Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

domenica 28 aprile 2013

Durant senza Westbrook infortunato, la partita dell'anno, Nate Robinson...Settimana NBA da 1 a 10: Week 1 Playoff


Un uomo solo al comando nella serie Thunder-Rockets. Ovviamente si parla di Kevin Durant. Più forte del contraccolpo subito quando ha capito che i punti che portava in dote Westbrook ora se li sarebbe dovuti caricare per la maggiore lui, oltre ai suoi; più forte della consapevolezza che nessuno in roster può sostituire degnamente Russell; più forte della Houston dell’amico-avversario James Harden. Preso atto dell’infortunio di Westbrook, ha tirato fuori dal cilindro una prestazione da 41 punti, 14 rimbalzi 4 assist e 4 triple a referto, trascinando i suoi alla W. Ha dimostrato che anche senza il suo fidato secondo, Oklahoma è costruita benissimo e che quindi con Ibaka, Sefolosha e Martin su tutti ad aiutarlo, anche se dovrà fare ancora più lavoro rispetto a prima, i Thunder possono ancora dire la loro.

Due le volte che Mark Jackson ha usato la famosissima e mai in disuso, pretattica. Non siamo ai livelli del Pierce in carrozzina di qualche tempo fa, ma a seguito dell’infortunio di Lee, per ben due volte era annunciato Carl Landry tra gli starter e sistematicamente il coach ha stupito tutti iniziando con un quintetto small, con tre guardia un’ala piccola ed un solo lungo (Bogut), infatti. Al posto del 4 dei Warriors non ha messo dunque un altro 4 ma addirittura un 2, Jarret Jack, affrontando i Nuggets con la velocità e la transizione. 4-->4-->2.

Tre i playmaker fuori uso per i Lakers, che possono così dire addio ancora di più alle già flebili speranze di superare gli Spurs. Il tutto senza considerare Bryant portatore di palla, altrimenti sarebbero quattro. Si perché Steve Nash ed il suo secondo, Steve Blake, si sono infortunati. In più si è unito a loro la guardia Jodie Meeks che sicuramente avrebbe avuto, viste le carenze, spesso la regia del gioco. Si spiegano così i 40 minuti dati al giovane Goudelock e i tanti tiri presi da Morris che in tutta la stagione al massimo ha raggiunto picchi da 15 punti in una gara e che, in una partita così importante, si è dovuto sobbarcare la squadra con tante conclusioni, arrivando anche a 24 punti comunque. Tre sono anche le voci in doppia cifra tra le statistiche di Pau Gasol, che seppur la tripla doppia, non è bastato a questi snelliti Lakers. Ed infine tre sono anche le L in tre gare… c’è aria di sweep.

il periodo che i Nets non si dimenticheranno per un bel po’, quello della quarta partita della serie contro i Bulls. Quasi 4 minuti alla fine della gara, i Nets stanno praticamente già facendo festa per aver pareggiato la serie 2-2 sbancando lo United Center.  Infatti sono + 14 dagli avversari, ma non hanno messo in conto lo show di Robinson, Deron e compagni subiscono canestro dopo canestro e finiscono per ritrovarsi loro a rincorrere per poter vincere. Due volte Joe Johnson decide che questo è il suo anno per mettere i tiri importanti e due volte tiene aggrappati i Nets, mentre intanto la partita scivola fino a ben tre supplementari. Alla fine la vince Chicago dimostrando che ai playoff anche un gap notevole a pochi spiccioli dalla fine della gara, non basta per dire che un match è andato in archivio. Ora lo sanno anche i Nets, ma ormai pare troppo tardi.

Cinque le serie che ad oggi possono già dirsi concluse. Ci riferiamo alle quattro gare a rischio sweep e alla serie Bulls-Nets. Quest’ultima è sicuramente la più incerta, l’unica a dire il vero, seppur sia difficile che Brooklyn abbia la forza di vincerne tre di fila contro una Chicago tutt’altro che arrendevole. Particolare invece quanto sia successo negli estremi del bracket, dove per una volta non ci sarà nemmeno l’ombra di un upset. Sia le due numero 1 del tabellone, Thunder ed Heat, sia le numero due, Knicks e Spurs, hanno portato a casa tutte e tre le gare che hanno disputato contro le numero otto e sette del ranking rispettivamente ed ora rischiano tutte e quattro di fare l’en plein. E la scontatezza nei playoff è quasi un evento.

