Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

giovedì 21 gennaio 2010

CORSA AI TROFEI NBA 2

Siamo ormai giunti al giro di boa di questa stagione regolare NBA e pronosticare i premi individuali è sicuramente più indicativo rispetto ad inizio stagione per quella che sarà poi la lotta finale.Carmelo Anthony e Kevin Durant : Il primo sembra uscito dalla lista, l'altro ne è entrato di diritto. (foto in alto)

MVP:

Nella prima puntata di questa rubrica i nomi papabili ad aggiudicarsi il premio individuale più ambito dai giocatori erano Carmelo Anthony, Kobe Bryant e Steve Nash.
Di eventi e partite ne sono passate tante ma il nome di Bryant è sempre in cima alla lista e non unicamente per quell'immenso talento che possiede, non solo perchè in grado di far volare Los Angeles (che a dir la verità senza Gasol fatica molto), ma anche perchè si è riventato un rilascio del tiro da quasi zero perchè l' indice della mano con cui conclude preferibilmente si era fratturato ma questo non gli ha comunque impedito di segnare sempre con estrema facilità, in ogni maniera, soprattutto con quel fadeaway partendo principalmente dal post alto, che riesce con tranquillità solo a lui.
Ad affiancarlo alla lotta si è aggiunto un nome nuovo (cioè non più Carmelo Anthony, tanto auspicato all'inizio perchè Denver non è più una schiaccia sassi), che poi tanto novità non è, anzi, è il solito noto, cioè quel LeBron James che ad Ottobre-Novembre non pareva candidarsi di diritto per quella mole di risultati negativi che Cleveland aveva collezionato ad inizio stagione, ma ora i Cavs sono tornati quasi come l'anno precedente e James si riprende la nomina di anti-Kobe.
Ad infastidire il duetto solo due nomi sembrano essere realmente in lizza per giocarsi fino in fondo il trofeo: continua ad esserci Steve Nash, che ancora non risente della stanchezza dovuta all'età ed al gioco veloce praticato da Phoenix ed entra prepotentemente il nome di Kevin Durant, quel leader di una Oklahoma che sta crescendo e che mira neanche più tanto timidamente, ai playoff. La stella dei Thunders ha solo 21 anni ma già è il giocatore ad aver compiuto più partite da 30 o più punti dall'avvio del campionato. E' comunque prematuro il suo nome nella lista perchè i risultati di squadra premiano molto più di quanto appaia ed Oklahoma è ancora lontana da Los Angeles e Cleveland.

MIP:

Dall'ultima uscita di questa rubrica sostanzialmente i nomi sono rimasti gli stessi. Si è un pò perso nei meandri dei corridoi NBA il nome di Douglas-Roberts, ma quello del suo compagno di squadra, Brook Lopez, è invece salito ancora di più infatti il centro dei Nets è il candidato principale al Most Improved Player, non solo per la continuità eccellente di prestazioni che sta fornendo ma anche perchè ha soffiato ad Harris il ruolo di leader della squadra ed ora ne è lui il go-to-guy.

Quasi come provocazione vogliamo inserire nella lista anche Gerald Wallace, non salito tanto in termini di punteggio (passa da 16.6 a 18.6 di media) ma il salto maggiore lo fa in rimbalzi dove da 7.8 carambole che prendeva l'anno scorso ora ne tira giù la bellezza di 11.3 di media a partita. Inoltre, e soprattutto, dove è migliorato in maniera significativa, è nel trascinare alla vittoria il suo team; grazie all'arrivo di Stephen Jackson, Wallace è più tranquillo, meno sotto pressione e quindi in grado di esprimersi al meglio complici anche i maggiori spazi che trova in mezzo al campo ora che la pericolosità perimetrale di Charlotte è salita.
Continua benissimo la scalata di Gallinari a questo trofeo, sempre più decisivo e leader assieme a David Lee del team ed ora anche più continuo ed in grado di aiutare a portare la squadra verso alcune serie di risultati utili consecutivi.

Coach of the year:

Il trofeo del coach dell'anno, alla luce dei risultati visti fin ora sembra quanto mai ristretto ad una rosa composta da Rick Adelman, Nate McMillan, Mike Woodson e Phil Jackson. Le motivazioni appaiono quanto mai scontate ed ovvie; McMillan per quello che sta facendo dovrebbe vincere il titolo da ora ma è molto difficile che il trofeo vada a lui perchè i sorprendenti Atlanta di Woodson sono cresciuti molto e lo stesso coach è maturato insieme a loro e come già detto i risultati sono più importanti di quanto si pensi (si ricordi Sam Mitchell). Per Adelman il discorso è il medesimo appena esplicitato per l'allenatore di Portland, mentre la motivazione per Phil è quella già citata nel primo appuntamento della rubrica.
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