Da quando Lebron e Bosh hanno raggiunto Wade a South Beach, si sono accesi i dibattiti su quanto vincente possa essere una squadra che vanta questo trio più una buonissima accozzaglia di comprimari come Ilgauskas, Eddie House, Mike Miller, Udonis Haslem e Mario Chalmers (giusto per citare i più importanti). Come ogni grande che si rispetti anche gli Heat hanno diviso le masse: chi ritiene che possano vincere senza ombra di dubbio fin da subito e chi invece sostiene che una coesistenza di tanti campioni sfocierà in una convivenza ed una coesione in campo difficile. Certo nessuno mette in dubbio che siano una nuova grande potenza, ma nella mente di molti le riserve non si assopiscono.
Ma a prescindere da quale sia lo "schieramento" che si decida di seguire, l'unico punto inossidabile, è che il team della Florida non può fare a meno di nessuno dei sopracitati per puntare dritti verso l'unico obiettivo prefissato.
Ma sembra che a Miami non si inizi sotto buon auspicio su questo punto, dopo i problemi occorsi a Wade e James in preseason, fortunatamente di poco conto, la tegola è arrivata pochi giorni fa in allenamento. Frattura dell'osso e lesione del tendine del pollice destro per Mike Miller con conseguenziale stop fino a Gennaio. Particolare come si sia fratturato il pollice Miller: in allenamento il dito in questione si è impigliato nella canotta di un suo compagno che non avvedendosene, ha continuato nel movimento in cui era impegnato causando l'incidente al ragazzo ex Florida Gators. Un colpo pesante per la franchigia, perchè Miller è il giusto terminale che avrebbe punito ogni raddoppio sulle tre stelle, grazie al suo mortifero tiro da fuori. Dalle parole di Spoelstra sembrerebbe che lo si riesca a recuperare al 100% per Gennaio inoltrato, ma nel frattempo urgeva trovare una soluzione di complemento, un'opzione che possa sopperire alla falla che si è venuta a creare nel roster.
Serviva un altro tiratore perimetrale che poteva fare il suo senza chiedere più del minimo salariale. Ed è stato trovato in fretta. Infatti Jerry Stackhouse, free agent senza proposte contrattuali, non aspettava altro che una chiamata dalla Florida per scegliere di tornare subito a calcare i parquet NBA.
Dopo le dichiarazioni estive di voler tanto vestire la casacca rosso-bianco-nera degli Heat, "grazie" allo sconvenevole problema occorso a Miller, ha potuto realizzare questo suo desiderio.
I termini del contratto non sono ancora stati resi noti, ma sicuramente si parlerà di contratto annuale a minimo salariale per un veterano.
Se Stackhouse farà bene, al rientro di Miller la profondità della panchina sarà un altro tassello in più da aggiungere a questa potenza chiamata Miami Heat.
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