieno, anche psicologicamente parlando, ridando alla franchigia dell'Indiana l'ottimo esterno su cui hanno puntato nel 2007 (quando è arrivato da Golden State nel mega scambio che ha portato tra gli altri anche un altro giocatore fondamentale per i Pacers, Troy Murphy).

Intanto coach Jim O'Brien dopo aver sottolineato l'importanza della perdita, ha dichiarato che allungherà la rotazione degli esterni, quindi probabilmente darà più spazio a Luther Head e a Solomon Jones e cercherà da subito di riportare attorno ai 28-30 minuti la permanenza in campo di Dunleavy.

martedì 8 dicembre 2009

VIDEO DEL RITORNO DI ALLEN IVERSON


Questa notte nella gara persa contro i Denver Nuggets 93-83, Allen Iverson è tornato in quel di Philadelphia a vestire nuovamente la maglia dei suoi amati 76ers. Di tutto ciò se ne è parlato moltissimo e quindi ora passiamo dalle parole che hanno circondato questo avvenimento, ai fatti, proponendovi il video del suo ritorno, per chi non se lo fosse potuto vedere.
Sotto c'è il link:

Un'avvertenza : se non volete avere spoiler su quello che è successo al suo ritorno al Wachovia Center, leggete ciò che segue solo dopo aver guardato il filmato, perchè spiegamo, a chi per qualunque motivo non potesse visionarlo, ciò che è accaduto.


Il video si apre con Iverson con in mano la maglia di Philadelphia, dopodichè si passa alla sua presentazione da parte dello speaker, che lo annuncia in quintetto per quarto (solo Iguodala dopo di lui). Al suo nome un'ovazione del pubblico echeggia nell'arena. Poi Iverson si dirige a metà campo, abbassa la testa fino a toccare il pavimento in segno di rispetto per tutti e poi bacia il parquet. La squadra si mette in cerchio ed improvvisa un balletto. In seguito la regia ci regala un piccolo replay-sintesi sull'accaduto, per poi portarci direttamente in campo dove The Answer saluta il suo amico Anthony. Si passa alla palla a due e al primo pallone toccato da A.I., che tenta subito un'azione in penetrazione spinto dalle fortissime esultanze del pubblico, sbagliando di poco la conclusione.
Iverson al termine della gara metterà a referto 11 punti 6 assist e 5 rimbalzi con 4/11 dal campo e 3/4 ai liberi.

domenica 6 dicembre 2009

LE MIGLIORI E LE PEGGIORI SQUADRE NBA DELLA SETTIMANA 5

Quinta puntata della rubrica sulle analisi delle squadre più in forma della settimana appena trascorsa e anche di quelle che invece hanno faticato più delle altre.

Migliori:

3. Denver Nuggets

Carmelo Anthony gioca da MVP, è maturato ed è in grado di essere un leader più sicuro anche nelle partite delicate, Billups guida a meraviglia uno degli attacchi più prolifici della lega ed hanno una buona panchina per sostenere un eventuale calo di rendimento dei titolari. Se ci fermassimo qui nell'analizzare, sarebbe si una più che positiva analisi a favore del team del Colorado, ma non è detto che queste qualità portino necessariamente fino in fondo, però se unite a vittorie come quella di stanotte allora il discorso cambia. Non è solo questione di cifre o gioco perchè i Nuggets di quest'anno sono più cinici, più consci dei loro mezzi e riescono a vincere ostiche partite come appunto quella di stanotte contro San Antonio o come quella contro Miami, dando l'impressione di avere sempre in pugno la gara. Se il discorso nei playoff continua allora ci saranno belle sorprese.

2. Boston Celtics

Vedendoli giocare la sensazione a primo impatto sembra quella di una squadra che ha fatto una preparazione atletica volta a far rendere al meglio i giocatori verso la fine del campionato regolare e quindi anche per i playoff, vista l'età, magari rinunciando ad essere in forma durante questo avvio di campionato sacrificando anche qualche partita. La franchigia sembra giocare con il freno a mano tirato, producendo appunto meno di quello che può fare in campo, ma è riuscita comunque ad inanellare 7 vittorie consecutive, frutto di una capacità di gestire il pallone in una maniera impeccabile. Resta da capire cosa potranno fare allora quando si incomincerà a vederli nella loro forma migliore.

1. Los Angeles Lakers

8 vittorie filate, gioco spumeggiante e capacità di vincere anche nelle situazioni critiche. Non si può evitare di ometterla al primo posto anche se tutto sommato è quello che ci aspettiamo da loro, ma la vittoria della scorsa notte contro Miami ha dimostrato ancora una volta di quanto abbiano qualcosa in più rispetto alle altre e meritano questa piazza. La squadra era sotto di quattro, Fisher, che a detta di molti sarebbe il punto debole della squadra, si è preso una tripla con la mano dell'avversario in faccia e l'ha segnata portando i suoi a -1 a pochissimi secondi dal termine e Derek non è insolito in imprese del genere, poi per il resto sapete come è andata a finire (ne abbiamo parlato in un post precedente a questo), giusto per far capire il cinismo, la forza di non arrendersi mai che fanno di questa squadra ancora la milgiore.

Peggiori:

3. Minnesota Timberwolves

Da quando è tornato Kevin Love la squadra sembra aver ritrovato armonia in campo ed anche il gioco ne ha risentito positivamente, Al Jefferson è tornato quello di un anno fa grazie al fatto che Love gli apre spazi sotto il pitturato. Cambiare totalmente faccia però non è purtroppo legato al mero ritorno di un singolo giocatore, Minnesota ha ancora evidenti lacune e difficoltà, soprattutto quella di creare gioco, non a caso stanotte il miglior assist man della franchigia è stato un lungo, Ryan Gomes con soli 5 palloni smistati, segnale di una mancanza totale di un leader nel creare gioco. Flynn è sicuramente un giocatore dall'altissimo potenziale ma ancora troppo immaturo per questo compito.

2. New Jersey Nets

Stanno divenendo una costante di questa classifica settimanale. Finalmente hanno tolto lo zero dalla casella vittorie, ma questo non basta di certo per mascherare quello che la franchigia ha prodotto nelle ultime 20 partite. La conferma viene proprio oggi, dato che è arrivata l'ennesima sconfitta, questa volta dalle mani dei non irresistibili New York Knicks, in leggera crescita ma non di certo una squadra che al momento sta sfoderando un grande basket. Non ci soffermiamo oltre, vedere qualche articolo fa per delucidazioni più dettagliate su questo momentaccio.

1. Philadelphia 76ers

9 sconfitte di seguito ed una preoccupante incapacità di saper gestire il vantaggio nei finali di gara. Contro Charlotte conducevano di 8 lunghezze all'apertura dell'ultima frazione di gioco ma sono stati in grado di farsi rimontare dalla stessa squadra che il giorno prima era stata la prima vittima dei Nets. Con l'infortunio di Williams la situazione è gravosa e la squadra sembra essere allo sbaraglio con i soli Iguodala e Young a mantenere a galla il team, chissà se con il ritorno di Iverson avranno veramente la risposta che cercano ai loro problemi.