Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

venerdì 13 gennaio 2012

La riscossa dei centri

Fin dagli albori della NBA il ruolo del centro è stato sempre sinonimo di giocatore dominante. Si pensi alle sfide Wilt Chamberlain-Bill Russell (con lo zampino di George Mikan), Kareem Abdul Jabbar, Robert Parish per passare a Moses Malone, più recentemente a Shaquille O'Neal e all'attuale crescente fenomeno Howard, (citati solo alcuni, tanti altri hanno fatto la storia del basket professionistico americano). I centri hanno sempre rivestito ruoli chiave nel gioco anche se magari spesso vengono scavalcati nei ricordi perché dinanzi a loro si rammenta prima gente del calibro di Michael Jordan, Magic Johnson, Larry Bird per citarne i primi tre.

Forse proprio dall'arrivo della "sfida" catalogabile probabilmente come la più grande di tutti i tempi, Johnson-Bird, che il gioco è cominciato a cambiare. Da una parte c'era Jabbar, dall'altra Parish, erano dominanti (soprattutto il primo immarcabile dall'alto del suo gancio cielo) ma spesso l'attenzione si spostava su quegli altri due (normalmente e giustamente), che non ricoprivano neanche lo stesso ruolo. 
La figura del lungo per eccellenza è quella che è variata di più negli anni.
Rimane sempre una figura di riferimento per costruire una squadra vincente, ma ad oggi spesso e volentieri è una figura diversa.
Con il basket che si è evoluto ad un gioco più veloce, di centri puri dominanti ne rimangono pochi di spessore.
Quando fu scelto Greg Oden, si gridava al centro vecchio stile e subito si pensava avrebbe dominato, poi la sua storia la conosciamo, anzi meglio, la deve ancora scrivere.


L'evoluzione del gioco ha fatto si che spesso la figura del centro quasi si confondesse con quella dell'ala grande con entrambi i lunghi mobili per evitare di stazionare a metà campo.
Questo è coinciso anche con la pochezza di centri molto fisici, di un certo spessore tecnico o che riuscissero a predominare in lungo e largo sugli altri.
La storia insegna però che quando un centro del genere c'è ed è anche un gran difensore (qualità troppo importante), le squadre tendono a non lasciarselo sfuggire. Difesa parola chiave del centro moderno, caratteristica primaria soprattutto quando un vero centro in squadra non lo hai, si cerca il difensore che non rallenti la manovra.


Ad oggi grandi centri che lasceranno un segno indelebile nelle menti comuni oltre ad Howard non ci sono. Un abisso, riempito in fondo dall'esponenziale crescita di Bynum, dalle doti atletiche e difensive del buon Tyson Chandler, dalle speranze sempre minori legate al sopracitato Greg Oden. Poi Nene ottimo giocatore ma anche lui non fulcro del gioco e i giovani da cui si spera e ci aspetta tanto come Roy Hibbert, Greg Monroe, DeAndre Jordan.


Quest'anno, alcuni dei sopracitati però hanno lanciato la carica. Exploit o meno, non sono stati loro con le proprie battaglie massacranti i coadiutori del gioco ma spesso i protagonisti assoluti.
L'unico vero (ad oggi) dominatore del ruolo, ha dominato in assoluto anche stanotte con 45 punti 23 rimbalzi, trascinando i suoi, ovviamente si parla dell'erede di Shaq, Dwight Howard. Ma dal suo esempio non è una novità che molti team firmino anche a cifre immeritevoli alcuni fisici possenti o che li ricerchino spasmodicamente dal draft per farli crescere. Non dimentichiamoci che quando arrivò nella NBA Howard disse "Voglio diventare la miglior ala piccola", il migliore in un ruolo ci è diventato, ma non proprio in ala piccola.

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2 commenti:

  1. ciao non sò se riuscira ad aiutarmi ma ti ricordi per caso, chi diceva che puoi essere bravo quanto vuoi nel basket ma l'altezza non te la insegna nessuno(o qualcosa del genere)?

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    1. Ciao Marco. La frase in questione dovrebbe essere questa: "Nel basket si può insegnare tutto meno che l'altezza", storica frase di John Wooden, l'allenatore leggendario di UCLA, scomparso nel 2010. Facci sapere se era quello che ti serviva. Ciao e a presto

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