Pochi giorni all'inizio della nuova stagione NBA

mercoledì 19 settembre 2012

Houston riparte dai giovani

Man mano che proseguiva la stagione NBA, la strategia di Houston per il futuro si delineava sempre di più, rendendosi chiara agli occhi di tutti. Il pensiero base si poteva riassumere con una semplice frase: se si può portare a casa Howard proviamoci, altrimenti se davvero è così ricco questo draft, perché non ripartire con esso?

Alla fine i fatti hanno condotto alla seconda ipotesi quasi direttamente, vista la volontà tendente allo zero, del numero 12 a trasferirsi ai Rockets. 

Quindi infarciti di scelte al primo giro, hanno reinventato una squadra in estate. Niente arrivo di Howard, i due forti play hanno ambedue abbandonato "i razzi", ed i Rockets alla fine si sono privati anche dell'ottimo Luis Scola scegliendo di rifondare partendo da un gruppo giovane da far crescere insieme. 
E' arrivato Jeremy Lin, il nuovo "cinese" dei Rockets, per ovviare alla doppia perdita di costruttori di gioco e di fatto le chiavi del team ora sono in mano sua. Tutto da vedere il suo rendimento in termini di continuità, ma si è visto che il ragazzo non disdegna le responsabilità e che in un contesto dove ne avrà molte potrebbe divenire una costante.

Poi dalle chiamate di giugno sono arrivati giocatori che con tutta probabilità costituiranno l'ossatura futura dei texani, tali Royce White, Jeremy Lamb e Terrence Jones. Tutti e tre ottimi prospetti ma da valutare se incisivi sin da subito. Comunque la poca pressione iniziale, l'alto minutaggio che accumuleranno e le crescenti responsabilità li aiuteranno a divenire fattori se replicheranno il buono fatto e miglioreranno come è nelle loro corde. White è da sperimentare a livello NBA essendo un'ala dal buon fisico, capace di fare un pò di tutto ma dalla struttura di corpo adatta più a giocare da ala forte con buona velocità che da 3 quale il suo ruolo anche perché deve lavorare un pò sul tiro. Lamb invece ad inizio anno sembrava destinato alla top three, ma la prematura eliminazione di Connecticut, gli scarsi miglioramenti durante la stagione ne hanno fatto scemare le quotazioni, ma potenzialmente può divenire un giocatore determinante, è alto per la sua posizione di guardia, sa tirare, sa giocare sui tagli e ricezione con creazione del tiro, ha potenziale per essere un difensore di livello e l'aumento di massa lo aiuterà ad assorbire i contatti. Sta a lui trasformarsi nel campione che ha intravisto Wade quando lo ha eletto il suo preferito del college.
Terrence Jones invece è un'ala esplosiva, che può giocare nelle due posizioni di ala, spinge i contropiedi, porta mis-match. Il problema sta in un solo punto, è si versatile, ma non è definito per un singolo ruolo. Probabilmente a Houston si cercherà di farlo giocare spesso da tre alzando il quintetto e quando si vuole correre sfruttarlo come 4 tattico che copre velocemente le corsie.

Ma non solo loro, è arrivato Motiejunas, ci sono in squadra Patterson, Morris, la scommessa Machado. Un gruppo di giovani bello folto da cui si potrebbe ricavare da grezza pietra una scultura perfetta degna di un grande artista. Come Michelangelo quando vedeva un blocco di marmo vedeva già dentro la forma dell'opera d'arte da lavorare solo per farla fuoriuscire, McHale da questo gruppo vede la promessa di una grande base da cui "estrarre" la ripartenza della franchigia.
Il nuovo coach dovrà costruire dal nulla un team che presenta pochi veterani, tra cui un certo Kevin Martin, Carlos Delfino e Shaun Livingston e per il resto una rosa di ragazzi con non più di tre anni alle spalle da professionisti.

Una scommessa nella scommessa sarà trovare una dimensione nel ruolo di centro con Motiejunas, Omer Asik ed in parte il sottodimensionato per il ruolo Patterson, a cercare di smentire la credenza che sotto le plance a livello di peso e qualità complessiva ad oggi Houston sia un poco sguarnita. 
Poi l'anno prossimo potrebbe aggiungersi un'altra buona chiamata e qualcuno dai free agent visto che Kevin Martin è in scadenza e senza rifirma Houston ha un grande spazio salariale.

La scelta operata alla fine è stata saggia, ha donato ai Rockets un progetto nel quale sperare senza relegarli all'ennesima stagione discreta ma non esaltante, sempre meglio una speranza ben riposta che una mezza classifica, magari anche tendente all'alto, ma eternamente incompiuta.

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