Dopo essersi accasato Shaq, un altro della lista dei senza contratto con un nome che conta, ha trovato sistemazione, allungandosi di almeno un altro anno la carriera come giocatore di un certo peso e non uomo da pochi minuti.
Difatti anche Tracy McGrady ha finalmente potuto comprare il biglietto di sola andata che lo porterà in quel di Detroit per servire coach John Kuester per almeno una regular season. Si, perchè l'ex Knicks ha scelto di firmare per un solo anno, in accordo con la proposta fattagli dai Pistons che in tal modo si vogliono cautelare guardando l'andamento del giocatore durante il proseguo del campionato.
T-Mac percepirà $1.35 milioni per l'anno stipulato e sembra, senza l'opzione del team per un secondo anno di permanenza.
Buona mossa quella operata nella Motown, una manovra di mercato giusta, per una squadra che sta cercando di trovare nuove soluzioni tecniche e tattiche e che dunque in attesa di trovare le giuste alchimie, si può permettere il lusso di rischiare su di un giocatore che non è detto non possa dire ancora qualcosa di importante su di un parquet NBA. Male che vada tra un anno gli sarà dato il ben servito, mentre, al contrario, si può premere sulla speranza più che legittima che T-Mac rimanga nella franchigia che ha creduto in lui riportandolo sulla scena come attore protagonista.
Certamente se il ragazzo ha faticato a trovare un contratto ci sarà il suo perchè, a cominciare da quella che sembra essere una perenne svogliatezza in campo, per continuare sulla scia dei tanti infortuni che gli hanno più volte interrotto la carriera.
Durante l'estate infatti Tracy era stato seguito da molte franchigie, tra le quali i Chicago Bulls che però all'ultimo scelsero di evitare di legare l'esterno alla Wind City per motivi poi spiegati da John Paxson.
Quello che disse il vice presidente delle operazioni cestistiche dei Bulls è che McGrady non poteva rientrare nei loro piani, non per qualche incongruenza venuta fuori durante il workout, ma perchè l'ex Houston Rockets ha intrapreso la parabola discendente per quanto riguarda l'aspetto fisico, cosa che non è in linea con il nuovo assetto tattico che si terrà a Chicago la prossima stagione, ovvero quello di correre. Paxson in linea di massima, involontariamente (forse) ha espresso il vero di "difetto" dell'esterno, ovvero quello di essere in un punto focale della carriera, quello che decreta se sei ormai agli sgoccioli o se puoi dimostare di valere ancora, un rischio che non tutti vogliono correre pensando poi a come T-Mac non sia mai riuscito ad esprimere l'enorme talento che ha in dote.
Ora tutto quello che si può fare sono solo congetture sul reale contributo che darà il numero 3, che a meno di inforuni dovrebbe partire dalla panchina come ricambio degli esterni, contribuendo ad infoltire la colonia di giocatori bidimensionali che albergano a Detroit (tra cui il primo è la poliedrica ala Jonas Jerebko, per poi passare a Prince, Villanueva e Austin Daye, tutti in grado di coprire più ruoli in campo), cosa che permette a Kuester di variare spesso tattica durante l'incontro e di essere coperto anche da eventuali infortuni.
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