Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

giovedì 22 aprile 2010

SCOTT BROOKS COACH OF THE YEAR ; AARON BROOKS MIP ; ROY PRONTO AL RITORNO

Altri due riconoscimenti sono stati diramati nelle ultime ore, riconoscimenti che si vanno ad aggiungere a quello di Howard come difensore dell'anno e che sono il preludio di altri che sono in attesa di essere assegnati.
                         (Scott Brooks e la statuetta del premio. foto NBA.com)

A coronare la stagione da sogno di Oklahoma è stata la nomina di coach Scott Brooks a coach of the year ed ora l'allenatore può stringere tra le mani la statuina più ambita da chi dirige una squadra dalla panchina, quella in rappresentanza del premio. Brooks è riuscito a fare il colpaccio nella sua primissima stagione completa da capo coach riuscendo a vincere 50 partite, ben 27 in più dello scorso anno.

La chiave del suo successo è stato riuscire ad amalgamare i tanti giovani coi pochi veterani presenti nel roster, fornendo loro la guida per migliorare, e non tappando mai le ali a nessuno costringendolo a giocare situazioni che non preferisce.
L'aria di tranquillità e l'atteggiamento di incoraggiamento reciproco che è riuscito ad infondere ai suoi ragazzi, gli ha permesso di aiutare il gruppo a rendersi compatto senza che si privileggiasse il solo Durant. 
La sua forza è stata quella di riuscire a far esprimere i giocatori sfruttandone molto bene le capacità ed attingendo bene anche dalla panchina con il risultato di aver dosato egregiamente i minutaggi.

L'esempio più lampante è quello di Serge Ibaka, al quale ha dato delle direttive specifiche in campo e nel quale ha riposto fiducia inserendolo nella rotazione che conta. Altro buon colpo è stato quello di essere riuscito a lavorare molto bene con James Harden cominciando a fargli capire il suo ruolo in squadra e l'importanza che egli ricoprirà quando sarà completamente maturo (cestisticamente parlando) e quindi adatto perfettamente al gioco NBA. 

Secondo "classificato" è stato Scott Skiles e terzo Nate McMillan che ad opinione personale poteva essere il vincitore di questo titolo a mani basse per come ha gestito alla perfezione il roster depauperato dagli interminabili infortuni che lo hanno afflitto.

Per rimanere in casa Portland, Roy ha dichiarato che tornerà in campo qualora la squadra superasse il primo turno, perchè l'eventuale data d'inizio della seconda serie (che si è dimostrata che è combattuta) coinciderebbe all'incirca alla data stimata per il suo rientro dall'infortunio.

L'altro vincente di un premio individuale è il piccolo Aaron Brooks, mina vagante di Houston, che ha trascinato insieme a Scola, i Rockets ad una stagione di gran lunga superiore alle attese, dopo che la notizia del grave infortunio di Yao Ming aveva già sentenziato il campionato come di passaggio.

Il folletto ha vinto il MIP (Most Improved Player) battendo una arcigna concorrenza. Il  miglioramento rispetto all'anno scorso è stato più che evidente e non solo in termini numerici, ma anche in fatto di leadership, mentalità e scelte offensive. Aaron ha preso coscenza dell'importanza colossale di innanlzarsi a scorer della squadra ma senza perdere d'occhio le sue responsabilità da playmaker. 

19,6 punti di media a partita contro gli 11,2 dell'anno scorso sono stati il dato più evidente della crescita, ma l'incremento statistico si è visto anche in quasi tutti i campi che contano (eccezion fatta per la percentuale ai liberi) frutto di una fiducia ben riposta in lui.

Ha tirato meglio sia da due che da tre, ha smorzato più assist (anche se in questo settore deve migliorare ancora), ha preso in media più rimbalzi perdendo solo un possesso in più a gara.

Sicuramente anche i suoi inseguitori più efferati sarebbero stati dei nomi più che accettabili per questa onoreficenza, ma che il miglioramento sia stato netto è un dato ineluttabile.
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