Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

lunedì 30 maggio 2011

E' FINITA UN'ALTRA ERA, QUELLA DEI BOSTON CELTICS?

Gli immortali, gli highlander, esistono solo nei film o comunque non su un parquet di basket.
Il concetto lo sanno tutti, l'esperienza si traduce anche con logorio fisico ed abilità non più come una volta. Oggi lo sanno ancora di più i Celtics, centellinati durante la regular season (quando possibile), per essere freschi ai playoff, ma il tempo è il tempo. Ok, non è solo quello. Contro c'erano due dei primi tre giocatori della NBA ed anche se sei un rampollo potevi lo stesso perdere.

Rimane il fatto che non si potrà mai sapere se due anni fa questa Boston avrebbe potuto vincere o se avrebbe fallito ugualmente contro questi Heat.
Il 4-1 la dice troppo lunga, non un 4-3 per capirci, segno di una netta predominanza almeno nei minuti in cui la partita contava. La dice troppo lunga pensando ad una Miami ancora da finire, ancora senza un vero centro dominatore e con due play (Bibby e Chalmers) ancora troppo discontinui.

Un divario ampio che nel Massachussets non può nascondersi solo dietro alla scusa degli anni che passano. Ed i motivi se si scava oltre la mera apparenza ci sono eccome.
Primo fra tutti Paul Pierce, il capitano, a tratti sembrato devastante in campo ed a tratti l'esatto opposto, con la sua continuità la serie sarebbe arrivata comodamente a gara 7, tralasciando tutti gli altri annessi e connessi. 
Se il primo è Pierce, il secondo è Rondo. Rivers, ma anche il play stesso, preferiscono talvolta che siano gli altri a cercare la retina e lui a cercare gli altri. Ma se questi non ci sono, forse sarebbe stato meglio affidargli qualcosa di più di sole 5 misere conclusioni (quello che è accaduto stanotte).

Ma aldilà di tutto ciò, che sarebbe già abbastanza contro James e Wade, il vero problema è un altro. Se è vero che quelli di South Beach devono ancora finire di svezzare la scultura, se è vero che a quell'opera manca ancora un centro (che forse è in casa, Joel Anthony, ma deve crescere, in attesa di Haslem) perchè mai togliersi quel vantaggio? Si parla ovviamente dell'addio a Perkins, che intanto è già arrivato più lontano dei suoi ex compagni. Il centrone sarebbe servito come il pane per frenare (od almeno limitare) tutte quelle penetrazioni di cui Miami ha abusato per tutta la serie e per dare un leggera pericolosità in più nell'area, con continuità. I due O'Neal sarebbero stati garanzia se solo non avessero quell'età e tutti quei problemi per cui era meglio averli come piano B. Forse non sarebbe servito, ma questo errore Boston se lo è creato da solo, lasciando perdere tutte le considerazioni che sono dietro la faccenda trade Perkins.

Questo era, forse, l'ultimo anno per osare, quindi tutte le questioni era meglio lasciarle a Luglio.

E' finita un'altra era, (anche se la voltontà di Rivers di rimanere lascia presagire la voglia di spingersi oltre le possibilità e riprovarci) e fa strano che sia terminata nello stesso anno in cui è terminata quella di un altro grande team del panorama NBA, cioè i Lakers. Proprio i due team che l'anno passato avevano regalato una finale stupenda, da antologia.

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