E' scontato, quando una squadra che ha tutti gli uomini a disposizione, un roster completo, senza un piano forte per il futuro immediato se non quello di vincere il più possibile e si accorge che le vittorie auspicate faticano a materializzarsi mentre le sconfitte pesano sempre più, è giusto che si ponga delle domande, degli interrogativi su cui riflettere per chiedersi quanto valga la pena di perseverare su questa falsa riga continuando a puntare sempre sugli stessi uomini. In NBA sono più di una le franchigie che si ritrovano a fronteggiare questa incresciosa situazione e si sa che nel basket americano professionistico si agisce velocemente sul mercato per cambiare trend negativi e spesso e volentieri nelle trattative spiccano anche nomi importanti, nomi di giocatori che per forza di cose vengono messi sul piatto perchè se si vuole veramente mutare un roster e dargli un nuovo volto, magari vincente, bisogna saper rischiare e mettersi in gioco.
Per un buono scambio entrambe le parti devono essere soddisfatte e quindi bisogna imparare a sacrificare anche le pedine migliori della scacchiera per un progetto più ampio, che i dirigenti hanno messo a punto per il bene del team.
Questo stanno pensando a Washington (in attesa di sapere cosa succederà ad Arenas prima di muoversi con qualche trattativa), e questo hanno pensato i Philadelphia Sixers quando invece hanno scelto di incontrarsi con gli Houston Rockets per mettere su una trade che rivoluzionerebbe le due franchigie. Nel nome del salary cap e della caccia "assassina" del 2010 per accaparrarsi uno dei tanto ambiti free agents hanno scelto di mettere sulla bilancia nientemeno che il loro uomo simbolo Andre Iguodala e l'eterna promessa mai sbocciata completamente Samuel Dalembert, per arrivare ad uno dei giocatori, anzi, dei contratti, più ambiti, nientemeno che quello di Tracy McGrady.
L'Ok sembra essere già arrivato, ma sostanzialmente mancano ancora alcuni dettagli e la certezza ufficiale per dichiarare conclusa una trattativa che cambia pesantemente le strategie e il futuro tanto per Philadelphia quanto, se non di più, per Houston.
I due giocatori si incastrano perfettamente nel quintetto dei Rockets: Brooks, playmaker ormai capace di guidare un team senza eccedere, come spesso capita ai giovani che vogliono dimostrare il proprio valore, Iguodala, l'all around a rinforzare il reparto esterni nello spot di guardia affiancato da Ariza come ala piccola. Poi finalmente una coppia di lunghi, degna di essere chiamata con tale nome con Dalembert al centro e Scola ala forte dal tiretto dalla media che ti apre sempre a molte possibilità. Tutto ciò senza perdere nessun elemento della rotazione ma rinunciando solo alla partenza estiva alla ricerca dell'oro, che forse tra poche ore avranno recapitato in casa.
Quello che si evince da un'analisi primaria è la forza della difesa, con Scola, Dalembert, Iggy (Iguodala) e "il cobra" Ariza su tutti (senza dimenticare gente come Shane Battier) sono tra i migliori nella zona del campo dove non si gonfia la retina, senza perdere la velocità del gioco che ora è il nuovo comandamento da seguire.
Se il tutto si chiuderà, ci sarà un'ultima domanda a cui rispondere: ci sarà un ritorno di Yao Ming in maglia Rockets (che se torna in perfetta salute li potrebbe rendere devastanti) o si cercherà di convincere il centro cinese a testare il mercato rinunciando alla player option per mantenere intatta la nuova filosofia di gioco veloce e per firmare anche qualche buonissima aggiunta per la panchina?
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