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martedì 12 giugno 2012

La Finale NBA: due giovani dinastie a confronto

La Finale che NBA.com ha definito il "paradiso per i veri fan". Vincere significa consegnarsi alla storia. Vincere significa primo titolo per Durant, vincere significa primo titolo per James. Due leader a confronto, due dei tre migliori in assoluto a confronto (i primi due classificati per l'MVP di quest'anno), due team che in modi diversi hanno costruito qualcosa di vincente, ma che allo stesso modo affidano al loro primario duo realizzativo gran parte della contesa.
Due modi di giocare abbastanza diversi, simili per l'approccio generale ma non nella filosofia. Due contorni dissimili, con i Thunder più amalgamati per costruzione e gli Heat che gioco forza hanno prestato maggiore attenzione a specialisti di settore. Ma in egual misura, due team che giocano meglio quando possono correre, sfruttando l'altletismo e la transizione nonchè le aperture senza dover far girare troppo il pallone, con il gioco a metà campo che predilige sempre come prima soluzione la palla alle due primarie coppie a confronto:Westbrook-Durant e James-Wade, ambedue prettamente duo perimetrale (anche se LeBron spazia anche da lungo aggiunto). Poi a rammentare l'equilibrio vigente, un terzo realizzatore designato, da un parte autocreatosi nel tempo come Harden e dall'altra scelto per bravura a tavolino, come Bosh, entrambi significativi e talentuosi e soprattutto d' importanza capitale. Due difensori capaci sulla palla come Sefolosha (che ha dimostrato ancor di più il suo valore in marcatura su Parker) e Shane Battier, magari non al fior fiore dei suoi anni ma che per quanto riguarda la difesa sa il fatto suo dimostrando che questa è ancora la primaria caratteristica del suo gioco, oltre a non disdegnare di colpire di tanto in tanto con le triple.

Ed è qui che il primo passo verso uno sbilanciamento lo potrebbero regalare Ibaka-Perkins, consci che dall'altro lato tra Haslem, Anthony e quant'altro non c'è nessuno di veramente pari a livello di peso specifico e capacità sotto le tabelle. Ed in più c'è un certo Fisher, uno che i tiri importanti se li sa prendere. La sferzata di Miami invece sta nella poliedricità di James-Bosh. Se il secondo riesce ad attirare il più possibile Ibaka nella sua marcatura con il suo post-basso/alto può risultare una chiave che apre l'area alle penetrazioni e allo stesso modo se James da 4 mascherato riesce a sfruttare il gioco dentro-fuori, può distruggere le linee difensive.
Altro margine che può fare la differenza sono le palle perse. Chi tra l'attacco spesso troppo "spericolato" di Oklahoma e quello spesso stagnante nelle mani del singolo di Miami, saprà frenare i palloni regalati dall'avversaria, può avere un pizzico di speranza in più.

Ovvio che sono ipotesi di contorno rispetto invece al punto focale che è la capacità di chi riuscirà ad imporsi non solo tecnicamente parlando ma soprattutto mentalmente, perché si sa che nei playoff il fattore mentale vale quanto il talento sul parquet, se non di più, a maggior ragione nelle Finals.

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