Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

martedì 27 dicembre 2011

Ricky Rubio è già pronto?

26 Dicembre 2011 (27 in Italia) prima in NBA. Poco più di 6 minuti alla fine del secondo quarto, il ragazzo spagnolo afferra un rimbalzo e parte in un palleggio centrale, arriva vicino l'area avversaria e si sposta sulla destra, quel tanto che basta per lasciare lo spazio alla penetrazione di Anthony Randolph, servirlo magnificamente sul taglio con un passaggio schiacciato e due punti portati a casa.
10 minuti alla fine della partita, altro contropiede condotto per vie centrali, palla che parte da fuori l'area avversaria, si schiaccia per terra e passa tra due maglie dei Thunder, si deposita nelle mani di Derrick Williams che chiama il movimento. Altri due punti, altro assist al bacio di Ricky Rubio.


Due anni dopo essere stato scelto, aver snobbato velatamente dapprima Minnesota e poi essere entrato di diritto nel suo bel progetto, Ricky Rubio è attesissimo.


Dopo l'ultimo anno "europeo" le qualità del campioncino spagnolo non sono state messe in discussione, ma ha alimentato lo stesso alcuni detrattori.
Mai in discussione le sue mani di velluto, accreditabile a giuste ragioni come possibile sorpresa dell'anno, ma c'è chi non lo reputa ancora pronto ad entrare dalla porta principale nella NBA, troppo sicuro, "sbruffoncello" e per alcuni ancora assolutamente non pronto. Ma la sicurezza in un play non è un difetto, anzi.


Rubio in fin dei conti è proprio quello che i T-Wolves avevano bisogno (per lui è stato mandato via anche Flynn contrariamente al progetto originario di due play in campo). In una squadra molto atletica, con tanti giovani pronti ad esplodere, un play puro, dalla grande visione, che spinga la squadra a giocare e girare la palla, è fondamentale. Lui può essere tutto questo, approfittando dei buchi per le penetrazioni e dei contropiedi per condurre sapientemente la transizione. Alto e abbastanza veloce per il ruolo, può essere più un fattore da questa parte dell'oceano rispetto al gioco europeo per le caratteristiche sopracitate.


Per il fisico e per il tipo di gioco che porterà in campo, crescendo (al massimo del suo potenziale) potrebbe essere un piccolo Steve Nash. Ma per esserlo deve cominciare a lavorare molto e soprattutto sul tiro e deve avere una squadra che si fida di lui, che lo segua e che lo aiuti a diventare il coordinatore di gioco che può essere.
Fondamentalmente Rubio potrebbe da subito fare la differenza, perchè sa giocare il pick 'n roll molto bene, sa spaziare, passa la palla creando l'occasione (cosa non da tutti) e non ha timori reverenziali.


Da non dimenticare poi l'esperienza accumulata nonostante la giovane età. In una franchigia fondata sui giovani come lo è Minnesota il gruppo deve crescere insieme, perché può arrivare lontano.
Rubio è arrivato nel momento giusto, senza pressioni di alta classifica, con la possibilità di fare un campionato che lo porti l'anno prossimo ad essere pronto, amalgamato ed "istruito" alla particolare vita di un giocatore NBA che gioca praticamente più di quanto si alleni veramente.


Spesso vede l'azione nella mente prima che si materializzi, qualità per pochi, da imparare a padroneggiare nella NBA dove i ritmi spesso sono molto alti. Un futuro hall of famer come Jason Kidd (uno dei migliori interpreti del ruolo di sempre) ha costruito con questa qualità gran parte della sua carriera.
Rubio se vuole sfondare deve passare anche da qui, deve imparare ad usare sapientemente questa abilità evitando di perdere la palla viaggiando fuori dai binari e disegnando un'azione che poi magari non è intesa dai compagni.


Ha tutto per sfondare, un talento cristallino, resta da vedere se quest'anno di ambientamento saprà trasformarlo nel playmaker di altissimo livello che può essere.   

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