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giovedì 22 novembre 2012

La peggiore partenza della storia dei Washington Wizards

Le 0 vittorie e le ben 10 sconfitte sono la rappresentazione numerica di quello che è il peggior inizio della franchigia di Washington nella propria storia. Sconfitte su sconfitte maturate in successione, figlie più di problematiche di roster piuttosto che di gioco.

La disperata situazione (in termini di sconfitte) dei Wizards riguarda principalmente l’attacco, il peggiore della NBA. Secondo alcune statistiche è anche il peggiore degli ultimi 10 anni. Tutto questo però non è da ricercarsi in primo luogo in un tipo di gioco poco solido, in una sbagliata circolazione di palla, magari quelli non sono proprio i migliori ma sono passabili e di certo non sono il capro espiatorio di questa falsa partenza, quello è da ricercarsi in mancanze di roster per l’appunto.

E’ semplice aggrapparsi alle assenze, ma il primo più grande buco sono proprio le mancanze di Wall e di Nené (quest’ultimo rientrante contro Atlanta). Non solo sono i migliori giocatori del roster, l’asse portante della squadra, ma consentono anche ai Wizards di esprimere al meglio il proprio gioco, di poter giostrare meglio un attacco. Ad esempio con Wall in campo una ripartenza è facilitata, velocizza il ritmo di gioco e migliora il contropiede. Poi le attenzioni si devono fare più consistenti sul portatore che crea l’azione, lasciando anche più libertà di tagli e possibilità di tiri al buon Beal. Wall e Nenè diversificano, possono aggredire in uno contro uno con più efficienza liberando anche spazi per i tiri.

Senza di loro l’assenza di un giocatore da almeno 15 punti costanti (e stiamo dicendo 15 neanche 20-25 punti a partita) è lampante. Jordan Crawford è un buon realizzatore ma non ha la costanza, sa segnare 20 punti ma non è affidabile tutte le sere (sarà un ottimo sesto uomo comunque), Beal diverrà forse giocatore da 20 punti nelle mani, ma per ora questa certezza manca. Manca a chi affidare la palla in azioni chiave, quello che ti sblocchi una serie di azioni riuscite male che ti regali nuova linfa per non prendere un allungo dall’avversario.

La squadra in più occasioni ha perso di poco margine e questo sottolinea anche che c’è bisogno di maggior esperienza da accumulare ma soprattutto di un leader che la guidi. Stanotte è stato un caso a parte con Atlanta che ha vinto per un’inezia, ma è l’eccezione.

Peraltro la circolazione di palla è buona, moltissimi dei tiri presi sono creati da assist e non da scelte del singolo, ma vengono sbagliati. Le percentuali difatti sono il secondo grande (grandissimo) malanno della franchigia della capitale. Non si può tirare con il 40% dal campo ed un misero 30,8% da tre. Non apri il gioco, migliori le scelte avversarie di non dover liberare l’area, non costringi gli altri a fare gli straordinari per batterti, nonostante comunque si lotti per l’arco di una partita.
Spesso sono le partenze erronee il primo colpo basso che poi sono difficili da riprendere. E se poi il morale non ti accompagna ma anzi ti affossa, ancor di più non ti rialzi.

Difensivamente la squadra non è poi malaccio, hanno degli svarioni che spesso accusano (vedere il finale con Dallas ad esempio) ma nel complesso spesso reggono. Tengono discretamente le posizioni, rubano più palloni di quanti se ne fanno rubare (anche se poi ne perdono qualcuno di troppo in attacco), prendono un numero discreto di rimbalzi, ma quasi sempre inferiore nel complesso a quelli avversari. Poi concedono più viaggi dalla lunetta di quelli che conquistano. Queste piccolezze divengono pugnalate per una squadra già in difficoltà di suo ed ecco che non si riesce a centrare la vittoria. Stanotte è stato lampante come, dominando sotto le plance, abbiano avuto la forza di reggere sino alla fine tanto da sfiorare il possibile agognato successo.

Nel computo generale la squadra ha difficoltà oggettive nell’immediato, ma lo smussamento di alcune delle principali componenti di questo brutto avvio li aiuterà anche a crescere come collettivo e come squadra, in attesa del loro vero obiettivo: passare la stagione ed avere l’altro pezzo mancante del puzzle, un altro giovane da primissima scelta che vada a rafforzare l’ossatura del futuro. Quella già composta da Beal-Wall e perché no Seraphin, forse Vesely e Booker e lo spazio nel salary cap, ma tra due anni…  

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