Per vincere un titolo, non basta solo uno dei migliori giocatori della NBA, ma serve anche una squadra attrezzata per farlo. Ovvietà che può essere confermata limitandosi a guardare i giorni recenti, vedi LeBron, ma anche Kobe di qualche anno fa, ma che già negli anni passati era ben conosciuta.
Tanti movimenti, giri di stelle, anche solo per raggiungere almeno una volta il tetto NBA, figuriamoci se si ha intenzione di creare una dinastia che duri anni, che vinca 6 titoli in 8 anni e che rimanga alla storia come l'unica squadra a vincere 72 gare su 82 di stagione regolare.
E' quello che è successo ai Bulls degli anni '90, che, seppur potevano schierare tra le loro fila il futuro miglior giocatore della storia del basket giocato, se non avessero avuto un degno "seondo uomo" franchigia, non avrebbero vinto così tanto. Quell'uomo è chiaramente Scottie Pippen, il secondo violino per eccellenza, un fenomeno capace di non far mai prevalere il suo ego e di preferire la vittoria e la squadra alla gloria personale. Sempre all'ombra di quel genio che era Jordan, Scottie mai una volta, nel pieno della carriera, ha preferito andar via per divenire lui il leader di un team, seppur fosse un campione in attacco, ma ancor di più in difesa. Pippen era una saracinesca, uno dei migliori difensori sul perimetro di tutta la storia NBA, uno dei pochi capace di limitare Magic Johnson quando aveva la palla tra le mani in attacco.
Un talento cristallino, che ha dovuto aspettare fino al 2010 per veder finalmente arrivare i riconoscimenti che merita per la sua carriera: prima l'entrata nella Hall of Fame e poi l'onore di una statua che lo raffigura che a breve si ergerà davanti allo United Center, a fianco a quella di MJ, ultimata nel lontano 1994. Ancora una volta accanto Michael, come ai vecchi tempi.
La statua di bronzo sarà scolpita da Omri e Julie Rotblatt-Amrany, gli stessi che si occuparono di realizzare quella del 23 dei Bulls.
"Le parole davvero non possono esprimere i miei sentimenti ", ha detto Pippen. "E' un onore incredibile e davvero sorprendente. E'qualcosa che sogni fin da bambino, ma non si può mai prevedere che quelle fantasie infantili diventino realtà. Ho visto statue di persone che hanno fatto grandi cose ed hanno lasciato il segno nella storia, ma come giocatore di basket , non pensi davvero ad arrivare a questo punto. E' un onore incredibile che i Chicago Bulls fanno questo per me. "
No Scottie, l'onore è quello di aver avuto la possibilità di vederti giocare su un parquet NBA.
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