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martedì 15 maggio 2012

I Miami Heat tra presente e futuro

Se non quest'anno quando. Può essere la frase più azzeccata per descrivere l'assoluto senso di potenza e superiorità che soprattutto in questi playoff gli Heat devono dimostrare. Chicago per la sorte ha perso Rose e coadiuvata dagli ottimi Sixers anche la serie. Boston regge ma non è di sicuro la migliore formazione degli ultimi anni ed in più ci si è messa anche l'eliminazione scritta dei Magic del senza Howard che forse già sono nel post Dwight 12 anche se nulla ancora lo conferma.

Il passaggio ad Est, non sembrava poi più così impervio o almeno parzialmente sbarrato, ammesso che a parte Chicago lo fosse mai stato, ma per gli Heat le problematiche sono sorte. Ad abbattersi come maledizione, gioco forza del destino, la strada quasi spianata (senza nulla togliere all'organizzazione maiuscola dei Pacers o a quello che possono dimostrare ancora i Celtics o i 76ers) presenta ora degli ostacoli imprevisti.


Non sarà il migliore dei top three, anzi, ma di sicuro se c'è uno che porta gioco nel pitturato e crea dal post basso variegando, è proprio Bosh, l'ex Raptors che in gara 1 contro Indiana non ha retto al dolore occorsogli alla zona addominale ed è dovuto uscire con ad oggi l'incertezza del giorno del rientro.


Sotto canestro come si sa Miami non se la passa bene, certo James giocherà molto da 4, ma da ala piccola è sicuramente più importante anche perché può partire da fuori e creare in continuazione. Si può pensare che giocherà lo stesso molto all'esterno facendo uscire il 4 avversario, ma c'è assoluto bisogno di lui per i rimbalzi altrimenti diventano dolori.
Sembra proprio un impronta del destino che vuole sottolineare di come LeBron debba ergersi più del massimo per sopperire anche alla mancanza di qualità sotto le plance.


Ma ripensando alla prima frase del post, viene da domandarsi se veramente una squadra così forte che anche se perde uno dei suo top è ancora la prima candidata alla finalissima, si possa credere ben superiore nell'anno a venire.
A parte il recupero di Bosh in questi playoff o meno, l'anno venturo può segnare una svolta. Più di una point guard veterana è pronta a lasciare il lido di appartenenza e appropinquarsi verso qualche altro posto, magari con una bella exception al salary da godersi sulle bianche spiagge della Florida sponda Miami.
Jason Kidd, Steve Nash ma anche Andre Miller e Chauncey Billups sono i primi nomi papabili che possono andare a coprire il primo vero problema, l'assoluta urgenza di un play che comandi tutti e diriga lui la giostra. 


E poi magari ci sarebbero due buonissime soluzioni per eliminare o tamponare discretamente bene l'annoso fastidio di scarsa qualità a ridosso dei tabelloni.
Si potrebbe provare a firmare con la seconda exception uno come Oden, una vera scommessa ma perché non rischiare? Tanto si rischierà provando a trattenere Curry quindi perché non Oden?
E poi non alternativa ma complemento, fare uno scouting perfetto per individuare un centro difensivo pronto, da pescare alla fine del primo giro in un draft che almeno in prospettiva potrebbe riservare sorprese anche in fondo al primo giro. Certo quando si parla di centro prettamente difensivo in NCAA è quasi sinonimo di impreparazione in attacco ma non si può fare di tutta un erba un fascio, al massimo evitare di pescare un copione di Joel Anthony visto che già lo si ha in casa il corpaccione da sbarramento e concludi scarichi,utile certo ma nulla di più.

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2 commenti:

  1. Anonimo18.5.12

    articolo bellissimo, ma miami è in florida..

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  2. Ciao, grazie per i complimenti. Hai ragione lapsus, corretto subito. Grazie, ciao

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