Proseguiamo nell'analisi di coloro che possono risultare i migliori al momento ad aggiudicarsi i premi individuali di fine anno.
Un paio di post fa avevamo indicato chi al momento potessero essere gli aspiranti al titolo di MVP di fine stagione regolare. Oggi vediamo di spostare la nostra inquadratura sul MIP e sul coach of the year, concludendo così la prima puntata di questa rubrica.
MIP : Il panorama è ampio, non si gira come nel Most Valuable Player, sempre attorno agli stessi giocatori. Qui si spazia e di nomi se ne potrebbero trovare molti, ovviamente restringeremo il campo ai più importanti a nostro avviso, almeno fino a questo momento.
Da una prima occhiata risulta quantomeno paradossale che due dei giocatori più migliorati rispetto alla passata stagione siano membri del team più perdente della NBA in questo inizio di stagione; parliamo chiaramente di Brook Lopez e Chris Douglas-Roberts, due che il muro del secondo anno lo hanno abbattuto in maniera formidabile. Su Douglas-Roberts ci limitiamo ad esporre la diversità di cifre rispetto all'anno passato in quanto su di lui sono stati spesi fiumi di parole in un articolo a parte (quello dei giocatori-sorpresa), è passato da 4.9 punti 1.2 assist e 1.1 rimbalzi di media a 16.4 punti 1.9 assist e 4.5 rimbalzi frutto sicuramente della maggiore fiducia che Frank prima e Vandeweghe poi, gli hanno riposto assegnandogli sia un ruolo maggiore sia una ventina di minuti in più rispetto al suo primo anno nella lega.
Brook Lopez come il suo compagno di squadra, è aumentato in maniera esponenziale in cifre dai 13 punti di media conditi da 8.1 rimbalzi dell'anno precedente è passato a statistiche quasi da stella con 19.1 punti 9.7 carambole prese 2.1 assist e 2 stoppate. Come al solito però, seppur abbastanza indicativi, i tabellini individuali non dicono tutto sul giocatore in analisi. Lopez è divenuto più leader del gruppo, maggiormente intimidatore in difesa, pronto a mettere il corpo di mezzo ogni qual volta l'occasione lo richieda, i suoi movimenti in post stanno divenendo maggiormente fluidi, prima erano discreti ma abbastanza meccanici ed inoltre è pronto a caricarsi il gruppo all'occorenza togliendo il peso a Devin Harris che può ora giocare con minor pressione sulle spalle. Se non fosse per il disastro che New Jersey sta facendo, il MIP andrebbe di diritto a lui.
Altro nome è quello di Ariza. Passato da giocatore che fa piccole cose ma fondamentali, a leader di un gruppo martoriato dagli infortuni. Trevor ha raddoppiato la mole di punti prodotti a partita ed ha cominciato a caricarsi bene il gruppo sulle spalle, a differenza dei concorrenti appena citati è l'unico ad aggiungere a buoni risultati individuali, anche una buona mole di positive vittorie di squadra.
Non poteva certo mancare in questo elenco l'italiano Gallinari che al suo primo vero anno in NBA con la forma ottimale (l'anno scorso ha giocato ma era limitato dal problema alla schiena) ha sbalordito tifosi ed addetti ai lavori. Giudicato da D'Antoni come il miglior tiratore che abbia mai visto, il gallo si è subito calato nei panni del giocatore chiave del team mostrando il suo ampio repertorio innanzitutto di conclusioni da oltre l'arco dove è il migliore, poi la sua capacità di penetratore anche nel traffico ed anche buon difensore e stoppatore all'occorrenza. E' difficile che vinca il trofeo perchè l'anno scorso è poco considerabile ma le carte in regola ci sono tutte.
COACH OF THE YEAR : Selezionare il coach più meritevole pare quanto mai scontato quest'anno, perchè se Phil Jackson si ritirasse veramente al termine di quest'annata allora non ci vorrebbe poi molto per capire a chi giustamente dovrebbe andare il trofeo; non solo per il gioco spumeggiante di quest'anno, ma anche, e soprattutto, come giustificato premio alla carriera del coach più vincente di ogni epoca. Il "suo" triangolo (in realtà di Tex Winter, ma Phil ne interagisce benissimo) è il gioco più vincente della lega, quest'anno ha aggiunto qualche variante in modo da essere ancora più imprevedibile, anche se già di per sè tale filosofia offensiva è già molto varia.
L'alternativa più grande è riposta in coach Doc Rivers che nello sfruttare i panchinari e nel gestire i minutaggi dei suoi, è un maestro. La "sua" difesa (ed anche in questo caso le virgolette sono d'obbligo perchè in realtà è di proprietà di Thibodeau) è regale; limitare i Magic non concedendogli neanche 80 punti è già un'impresa, ma farlo senza Pierce è sorprendente. Ha riscoperto un Tony Allen che per infortuni vari si era perso e fa giocare la squadra in attacco in maniera ragionata ma al contempo fluida.
Meritano attenzione anche Adelman e McMillan. I due allenatori meriterebbero appieno lo scettro di coach dell'anno perchè continuano a vincere e a convincere seppur le loro squadre ogni anno perdano pezzi fondamentali nello scacchiere. Sono due campioni nel loro mestiere, capaci di adattarsi alle nuove esigenze del team in poco tempo, capaci di creare gioco anche se le loro stelle (o quasi, ci si riferisce ad Oden per come stava giocando) su cui metà degli schemi dovrebbero basarsi, non ci sono per un'intera stagione. Grande merito a loro e giusto encomio.
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