Sei le stelle che avrà visto DeJuan Blair quando ha preso una pallonata in testa a seguito di un passaggio di Ginobili. L’argentino ha impacchettato un siluro diretto a cercare Bonner nell’angolo, nel frattempo però il centro degli Spurs stava effettuando un taglio centrale per aprire le difese. La palla ha preso preciso la testa di DeJuan che ha accusato il colpo in un lampo e, mentre la palla è schizzata in aria, è stato subito pronto a ritoccarla da buon pallavolista per Bonner. Il Red Mamba nel marasma creatosi ha pescato a sua volta un Ginobili da solo dietro l’arco. Canestro e tre punti a referto. Sia Bonner che Blair, ognuno a modo suo, hanno avuto un buon colpo di testa.

Sette punto sette i punti di media di Gerald Wallace in stagione e 9,5 quelli nei playoff. Oltre a questo ed al fatto di avere la numero 45 dietro la schiena, Gerald pare non sapere altro di se stesso legato ai Nets. Infatti il giocatore, in piena serie contro i Bulls, ha pensato bene di esternare ulteriormente la sua crisi d’identità, parlando di come non riesca a capire quale sia la sua dimensione in squadra e di come si senta poco utile al team, il tutto perché attorno a sé avverte che ci sia sfiducia verso di lui da parte di coach e compagni.

Otto a Paul George. I meriti del giocatore sono ampiamente descritti in un articolo apposito a cui rimandiamo cliccando qui . n questa sede ci limitiamo solo a dire che l’importanza di questo giocatore sta continuando a salire parallelamente alla sua crescita cestistica personale. George ha piazzato la sua prima tripla doppia nei playoff (23 punti 12 assist e 11 rimbalzi) nella prima partita in post season dei Pacers di quest’anno, trascinando i suoi alla W.

Nove i grandi assenti in questa post season. Dopo Rondo, Bryant, Nash, Granger, Gallinari, Rose, Lee e Stoudemire, si è aggiunto anche Westbrook. Un vero peccato, non solo per lo spettacolo, ma soprattutto per l’equilibrio delle partite. Per capirci basterebbe pensare cosa sarebbe stata Warriors-Nuggets con ambo le squadre a ranghi pieni, già la serie è di per sé equilibrata, ma sarebbe stato bello vederla con anche i due giocatori così importanti per entrambe le franchigie, in campo. O pensare a Lakers-Spurs, con Bryant e Nash in più, i Celtics che rischiano lo sweep senza Rondo a guidarli. Ora Westbrook, un’assenza che forse fa ancora più male per Stern, visto che il pronosticato Thunder-Heat versione 2.0 se ci sarà sarà senza il play con ogni probabilità del caso ed ancora prima, un probabile Thunder-Spurs sarebbe stato ancora più da sogno.
    
Dieci al folletto della NBA, al giocatore più basso dell’intero torneo, a Nate Robinson, che ci ha regalato la partita dell’anno. Sarà pur vero che se ci fermiamo a guardare le statistiche leggiamo di un giocatore che di professione farebbe il playmaker e che si è preso 23 tiri più tre liberi in 29 minuti. Se si legge questo si pensa che abbia cominciato a tirare sempre, è anche vero, ma non si legge che avrebbe fatto 23 punti nel solo ultimo quarto, quando quelli di Brooklyn erano avanti di 14 e lui ha cominciato la remuntada. E’ arrivato ad un solo punto dal pareggiare il record di più punti a segno in un solo quarto in una gara di playoff, davanti c’è solo tale Michael Jordan, uno qualsiasi insomma. Fortuna che non gliel’avranno detto a Nate, che alla fine del quarto periodo avrebbe avuto la possibilità di fare un jump dalla media ma ha scaricato con un no-look a Boozer, che poi ha segnato per il pareggio. Il 2 dei Bulls tra l’altro non si è fermato lì, avrebbe anche messo un tiro fuori da ogni logica alla fine del primo OT, che solo un lob di Johnson a due secondi dal termine è riuscito a cancellarlo, aiutando i suoi compagni per le prossime notti insonni in cui avrebbero avuto come incubo quel tiro scriteriato finito nella retina. E’ dovuto poi uscire per falli, ma ormai Chicago aveva preso forza ed è andata a vincere la gara. Il nanetto è divenuto per una sera Big.

Numero jolly: 322 le triple a referto nei playoff per Ray Allen. Mai nessuno ne ha fatte così tante nella storia. Infatti ha superato Reggie Miller in questa speciale classifica, portandosi al primo posto. Miller era a quota 320.


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