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venerdì 9 novembre 2012

L'esonero di Mike Brown e l'inizio difficoltoso dei Lakers

E’ una questione di alchimia o di una somma di fattori da mettere a posto? O di entrambe? O ancora, è qualcosa che non funziona nel sistema o che non va di sera in sera?
La situazione di oggi dei Lakers non era certo pronosticabile ad avvio anno. Certo i problemi più evidenti erano visibili sin da subito (panchina ed in parte la difesa), ma l’avvio così difficoltoso probabilmente in pochi lo avrebbero visto nel futuro prossimo (ormai presente) dei losangelini. 

Questo perché avere un quintetto con Nash a gestire i compagni (anche se per adesso non è lui il play, visto l'infortunio), Bryant scorer, World Peace difensore tenace e la coppia ben assortita Gasol-Howard sembra con pochi punti deboli. Magari è così, e si dimostrerà tale, ma ci sono altri problemi sia insiti che strutturali che stanno intaccando la costruzione di un solido avvio di campionato.

Ma a prescindere dai vari fattori che stanno minando l'inizio dei Lakers, si è deciso per un netto cambio di rotta, l'esonero di Mike Brown. Questo per per provare a smorzare subito l'inerzia, probabilmente per cercare il suo sostituto in un coach che si spera sappia tenere meglio in pugno la squadra e riacutizzi tutti i pregi sin da subito. Sostituti papabili sono Jerry Sloan, Stan Van Gundy, Nate McMillan ma anche Mike D'Antoni.

Proviamo comunque a vedere quali siano i difetti che stanno portando a queste molteplici sconfitte, magari individuando anche le colpe papabili di Brown. 
Il primo difetto su tutti, è sicuramente di alchimia e ridistribuzione dei ruoli e dei giochi. Senz’altro avere tanta carne al fuoco deve saper essere gestita, altrimenti si rischia di bruciare qualcosa ed è soluzione trovare un lavoro di squadra coordinato che può aiutare a tenere tutto sotto controllo. Una maggiore conoscenza reciproca e circolazione del pallone anche più veloce possono eliminare i primi problemi. Essenzialmente anche il fatto di costruire la propria fase offensiva di base (con tante variazioni però) sulla Princeton Offense ha già di per se bisogno di tempo per essere assimilata.

Poi c’è il problema più annoso, i limiti evidenti di alcuni singoli in difesa ma soprattutto della panchina troppo poco “all’altezza” dei titolari. Avere sul parquet giocatori che tengono il campo ma che non spezzano l’inerzia, non incidono ed anzi fanno faticare di più i titolari al rientro è qualcosa su cui lavorare. Se non si possono modificare gli uomini, si deve provare a gestire diversamente i minutaggi o ancora a giocare molto con le spaziature, tagli e blocchi facendo muovere la palla per tiri comodi.

Los Angeles ha grande potenziale, ma spesso si perde in cose semplici, quando riesce a tenere bene la gestione dell’attacco, perde posizionamenti in difesa, collassando spesso sulle penetrazioni e lasciando scoperti tiri semplici. Ma stesso i singoli delle volte difendono male sulla palla lasciando la manovra degli avversari più facile a realizzarsi. Quando invece si riesce a mantenere le posizioni difensive, si trova meno la retina. Solo la base solida può sopperire alle problematiche che sorgono di partita in partita. Un giorno il tiro non entra allora bisogna cambiare strategia, e così discorrendo.

Molte sono le cose buone come i primi giochi a due funzionali (al rientro di Nash saranno anche migliori), gli interscambi anche dei lunghi (anche se meno in difesa vista la difficoltà di Gasol a volte di prendersi in consegna un 4 molto mobile), la potenza a rimbalzo ma alcune sono meno buone come giocate a volte al limite dell’egoismo e la costanza di provare delle soluzioni che purtroppo per loro capita che siano giocatori meno indicati a prendersele. Un esempio è il tiro da fuori, con Nash ai box gli unici che possono realmente prendersi il tiro sono Bryant, a serate Metta e anche se senza una costanza particolare Blake. Una soluzione dalle seconde linee per aprire il campo e fare qualche punto potrebbe essere Jodie Meeks, forse troppo sotto utilizzato da Brown.
Altro esempio è il riadattamento dello stesso Nash ad una palla canestro di minor spinta di quanto lui faccia solitamente. E' un fenomeno ma anche lui deve imparare i dettami di un gioco nuovo e la sua assenza forzata di un mese non aiuta di certo la formazione giallo-viola.

In definitiva le cose su cui lavorare sono abbastanza visibili e trovato lo spirito giusto di squadra, la commistione delle due cose li potrà far rendere come secondo aspettative.  

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